Tiburzio
Massaino, chi era costui? Cremona si è troppo presto dimenticata di
questo grande musicista che ha avuto solo il torto di essere stato
contemporaneo di due altri mostri sacri, suoi concittadini, come
Marcant'Antonio Ingegneri e Claudio Monteverdi. La sua fama di
compositore Tiburzio se l'è infatti costruita tutta all'estero, a
Venezia, Roma, Praga e Salisburgo, dove ha fondato la cappella
musicale del duomo. Cremona gli ha tributato l'unico ricordo nel
1971, con la pubblicazione, da parte della Fondazione Claudio
Monteverdi, dell'edizione crticia dei “Sacri modulorum concentus”,
edito la prima volta a Venezia nel 1592, curata da Raffaello
Monterosso.
Quasi
cinquant'anni dopo, nell'ottobre del 2018, si è tenuta a Venezia la
prima esecuzione moderna di una sua opera dopo 400 anni, da parte
dell'ensemble Modulata Carmina. Si tratta della monumentale Missa
“Conserva me Domine”
che Tiburzio
Massaino scrisse
per la Basilica del Redentore a Venezia dove una lunga tradizione
lega gli abitanti al ricordo di uno
dei momenti più tragici della storia della città, quella che nel
1577 vide terminare due anni di lotta contro un’epidemia di peste
che portò alla tomba oltre cinquantamila persone. Il Doge, seguito
dal Senato, aveva fatto voto solenne di erigere un tempio in onore
del Santo Redentore, qualora la città fosse stata liberata dalla
peste. Quel tempio è oggi la stupenda basilica che Palladio realizzò
sulla sponda dell’Isola della Giudecca che guarda verso San Marco
dalla cui piazza, da allora, ogni anno, un ponte di barche fa da
cornice alla processione mattutina che vede autorità civili e
religiose recarsi in preghiera al tempio votivo per ringraziare Dio
di aver liberato Venezia da tale flagello.
L'edizione praghese del 1592 |
Tiburzio
Massaino nacque a Cremona, probabilmente poco prima del 1550, anche
se la sua origine
cremonese, come gran parte delle notizie biografiche che lo
riguardano, è attestata dai frontespizi delle stampe musicali. Della
famiglia del Massaino non si sa nulla, se non che egli ebbe un
fratello di nome Luca, capo dei soldati veneti a Creta.
In
giovane età Tiburzio entrò nell’Ordine degli agostiniani
eremitani, probabilmente nel convento piacentino di S. Lorenzo.
Dalla dedica del Primo
libro de madrigali a cinque voci (Venezia,
figli di A. Gardano, 1571) a Ottavio Farnese, duca di Parma e
Piacenza, sappiamo che nel gennaio 1571 si trovava a Roma. Secondo i
manoscritti secenteschi dello storico cremonese Giuseppe Bresciani,
il Massaino ebbe la carica di musicorum
praefectusin
S. Maria del Popolo, chiesa che fin dalla seconda metà del
Quattrocento era degli agostiniani della congregazione lombarda, a
cui egli stesso apparteneva. Un’ulteriore traccia del collegamento
fra Tiburzio e l’ambiente romano è la dedica del suo Primo
libro de madrigali a quattro voci (Venezia,
A. Gardano, 1569) a Giulia Orsini, moglie del modenese Baldassarre
Rangoni e figlia del condottiero pontificio Camillo. A un altro
figlio di quest’ultimo, Paolo, è dedicato il Secondo
libro di madrigali a cinque voci (ibid.,
erede di G. Scotto, 1578), in cui il Massaino afferma di essere “da
gran tempo” servitore della famiglia dei Rangoni, marchesi di
Longiano e signori di Spilamberto. È probabile che Tiburzio abbia
conosciuto Paolo Orsini a Venezia, dove era in servizio dal 1571
nell’esercito della Serenissima, lo stesso in cui militava come
generale il cognato Baldassarre Rangoni. Allo stato attuale delle
conoscenze si suppone che i Rangoni, forse conosciuti dal Massaino
già durante il soggiorno piacentino, fossero il tramite nei rapporti
fra lui e gli Orsini, benché non si possa escludere l’ipotesi
contraria.
Sempre
a Venezia Tiburzio conobbe altri due musicisti agostiniani, Ludovico
Zacconi e Ippolito Baccusi. E nel 1579 fu incaricato di curare la
raccolta di madrigali intitolata Trionfo
di musica ,
destinata a celebrare le nozze fra Bianca Capello e Francesco de’
Medici e comprendente brani suoi e di altri musicisti, fra i quali
Claudio Merulo, Baldassarre Donati, Orazio Vecchi, Philippe de Monte
e Alessandro Striggio. Negli
anni successivi Massaino svolse la sua attività tra la Repubblica
veneta e il Ducato di Milano: nel 1580 firmò da Lodi la dedica del
secondo libro dei Sacri
cantus quinque paribus
vocibus
e a metà del 1585 fu assunto, con contratto triennale, come maestro
di cappella del duomo di Salò, dopo la morte di Agostino Bertolotti.
