domenica 22 luglio 2018

La musica del lager

Il campo di prigionia di Celle
La città di Celle, in Germania, è stata sede di un campo di prigionia destinato agli ufficiali della Grande Guerra. Il lager, insediato nella località di Scheuen, immerso nell’immensa brughiera pianeggiante a poche decine di chilometri da Hannover, era stato costruito prima della guerra, e fu completato con il lavoro forzato dei primi prigionieri russi alla fine del 1914; vi furono internati fino alla metà di novembre del ’17 prigionieri francesi, russi, inglesi e belgi. E dalla fine dello stesso mese vi furono concentrati ufficiali italiani catturati dopo Caporetto (circa 3000 nell’arco dei 13 mesi) e circa 500 soldati adibiti ai servizi che vi resteranno fino ai primi di gennaio 1919. Tra questi vi era anche il capitano Giuseppe Denti, di Pugnolo, di cui ci siamo già occupati qualche mese fa per la sua testimonianza sulla disfatta di Caporetto. Ma è stato proprio grazie al ritrovamento di 570 lettere di Denti inviate dal fronte e dalla prigionia alla moglie e alle figlie, oltre a disegni, acquerelli e quaderni, e un vasto materiale fino ad allora ignorato, se è stato possibile iniziare una ricerca storica sul lager. Nel 1995 ad un tratto emergeva, dopo ottant’anni, improvvisamente e inaspettatamente un  corpus  di documenti che dava conto della vita di un soldato, in questo caso un ufficiale, che aveva affrontato le più diverse esperienze della grande guerra: dall’addestramento alla trincea, dagli assalti ai momenti di riposo nelle retrovie, dalle ferite alle licenze, dalla prigionia nei Lager tedeschi al ritorno a casa. Soprattutto la ricca documentazione relativa ai quattordici mesi di prigionia a Cellelager ha prodotto una ricerca specifica, rintracciando notizie sugli altri ufficiali protagonisti e svelando così una pagina tragica e dimenticata della grande guerra. Rolando Anni, Mariuccia Cappelli Carlo Perucchetti, protagonisti allora con i propri familiari della scoperta, condividono oggi il progetto del sito Internet su Cellelager, con Lauro James GarimbertiAlessandra Ghidoli, Maria Neroni e Silvia Perucchetti. Da questa ricerca emerge, soprattutto, il ruolo di protagonista ed animatore assunto nel campo da Giuseppe Denti nel rendere meno amara la sopravvivenza degli internati nel lager. Tra loro vi erano anche altri cremonesi: Guido Bodini di Cremona, il tenente Luigi Bonetti di Soresina, Annibale Correggiari di Crema (fondatore della sottosezione del CAI), un soldato di nome Fagliuoli di Casalmaggiore, morto nel lager il 5 marzo 1918, il generale Angelo Farisoglio di Casalmaggiore, il tenente Galli di Motta Baluffi, l'attendente Alessandro Mancini del 246° fanteria di Cingia de' Botti, il generale di brigata Giuseppe Robolotti di Cremona poi fucilato dai fascisti a Fossoli il 12 luglio 1944, il maggiore del 231° reggimento fanteria Gaetano Tassinari di Cremona e il bersagliere del 420° Machine-Gevaert Giuseppe Toliol di Vicobellignano, morto a Celle il 5 marzo del 1918.
Nei primi quattro mesi di prigionia gli internati dovettero fare i conti con il freddo, la fame, il senso deprimente della sconfitta e l’abbandono totale da parte dello Stato italiano. Dalla metà di marzo 1918 incominciarono ad arrivare i pacchi di cibo e di indumenti confezionati dalle famiglie e gli ufficiali (che non erano costretti a lavorare a differenza dei soldati) riuscirono in buona parte a salvarsi. Nacque l’Università di Cellelager e in qualche modo riuscirono, grazie alla cultura, a riprendere la propria identità.
Il capitano Giuseppe Denti
Tra questi un ruolo di primo piano spetta a Giuseppe Denti, arrivato a Celle nel dicembre del 1917, dopo essere stato catturato la mattina del 27 ottobre sul monte Kum, durante la battaglia di Caporetto, ed aver trascorso un periodo prigionia nel campo di Rastatt. Durante l’anno di prigionia nel lager di Celle Denti diventa l'animatore, il pianista, il direttore del coro dell'orchestra del Lager. Come ha raccontato Carlo Perucchetti, uno dei sopravvissuti (Voci e silenzi di prigionia, Cellelager 1917-1918, ed. Gangemi 2015), nei quattro blocchi del lager la musica era praticata un po' da tutti, in quanto erano presenti numerosi dilettanti e, in misura minore, musicisti professionisti, che lasciarono moltissime testimonianze. Se i complessi bandistici, al fronte e in prigionia, vedevano la partecipazione soprattutto di braccianti, contadini e operai, le orchestrine degli ufficiali era composte da appartenenti alla piccola e media borghesia, spesso formatisi nei conservatori italiani.
