Il campo di prigionia di Celle |
La
città di Celle, in Germania, è stata sede di un campo di prigionia
destinato agli ufficiali della Grande Guerra.
Il
lager, insediato nella località di Scheuen, immerso nell’immensa
brughiera pianeggiante a poche decine di chilometri da Hannover, era
stato costruito prima della guerra, e fu completato con il lavoro
forzato dei primi prigionieri russi alla fine del 1914; vi
furono internati fino alla metà di novembre del ’17
prigionieri francesi, russi, inglesi e belgi. E dalla fine dello
stesso mese vi furono concentrati ufficiali
italiani catturati
dopo Caporetto (circa 3000 nell’arco dei 13 mesi) e circa
500 soldati adibiti
ai servizi che vi resteranno fino ai primi di gennaio 1919. Tra
questi vi era anche il capitano Giuseppe Denti, di Pugnolo, di cui ci
siamo già occupati qualche mese fa per la sua testimonianza sulla
disfatta di Caporetto. Ma è stato proprio grazie al ritrovamento di
570 lettere di Denti inviate dal fronte e dalla prigionia alla moglie
e alle figlie, oltre a disegni, acquerelli e quaderni, e un vasto
materiale fino ad allora ignorato, se è stato possibile iniziare una
ricerca storica sul lager. Nel 1995 ad un tratto emergeva, dopo
ottant’anni, improvvisamente e inaspettatamente un
corpus
di documenti che
dava conto della vita di un soldato, in questo caso un ufficiale, che
aveva affrontato le più diverse esperienze della grande guerra:
dall’addestramento alla trincea, dagli assalti ai momenti di riposo
nelle retrovie, dalle ferite alle licenze, dalla prigionia nei Lager
tedeschi al ritorno a casa. Soprattutto la ricca documentazione
relativa ai quattordici mesi di prigionia a
Cellelager ha
prodotto una ricerca specifica, rintracciando notizie sugli altri
ufficiali protagonisti e svelando così una pagina tragica e
dimenticata della grande guerra. Rolando
Anni, Mariuccia
Cappelli e Carlo
Perucchetti,
protagonisti allora con i propri familiari della scoperta,
condividono oggi il progetto del sito Internet su Cellelager,
con Lauro
James Garimberti, Alessandra
Ghidoli,
Maria
Neroni e Silvia
Perucchetti.
Da questa ricerca emerge, soprattutto, il ruolo di protagonista ed
animatore assunto nel campo da Giuseppe Denti nel rendere meno amara
la sopravvivenza degli internati nel lager. Tra loro vi erano anche
altri cremonesi: Guido Bodini di Cremona, il tenente Luigi Bonetti di
Soresina, Annibale Correggiari di Crema (fondatore della sottosezione
del CAI), un soldato di nome Fagliuoli di Casalmaggiore, morto nel
lager il 5 marzo 1918, il generale Angelo Farisoglio di
Casalmaggiore, il tenente Galli di Motta Baluffi, l'attendente
Alessandro Mancini del 246° fanteria di Cingia de' Botti, il
generale di brigata Giuseppe Robolotti di Cremona poi fucilato dai
fascisti a Fossoli il 12 luglio 1944, il maggiore del 231°
reggimento fanteria Gaetano Tassinari di Cremona e il bersagliere del
420° Machine-Gevaert Giuseppe Toliol di Vicobellignano, morto a
Celle il 5 marzo del 1918.
Nei
primi quattro mesi di prigionia gli internati dovettero fare i conti
con il freddo, la fame, il senso deprimente della sconfitta e
l’abbandono totale da parte dello Stato italiano. Dalla metà di
marzo 1918 incominciarono ad arrivare i pacchi di cibo e di indumenti
confezionati dalle famiglie e gli ufficiali (che non erano costretti
a lavorare a differenza dei soldati) riuscirono in buona parte a
salvarsi. Nacque l’Università di Cellelager e
in qualche modo riuscirono, grazie alla cultura, a riprendere la
propria identità.