Il contratto, tuttavia, fu sciolto in anticipo, cosicchè nel luglio
del 1587 Tiburzio. chiese al Comune di Salò di poter lasciare
temporaneamente l’incarico per recarsi a Costantinopoli al seguito
di un “antiquo padrone”, il “cavagliere Moro”, ambasciatore
della Serenissima, con cui diceva di essere già stato in Francia,
proponendo come sostituito il musicista agostiniano Teodoro da Lucca,
in servizio presso il vescovo di Ventimiglia.
L’ambasciatore
a cui il nostro fa riferimento nei documenti è identificabile con
Giovanni Moro, nel 1581 ambasciatore veneziano in Francia e
nell’agosto 1587 bailo a Costantinopoli, dove rimase fino
all’inizio del 1590. Nonostante avesse manifestato alla Comunità
di Salò l’intenzione di assentarsi solo momentaneamente con la
speranza di riavere il posto al rientro, tanto da dichiarare la città
sua seconda patria e luogo ideale per la sua sepoltura, Tiburzio in
realtà. non vi fece più ritorno: all’inizio del 1588 i
consiglieri salodiani elessero quindi un nuovo maestro di cappella.
Un’ulteriore conferma dei suoi viaggi in Francia e a Costantinopoli
si trova in un sonetto, in lode del Massaino, del lodigiano Giovanni
Francesco Medici: nel titolo del componimento il musicista cremonese
è definito “musico famosissimo in Costantinopoli, Alemania,
Francia e Italia”. A metà del 1587, prima di partire per l’Oriente
con Giovanni Moro, Massaino diede alle stampe due opere: Il
terzo libro de madrigali a cinque voci ,
dedicato a Rodolfo Gonzaga, marchese di Castiglione delle Stiviere, e
il Secundus
liber missarum quinque vocibus,
dedicato al conte Mario Bevilacqua, mecenate veronese e promotore di
un rinomato ridotto musicale.
Il duomo di Salisburgo |
Da
alcuni documenti conservati a Salisburgo, risalenti a metà del 1590,
si apprende che Massaino, dopo aver lavorato, probabilmente dal 1588
o 1589, come cantore e maestro di cappella presso la corte
dell’arciduca Ferdinando II a Innsbruck, nel 1590 passò al
servizio dell’arcivescovo di Salisburgo Wolf Dietrich von Raitenau,
al quale dedicò nello stesso anno il Motectorum
quinque vocum… liber tertius ,
stampato a Venezia. L’arcivescovo di Salisburgo, che a Roma aveva
frequentato il collegio Germanico e la cappella musicale dello zio
Marco Sittico Altemps, voleva rianimare e riorganizzare la musica di
corte; affidò quindi gran parte di questa responsabilità a
Massaino, che fu costretto a reperire con celerità nuovi musicisti.
In uno scambio epistolare con l’arcivescovo, Ferdinando II accusò
il cremonese di aver tentato di attrarre clandestinamente alla corte
salisburghese alcuni cantori attivi a Innsbruck. Cominciarono,
quindi, a circolare insinuazioni sul Massaino che nell’ottobre
1591, accusato di sodomia, dovette lasciare Salisburgo nel giro di
tre giorni Si
recò
quindi a Praga, dove incontrò il maestro di cappella Philippe de
Monte e gli dedicò nel 1592 il Liber
primus cantionum ecclesiasticarum. Nella
dedica, oltre a professare la propria innocenza dalle accuse mossegli
a Salisburgo, sottolineò come avesse composto in carcere i mottetti
pubblicati nella raccolta. Al soggiorno praghese, faceva riferimento
la scritta apposta sotto il ritratto di Massaino un tempo collocato
nella biblioteca del convento agostiniano di Cremona, secondo quanto
racconta Francesco Arisi, nella sua Cremona
literata
(1702).
Durante
i quasi quattro decenni del regno di Rodolfo II (1576-1612) operavano
a corte, sia pure con ruoli diversificati, circa 300 musicisti, di
cui 234 di area fiamminga/tedesca, 50 italiani (circa il 17%), otto
boemi, sette spagnoli e un inglese; tra gli italiani troviamo Camillo
Zanotti, Alessandro Orologio, Stefano Felis, Tiburzio Massaino,
Giovanni Battista Dalla Gostena, per citare i più noti. Nel ricco e
variegato panorama della corte rodolfina le attività musicali erano
ripartite in due diverse organizzazioni: la Cappella musicale, cui
erano legati i cantanti e gli strumentisti, e le Stalle imperiali,
cui appartenevano trombettieri e timpanisti. Spesso l'area d'origine
dei musici di corte ne denotava la specializzazione: i trombettieri
provenivano principalmente da Udine, Brescia e Verona; i violinisti e
musici da camera generalmente da Cremona. Particolare era inoltre la
provenienza legata alla specializzazione dei singoli protagonisti: i
discantisti dalla Spagna, altri cantanti prevalentemente dai Paesi
Bassi, i trombettieri dal nord d'Italia, i timpanisti dalla Germania,
mentre i musici da camera erano in prevalenza fiamminghi e italiani.