A Celle furono costituite diverse orchestrine con molti strumentisti ad arco ed ampi repertori. Nei blocchi A e D il complesso era diretto dal maestro Borghi e il violino di spalla era Mario Squartini, nel blocco B l’orchestra, di cui esiste una fotografia, è bene descritta nel diario di un suo componente, il Colonnello Noè Grassi. Il complesso orchestrale del blocco C, diretto dal maestro di banda Agenore Berardi, e il coro erano stati ideati ed animati dal icapitano Giuseppe Denti, maestro di scuola elementare, pianista e compositore. Nei suoi taccuini personali Denti catalogò e ordinò i volumi della biblioteca musicale, trascrisse e adattò varie opere agli organici strumentali del momento, annotò in elenco le musiche eseguite di volta in volta nei vari “concerti”, compilò la lista degli strumenti a disposizione, acquistati con una colletta degli ufficiali. In un quaderno è presente l’elenco completo degli strumentisti e dei coristi.
Gli spettacoli del blocco C si svolgevano nella sala mensa della baracca 33. Il repertorio era molto vasto, e spaziava dalla musica d’opera quasi esclusivamente italiana, ma con la presenza anche di brani wagneriani, a quella sinfonica e cameristica con opere di Chopin, Schumann, Mendelssohn, Offenbach.. Denti compose non solo pezzi da far eseguire al complesso, ma anche brani strumentali e romanze assecondando il proprio gusto personale. Venne eseguito due volte lo scherzo melodrammatico La Lager Signorina, su testo dello scrittore futurista pratese Alberto Casella, con musica scritta “a quattro mani” da Denti, cui si deve la prima parte di stile ottocentesco, e da Alceo Rosini, autore della seconda parte in stile pucciniano. Rosini, talentuoso violino solista, spalla dell’orchestra, eseguì spesso in duo con Denti pagine di Paganini, Sarasate, Mozart, Wienawski e una Zingaresca per violino e pianoforte di sua composizione, andata perduta. Agenore Berardi compose diverse opere andate perdute per l’orchestra con titoli che rimandavano alla vita del Lager, tra cui La sbobbaRicordo nostalgico,AppelloPosta e pacchi in arrivo e Le chiacchiere di Bertacca, di cui è stato ritrovato lo spartito. Anche il coro, sotto la direzione di Denti, partecipò agli spettacoli con l’esecuzione di famosi brani operistici verdiani tratti da NabuccoI Lombardi alla prima crociataTrovatore e Aida. Gli ufficiali tedeschi furono collaborativi per i progetti musicali, consentendo noleggi e acquisti a Celle di strumenti, partiture e accessori da parte degli italiani, che si autotassarono per lo scopo. Giuseppe Denti nel suo taccuino annotò: Epifania, il tenente tedesco porta 16 corde per violino: 5 mi, 5 la, 3 re, 3 sol: importo marchi 12,45. […] Pago 75 marchi per un flauto”.
Il capitano Angelo Ruozi suona il zitar, una cetra da tavola evidentemente presente nel campo e ordina in un negozio di musica di Celle un album con spartiti di vari brani.
Il colonnello Grassi scrive: 
Uscita nel centro di Celle per acquisto musica e sopraluogo per acquisto pianoforte da un privato che viene acquistato per 500 marchi”. Non mancano però i problemi se sempre Denti scrive Se al concerto di stasera vengono i tedeschi fo una dimostrazione accusando debolezza per denutrizione.”
Il teatro del campo di Celle
Noè Grassi, musicista dilettante, partecipa ai progetti orchestrali e scrive: “1 gennaio 1918. Concerto ufficiali Blocco C, per 4 violini, pianoforte, flauto. Uno dei violinisti sottotenente dei granatieri, suona divinamente [Alceo Rosini]; Programma: Marcia reale, inni patriottici, intermezzo della Traviata, duettino ultimo atto Bohème; nasce l’idea di fare un’orchestra di tutti gli ufficiali comune ai Blocchi”, E gli viene pure affidato l’accompagnamento musicale delle funzioni sacre nella cappella del Lager: “31 gennaio 1918, prova in chiesa di una messa di Hadler a due voci con accompagnamento di armonio e archi. 1 febbraio 1918, prova generale della messa offerta ai soldati che cambiano campo. 3 febbraio 1918, prima esecuzione della messa cantata di Hadler. Il cappellano tedesco si offre per acquisti musica sacra. 5 febbraio 1918, il cappellano tedesco consegna libri di mottetti, corde per mandolino, chitarra, catalogo musica sacra. 7 febbraio 1918, un soldato tedesco chiede di far parte dell’orchestrina come mandolinista e violinista.
