Era
il 1957 e la notizia circolava già dall'inizio dell'anno. Le
autorità cinesi avevano informato che nel sud del paese si stava
sviluppando un'epidemia provocata da un virus particolarmente
aggressivo, l'H2N2 che, dopo aver colpito le anatre selvatiche, aveva
fatto il salto di qualità contagiando la specie umana. Tuttavia fino
ai primi di giugno, nonostante il morbo facesse strage di migliaia di
persone nelle Filippine, Cina,
Formosa, Cambogia, Indonesia, India e nelle numerose colonie
britanniche, i giornali italiani continuarono a relegare la notizia
nelle pagine interne, come se la cosa riguardasse solo quelle
popolazioni lontane. Ci si limitava a seguire il contagio spostarsi
dall’Asia all’Africa e al Sud America, raccontando
«l’apprensione» delle autorità britanniche o la tranquillità di
quelle olandesi, dove l’influenza era arrivata da una nave
proveniente dall’Indonesia. Gli inglesi, dal canto loro, pur avendo
già migliaia di bambini contagiati, giudicarono eccessivo l’allarme
e si dissero certi che avrebbero debellato in poco tempo il virus.
L’asiatica, che gli scienziati dicevano essere abbastanza simile
alla tristemente nota “spagnola”, provocava un virulento attacco
influenzale con febbre fino a 40°, emicranie da spaccare la testa,
forti dolori muscolari e problemi intestinali per due o tre giorni.
Se sopravvivevi, guarivi nel giro di una settimana o poco più.
E
quando, all'inizio di agosto, l'epidemia scoppiò improvvisamente a
Napoli, l’allarmismo non fu particolarmente pressante. Si iniziò a
parlarne e a scriverne perché c’erano morti continuamente, si
tenevano i bambini in casa, ma in sostanza il vivere quotidiano
e le abitudini non furono stravolte perchè il Governo non sapeva
bene come affrontare l’epidemia ed i medici, trattandosi di una
influenza, davano semplicemente consigli su come comportarsi al fine
di prevenire il contagio. D'altronde l'epidemia arrivava prima delle
tradizionali influenze, in piena estate. A trasportare il virus
furono soprattutto le centinaia di migliaia di soldati di leva, che
tra licenze, permessi, esercitazioni e parate si muovevano da un capo
all’altro del paese. Il primo focolaio venne localizzato al
Quartier Generale delle Forze Armate del Sud Europa a Bagnoli, dove
si ammalarono oltre trecento militari, ma nel giro di pochi giorni un
terzo della popolazione di Napoli era ammalata. Dal Sud il contagio
arrivò ben presto a Milano, portato, si dice, all'interno della casa
di rieducazione “Cesare Beccaria” di Arese poco dopo Ferragosto
da un giovane ricoverato di ritorno da una licenza a Mestre:
l'epidemia colpì 130 dei circa duecento ospiti e l'istituto venne
isolato. A portare l'asiatica a Cremona furono agli inizi di
settembre tredici reclute della caserma Col di Lana, che furono
immediatamente isolate. Il quotidiano locale si affrettò a
tranquillizzare la popolazione: “A questo proposito dobbiamo dire
che nella popolazione cremonese nessun caso di 'asiatica' è stato
sino ad ora registrato, ma solo casi di influenza da raffreddamento,
per cui non vi è alcun motivo di allarme. Anche nel reclusorio di
Pizzighettone si sono registrati quattro casi di influenza tra i
reclusi, ma il virus non è stato ancora definito; tuttavia le pronte
misure cautelative poste in opera dal Medico Provinciale, assieme ai
dirigenti del reclusorio, hanno fatto sì che la popolazione di
Pizzighettone non abbia sino ad ora fatto registrare alcun caso di
'asiatica'”. E le misure per contrastare l'avanzata del virus erano
sempre le solite: “Alimentazione sana e sufficiente sia dal lato
quantitativo che qualitativo (verdure e frutta contenente sali e
vitamine; carni, latte, ecc. contenenti proteine pregiate) evitando
ogni accesso; evitare l'abuso degli alcolici, del caffè e del
tabacco; vita all'aperto per quanto possibile evitando però
raffreddamenti, l'esposizione eccessiva al sole ed ogni strapazzo
fisico; riposare almeno otto ore al giorno dalle 22-23 alle 6-7
(evitare i locali chiusi ed affollati); riguardarsi e curare anche
semplici raffreddamenti, manifestazioni reumatiche e disturbi
gastro-intestinali che possono diminuire le resistenze organiche e
predisporre al contagio; molto utile la somministrazione di vitamina
C ad alte dosi. Per le comunità di vecchi e bambini tale vitamina
potrà essere richiesta all'Ufficio Igiene del Comune. Si raccomanda
ai gestori di cinematografi ed altri locali pubblici, ai dirigenti
dei servizi di pubblico trasporto ed a ogni responsabile di comunità,
una frequente pulizia dei locali con periodiche disinfezioni”.