Il capitano Giuseppe Denti |
Tra
questi un ruolo di primo piano spetta a Giuseppe Denti, arrivato a
Celle nel dicembre del 1917, dopo essere stato catturato la mattina
del 27 ottobre sul monte Kum, durante la battaglia di Caporetto, ed
aver trascorso un periodo prigionia nel campo di Rastatt. Durante
l’anno di prigionia nel lager di Celle Denti diventa l'animatore,
il pianista, il direttore del coro dell'orchestra del Lager. Come ha
raccontato Carlo Perucchetti, uno dei sopravvissuti (Voci e silenzi
di prigionia, Cellelager 1917-1918, ed. Gangemi 2015), nei quattro
blocchi del lager la musica era praticata un po' da tutti, in quanto
erano presenti numerosi dilettanti e, in misura minore, musicisti
professionisti, che lasciarono moltissime testimonianze. Se i
complessi bandistici, al fronte e in prigionia, vedevano la
partecipazione soprattutto di braccianti, contadini e operai, le
orchestrine degli ufficiali era composte da appartenenti alla piccola
e media borghesia, spesso formatisi nei conservatori italiani.
A
Celle furono costituite diverse orchestrine con molti strumentisti ad
arco ed ampi repertori. Nei blocchi A e D il complesso era diretto
dal maestro Borghi e il violino di spalla era Mario Squartini, nel
blocco B l’orchestra, di cui esiste una fotografia, è bene
descritta nel diario di un suo componente, il Colonnello Noè Grassi.
Il complesso orchestrale del blocco C, diretto dal maestro di banda
Agenore Berardi, e il coro erano stati ideati ed animati dal
icapitano Giuseppe Denti, maestro di scuola elementare, pianista e
compositore. Nei suoi taccuini personali Denti catalogò e ordinò i
volumi della biblioteca musicale, trascrisse e adattò varie opere
agli organici strumentali del momento, annotò in elenco le musiche
eseguite di volta in volta nei vari “concerti”, compilò la lista
degli strumenti a disposizione, acquistati con una colletta degli
ufficiali. In un quaderno è presente l’elenco completo degli
strumentisti e dei coristi.
Gli
spettacoli del blocco C si svolgevano nella sala mensa della baracca
33. Il repertorio era molto vasto, e spaziava dalla musica d’opera
quasi esclusivamente italiana, ma con la presenza anche di brani
wagneriani, a quella sinfonica e cameristica con opere di Chopin,
Schumann, Mendelssohn, Offenbach.. Denti compose non solo pezzi da
far eseguire al complesso, ma anche brani strumentali e romanze
assecondando il proprio gusto personale. Venne eseguito due volte lo
scherzo melodrammatico La Lager Signorina, su
testo dello scrittore futurista pratese Alberto Casella, con musica
scritta “a quattro mani” da Denti, cui si deve la prima parte di
stile ottocentesco, e da Alceo Rosini, autore della seconda parte in
stile pucciniano. Rosini, talentuoso violino solista, spalla
dell’orchestra, eseguì spesso in duo con Denti pagine di Paganini,
Sarasate, Mozart, Wienawski e una Zingaresca per
violino e pianoforte di sua composizione, andata perduta. Agenore
Berardi compose diverse opere andate perdute per l’orchestra con
titoli che rimandavano alla vita del Lager,
tra cui La sbobba, Ricordo
nostalgico,Appello, Posta e
pacchi in arrivo e Le
chiacchiere di Bertacca, di cui è stato ritrovato lo
spartito. Anche il coro, sotto la direzione di Denti, partecipò agli
spettacoli con l’esecuzione di famosi brani operistici verdiani
tratti da Nabucco, I Lombardi alla
prima crociata, Trovatore e Aida.
Gli ufficiali tedeschi furono collaborativi per i progetti musicali,
consentendo noleggi e acquisti a Celle di strumenti, partiture e
accessori da parte degli italiani, che si autotassarono per lo scopo.