Il capitano Denti, dal canto suo, scrive le sue composizioni prima sul pianoforte e poi strumentate per il complesso di archi e fiati. Lo stile e i contenuti son da un lato inconfondibilmente suoi, d’altra parte la vicinanza con alcuni musicisti come il direttore Berardi e il violinista Rosini, stimolano la ricerca di nuove soluzioni armoniche e la frequentazione di nuove forme quali la piccola scena di melodramma, La Lager-signorina, o la rivista-operetta più scanzonata “A B C D
A Cellelager fu organizzato e andò in scena lo spettacolo “Piedigrotta”, incentrato sul repertorio delle canzoni napoletane tradizionali e su quelle, sempre in dialetto napoletano, composte durante la guerra, come O surdato ‘nnamurato che fu la canzone più cantata sul fronte italiano. La canzone vincitrice del concorso fu Cielo turchino (Turnammoce) composta da Giovanni Guida, altre furono Povero Ammore di Benedetto Di Ponio e Aspiettame di Edgardo Fenga.
La musica quindi fu sentita come antidoto alla disperazione della prigionia, una medicina per mantenere la propria identità, per stabilire rapporti e condividere progetti da parte di ufficiali lontani dalla patria e abbandonati da essa.
Giuseppe Denti, nato a Pugnolo il 5 ottobre 1882 e morto a Cremona il 30 gennaio 1977, prima di finire prigioniero a Celle aveva imparato la musica sull'organo della chiesa parrocchiale di Pugnolo e sugli insegnamenti del padre utilizzando forse un pianoforte nella casa patriarcale. A 12 anni, grazie alla costante pratica, allo studio di compositori antichi e contemporanei e all’ascolto di valenti musicisti-organisti, aveva vinto un concorso come organista titolare della parrocchia di Quistro, frazione di Persico Dosimo. Conseguito il diploma magistrale col massimo dei voti, dal 1901 aveva insegnato nelle scuole elementari di Cingia de’ Botti e più tardi in quelle di Cremona. Dimostrò in questo doti di organizzatore, dando corpo ad una affiatata banda, a vari corsi di cultura, fra cui un corso popolare festivo di disegno per consentire anche ai lavoratori di parteciparvi e di apprendere le più elementari nozioni. È del 1896 la prima composizione, la romanza “alla Tosti” per canto e pianoforte: O caro, amabil Espero, mentre a partire dal 1901, con l'inizio dell'attività didattica, si era indirizzato verso le canzoni per bambini, spesso nella struttura della romanza senza parole.
Quando nel 1915 parte per la guerra, la musica occupa un posto importante nel suo bagaglio sentimentale e lo conforta e sostiene nella solitudine della trincea. Dalle lettere sappiamo che gli incontri fortuiti con pianoforti e organi costituiscono, per lui che suonava, le uniche gioie nella drammatica incertezza quotidiana. In assenza di strumenti scrive un rigo musicale tracciato alla bell’e meglio su una carta qualsiasi, come racconta nella lettera del 24 dicembre 1916 dalla trincea del Sober scritta alla moglie Carmela.
Giuseppe Denti con la banda di Cingia de' Botti
I soldati in trincea, lo apprendiamo sempre dalle lettere, accennavano sommessamente ai canti popolari della propria terra, aggiungendo e improvvisando magari strofe riguardanti la guerra, e Giuseppe li ascoltava in silenzio e nei rari momenti che la vita al fronte concedeva, insegnava loro il Va’ pensiero e O signore dal tetto natio.
Nel dopoguerra a Giuseppe Denti viene affidato dal Comune di Cremona l'insegnamento della musica per le quarte e quinte classi elementari e lui stesso sceglie di insegnare gratuitamente canto corale presso l’Istituto dell’Infanzia abbandonata, una volta alla settimana, rinunciando così al giorno libero. Valendosi della sua capacità di organizzatore, dà vita al Circolo musicale Euterpe per il canto corale a voci virili. Tra i tantissimi suoi allievi ricordiamo anche il futuro baritono Aldo Protti che dimostrò sempre, anche da artista affermato in campo internazionale, la riconoscenza a colui che era stato il responsabile della sua scelta artistica.
A Cremona, sempre negli anni ’20 e ’30, dirige il Coro Polifonico Claudio Monteverdi. Compone musiche per pianoforte, organo, violino, archi, orchestra e banda, messe, inni religiosi, pastorali e due operette: La Cingeide e La Scalata. Svolge per molti anni il ruolo di organista sostituto presso il Duomo di Cremona dove il titolare è il maestro Federico Caudana, che lo vuole espressamente al suo fianco. Suona regolarmente l’organo nella parrocchiale di S. Giovanni Evangelista di Cingia de’ Botti e l’organo Sgritta della parrocchiale di S. Giovanni Battista di Zone (BS). La casa di Cremona in via Bonomelli diventa un punto di incontro e di riferimento per tanti musicisti e strumentisti cremonesi. Tra questi si ricordano i violinisti Marco Brasi, Nino Negrotti, Persico, Cleandro Corradi, il violista Bisotti. Con tutti questi, con Gino Nazzari, tecnico di pianoforti e suo accordatore prediletto, con don Dante Caifa, musicista e direttore di coro, i rapporti erano di intensa amicizia e di rispetto reciproco.


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