Tra i cremonesi alla corte di Praga troviamo anche Mauro Sinibaldi,
marito della celebre cantante e liutista della corte asburgica Marta,
i tre fratelli Alberto, Carlo e Giovanni Paolo Ardesi prima come
trombettieri, ma presto diventati musici da camera e poi nobilitati.
Dal momento che, come abbiamo detto, i cremonesi sono stati nella
maggior parte violinisti, questo potrebbe far supporre che la
nascente arte liutaria cremonese possa aver influenzato già nella
seconda età del Cinquecento anche le scelte esecutive della corte.
A. Van Haache, Rodolfo II d'Asburgo |
Tuttavia
non sono finora emerse ulteriori notizie sui possibili rapporti
professionali di Massaino con la corte praghese di Rodolfo II
d’Asburgo, ed è probabile che non riuscì a ottenervi un incarico
stabile, se nel 1592 tentò di conquistarsi il favore di importanti
personalità bavaresi: dedicò infatti al duca Guglielmo V di Baviera
la raccolta dei Sacri
modulorum concentus stampati
a Venezia nel 1592 e composti a Monaco, dove verosimilmente si era
recato, e il primo libro delle Sacrae
cantiones…
a Marcus, Johann e Jakob Fugger, importanti banchieri e mecenati
musicali, di cui si suppone che Tiburzio, fu, per breve tempo, al
servizio.
Non
avendo dunque trovato un impiego fisso nelle corti di Praga e Monaco,
Tiburzio ritornò in Italia: nel biennio 1594-95 la sua presenza è
infatti attestata a Cremona, dove probabilmente era attivo come
maestro di cappella della chiesa di S. Agostino. Tuttavia egli
mantenne i rapporti con l’ambiente bavarese: dedicò infatti
il Quarto
libro de’ madrigali a cinque voci
del 1594 al consigliere italiano del duca di Baviera, Tommaso
Mermanni; il Primus
liber missarum sex
vocibus
del 1595 a Jakob di Johann Fugger, prevosto del duomo di Costanza;
nonché il Missarum
octonis vocibus liber primus del
1600
all’abate del convento di Tegernsee, nella cui dedica sottolineò i
vari protettori che poteva vantare nella Germania meridionale.
Negli
anni 1598-99 fu maestro di cappella a Piacenza, impiego ottenuto
probabilmente grazie alla protezione di Claudio Rangoni, zio di
Baldassarre e vescovo della città dal 1596. È verosimile dunque che
Massaino sia stato chiamato a Piacenza già nel giugno 1597, dopo la
morte del francese Luigi Roinci. Verso il 1600, lasciato questo posto
a Giulio Cesare Quinzani, assunse lo stesso incarico presso la
cattedrale di Lodi, mantenendolo fino al 1608. Sempre dalla raccolta
poetica del lodigiano Giovanni Francesco Medici si apprende che a
Lodi Massaino, oltre a comporre musica sacra, fu incaricato di
mettere in musica intermedi per la rappresentazione di tragedie o
pastorali allestite dalla locale compagnia degli Improvvisi nelle
dimore nobiliari e in occasione di importanti eventi, come le nozze
di aristocratici. Tuttavia, Tiburzio probabilmente mirava a trovare
un impiego presso la corte di Mantova, all’epoca molto ambita dai
musicisti: nel 1604 e nel 1607 dedicò al duca Vincenzo Gonzaga ben
due opere, i Madrigali
a sei voci… libro primo
e la Musica
per cantare con l’organo,
ma l’omaggio non gli fu sufficiente a ottenere lo sperato incarico.
Nel frattempo continuò a mantenere rapporti saltuari con Piacenza:
nel 1604 offrì infatti Il
secondo libro de madrigali a sei voci al
conte e poeta piacentino Orazio Anguissola e, secondo documenti
contabili, nel 1607 lavorò nella chiesa di S. Maria di
Campagna. Nel 1609 si trasferì di nuovo in questa città, lasciando
all’allievo Antonio Savetta l’incarico presso la cattedrale di
Lodi.
Dopo il 1609 non
si hanno più notizie sul nostro musicista ed è presumibile che sia
morto di lì a poco. Il
Massaino pubblicò 34 stampe musicali, numero di gran lunga superiore
a quello di molti compositori coevi e la sua notorietà è attestata
dalla presenza di sue composizioni in stampe antologiche coeve,
soprattutto tedesche, e dalle dimostrazioni di stima di storici e
teorici musicali fra Sei e Settecento. La sua produzione, assai
variegata e ricca di soluzioni ardite, riflette l'inquietudine della
sua vita. Nelle composizioni religiose corali e strumentali, ad
esempio, mostra grande capacità ed estro nelle elaborazioni
contrappuntistiche, spingendosi sino a comporre brani per 8 e 16
tromboni e mottetti a ben sedici voci.