Giuseppe Denti nel suo taccuino annotò: “Epifania,
il tenente tedesco porta 16 corde per violino: 5 mi, 5 la, 3 re, 3
sol: importo marchi 12,45. […] Pago 75 marchi per un flauto”.
Il
capitano Angelo Ruozi suona il zitar,
una cetra da tavola evidentemente presente nel campo e ordina in un
negozio di musica di Celle un album con spartiti di vari brani.
Il colonnello Grassi scrive: “Uscita nel centro di Celle per acquisto musica e sopraluogo per acquisto pianoforte da un privato che viene acquistato per 500 marchi”. Non mancano però i problemi se sempre Denti scrive “Se al concerto di stasera vengono i tedeschi fo una dimostrazione accusando debolezza per denutrizione.”
Il colonnello Grassi scrive: “Uscita nel centro di Celle per acquisto musica e sopraluogo per acquisto pianoforte da un privato che viene acquistato per 500 marchi”. Non mancano però i problemi se sempre Denti scrive “Se al concerto di stasera vengono i tedeschi fo una dimostrazione accusando debolezza per denutrizione.”
Il teatro del campo di Celle |
Noè
Grassi, musicista dilettante, partecipa ai progetti orchestrali e
scrive: “1
gennaio 1918. Concerto ufficiali Blocco C, per 4 violini, pianoforte,
flauto. Uno dei violinisti sottotenente dei granatieri, suona
divinamente [Alceo Rosini]; Programma: Marcia reale, inni
patriottici, intermezzo della Traviata, duettino ultimo atto Bohème;
nasce l’idea di fare un’orchestra di tutti gli ufficiali comune
ai Blocchi”, E
gli viene pure affidato l’accompagnamento musicale delle funzioni
sacre nella cappella del Lager:
“31
gennaio 1918, prova in chiesa di una messa di Hadler a due voci con
accompagnamento di armonio e archi. 1 febbraio 1918, prova generale
della messa offerta ai soldati che cambiano campo. 3 febbraio 1918,
prima esecuzione della messa cantata di Hadler. Il cappellano tedesco
si offre per acquisti musica sacra. 5 febbraio 1918, il cappellano
tedesco consegna libri di mottetti, corde per mandolino, chitarra,
catalogo musica sacra. 7 febbraio 1918, un soldato tedesco chiede di
far parte dell’orchestrina come mandolinista e violinista.
Il
capitano Denti, dal canto suo, scrive le sue composizioni prima sul
pianoforte e poi strumentate per il complesso di archi e fiati. Lo
stile e i contenuti son da un lato inconfondibilmente suoi, d’altra
parte la vicinanza con alcuni musicisti come il direttore Berardi e
il violinista Rosini, stimolano la ricerca di nuove soluzioni
armoniche e la frequentazione di nuove forme quali la piccola scena
di melodramma, La
Lager-signorina,
o la rivista-operetta più scanzonata “A
B C D”
A
Cellelager fu organizzato e andò in scena lo spettacolo
“Piedigrotta”, incentrato sul repertorio delle canzoni napoletane
tradizionali e su quelle, sempre in dialetto napoletano, composte
durante la guerra, come ‘O
surdato ‘nnamurato
che
fu la canzone più cantata sul fronte italiano. La canzone vincitrice
del concorso fu Cielo
turchino (Turnammoce)
composta da Giovanni Guida, altre furono Povero
Ammore di
Benedetto Di Ponio e Aspiettame di
Edgardo Fenga.
La
musica quindi fu sentita come antidoto alla disperazione della
prigionia, una medicina per mantenere la propria identità, per
stabilire rapporti e condividere progetti da parte di ufficiali
lontani dalla patria e abbandonati da essa.
Giuseppe
Denti, nato a Pugnolo il 5 ottobre 1882 e morto a Cremona il 30
gennaio 1977, prima di finire prigioniero a Celle aveva imparato la
musica sull'organo della chiesa parrocchiale di Pugnolo e sugli
insegnamenti del padre utilizzando forse un pianoforte nella casa
patriarcale. A 12 anni, grazie alla costante pratica, allo studio di
compositori antichi e contemporanei e all’ascolto di valenti
musicisti-organisti, aveva vinto un concorso come organista titolare
della parrocchia di Quistro, frazione di Persico Dosimo. Conseguito
il diploma magistrale col massimo dei voti, dal 1901 aveva insegnato
nelle scuole elementari di Cingia de’ Botti e più tardi in quelle
di Cremona. Dimostrò in questo doti di organizzatore, dando corpo ad
una affiatata banda, a vari corsi di cultura, fra cui un corso
popolare festivo di disegno per consentire anche ai lavoratori di
parteciparvi e di apprendere le più elementari nozioni. È del 1896
la prima composizione, la romanza “alla Tosti” per canto e
pianoforte: O
caro, amabil Espero,
mentre a partire dal 1901, con l'inizio dell'attività didattica, si
era indirizzato verso le canzoni per bambini, spesso nella struttura
della romanza senza parole.
Quando
nel 1915 parte per la guerra, la musica occupa un posto importante
nel suo bagaglio sentimentale e lo conforta e sostiene nella
solitudine della trincea. Dalle
lettere sappiamo che gli incontri fortuiti con pianoforti e organi
costituiscono, per lui che suonava, le uniche gioie nella drammatica
incertezza quotidiana. In assenza di strumenti scrive un rigo
musicale tracciato alla bell’e meglio su una carta qualsiasi, come
racconta nella lettera del 24 dicembre 1916 dalla trincea del Sober
scritta alla moglie Carmela.
Giuseppe Denti con la banda di Cingia de' Botti |
I
soldati in trincea, lo apprendiamo sempre dalle lettere, accennavano
sommessamente ai canti popolari della propria terra, aggiungendo e
improvvisando magari strofe riguardanti la guerra, e Giuseppe li
ascoltava in silenzio e nei rari momenti che la vita al fronte
concedeva, insegnava loro il Va’
pensiero e O
signore dal tetto natio.
Nel
dopoguerra a Giuseppe Denti viene affidato dal Comune di Cremona
l'insegnamento della musica per le quarte e quinte classi elementari
e lui stesso sceglie di insegnare gratuitamente canto corale presso
l’Istituto dell’Infanzia abbandonata, una volta alla settimana,
rinunciando così al giorno libero. Valendosi della sua capacità di
organizzatore, dà vita al Circolo musicale Euterpe per
il canto corale a voci virili. Tra i tantissimi suoi allievi
ricordiamo anche il futuro baritono Aldo Protti che dimostrò sempre,
anche da artista affermato in campo internazionale, la riconoscenza a
colui che era stato il responsabile della sua scelta artistica.
A
Cremona, sempre negli anni ’20 e ’30, dirige il Coro Polifonico
Claudio Monteverdi. Compone musiche per pianoforte, organo, violino,
archi, orchestra e banda, messe, inni religiosi, pastorali e due
operette: La
Cingeide e La
Scalata.
Svolge per molti anni il ruolo di organista sostituto presso il Duomo
di Cremona dove il titolare è il maestro Federico Caudana, che lo
vuole espressamente al suo fianco. Suona regolarmente l’organo
nella parrocchiale di S. Giovanni Evangelista di Cingia de’ Botti e
l’organo Sgritta della parrocchiale di S. Giovanni Battista di Zone
(BS). La casa di Cremona in via Bonomelli diventa un punto di
incontro e di riferimento per tanti musicisti e strumentisti
cremonesi. Tra questi si ricordano i violinisti Marco Brasi, Nino
Negrotti, Persico, Cleandro Corradi, il violista Bisotti. Con tutti
questi, con Gino Nazzari, tecnico di pianoforti e suo accordatore
prediletto, con don Dante Caifa, musicista e direttore di coro, i
rapporti erano di intensa amicizia e di rispetto reciproco.
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