Ma
nel frattempo un altro focolaio era divampato nelle colonie marine di
Marina di Massa, colpendo ben 1500 bambini. Tra questi i 160 piccoli
ospiti della colonia viadanese “Luigi Cantoni”, 65 dei quali
furono contagiati dall'asiatica. I restanti, ritenuti sani, furono
fatti rientrare in tutta fretta nei paesi di provenienza, consegnando
ad ogni famiglia una lettera dell'Ufficio di igiene che spiegava i
motivi della conclusione anticipata del soggiorno marino. Ma qualche
giorno dopo iniziarono a manifestare i sintomi del contagio i piccoli
dell'intero distretto viadanese, comprendente Dosolo, Pomponesco e
Sabbioneta.
Il
24 settembre l'Italia deve iniziare a fare i conti drammaticamente
con la nuova epidemia: viene posto in isolamento l'ospedale romano
del Bambin Gesù in seguito alla morte di una giovane infermiera
addetta all'assistenza dei bambini ammalati. Il referto dell'autopsia
parla di “broncopolmonite bilaterale conseguenza dell'asiatica”.
All'ospedale militare del Celio muore una giovane recluta, altri
decedono allo Spallanzani. Da più parti vengono richiesti
provvedimenti di emergenza, mentre l'Ufficio di igiene della capitale
si limita a suggerire di non frequentare i locali pubblici ed a non
servirsi dei mezzi di trasporto. Manca ovunque il vaccino, che viene
riservato ai medici ed al personale sanitario. Si vocifera di un
preparato sottoposto all'approvazione dell'Istituto Superiore di
Sanità da parte di un noto istituto sierologico, costituito da un
vaccino antinfluenzale associato ad antibiotici e sulfamidici da
somministrarsi per via nasale nelle fasi iniziali di tutte le
influenze, ma intanto si registra a Milano il decesso di una bambina
di 13 anni, ospite dell'Istituto Giulio Salvadori per le figlie dei
carcerati, all'interno del quale si registrano altri quaranta casi di
“asiatica”. Il virus dilaga tra i militari del V CAR di Albenga
in provincia di Savona, con oltre 500 ammalati, altri 30 casi si
registrano nelle comunità religiose dell'Istituto Santa Maria di
Laigueglia e nel noviziato del Sacro Suore di Albissola Superiore.
Inizia
a diffondersi la paura, costringendo per la prima volta la Prefettura
ad intervenire con un proprio comunicato che, tra le righe dei toni
volutamente tranquillizzanti, lascia intuire la preoccupazione. Al 25
settembre i contagiati dal virus sono nel Cremonese 298, di cui 22
nel capoluogo e gli altri suddivisi in 24 comuni. “Poichè il
decorso clinico della malattia è di norma molto breve – afferma la
Prefettura – si presume che il numero dei casi di malattia in atto
al momento debba essere di molto inferiore alla cifra globale
segnalata. D'altra parte il decorso clinico è tuttora benigno non
sono stati finora registrati eccessi ascrivibili ad influenza. I
controlli effettuati nella Provincia ed il risultato delle estese
indagini condotte dall'Ufficio d'Igiene di Cremona consentono di
confermare che la tendenza alla diffusione della malattia è
piuttosto scarsa e che mancano esplosioni a carattere collettivo
nelle comunità. Dal 13 corr. è in distribuzione il vaccino
antinfluenzale in rapporto alle richieste ed alle assegnazioni
pervenute dalla amministrazione sanitaria centrale. Al momento,
pertanto, la situazione può essere considerata con tranquillità e
senza eccessiva preoccupazione”.
Ma
l'asiatica non è una semplice influenza, e verso metà ottobre la
situazione si complica, anche se le autorità si affrettano a
sostenere che “il decorso è sempre benigno”. Se da un lato si
continua a sostenere che a Milano, con 886 casi, la situazione
sanitaria “è assolutamente tranquillizzante”e l'epidemia è
“straordinariamente lieve”, a Ragusa i casi sono 1500 con le
prime vittime, a Trapani è ammalata mezza città, duemila i casi a
Catania, tremila a Monopoli. A Trento, Pavia, Cuneo e Torino le
scuole restano chiuse. I militari ammalati, secondo i dati del
Ministero della Difesa sono 60 mila dall'inizio dell'epidemia, di cui
53 mila guariti ed altri 7 mila ancora degenti..
Finalmente
anche a Cremona qualcosa si muove, con notevole ritardo. Dopo aver
negato qualsiasi epidemia, il Provveditorato, la sera del 30
settembre decide che le scuole non apriranno il giorno dopo,
rinviando tutto al 10 ottobre, “malgrado l'attuale andamento
benigno dell'epidemia influenzale e il decorso clinico della malattia
in generale benigno”, che però “potrebbe determinare una
sensibile e difficilmente controllabile diffusione della malattia”.
A Crema l'Ospedale maggiore sospende dal 12 ottobre le visite dei
parenti ai ricoverati per l'asiatica, a causa del diffondersi del
virus.
A
Bergamo i casi di “asiatica” sono ormai più di 1500, nelle
scuole che hanno ripreso le lezioni metà degli alunni sono assenti e
si registrano le prime tre vittime, decedute per complicazioni alle
vie respiratorie. Altri due morti si registrano a Genova, a Trieste
dove, stando alle autorità “l'epidemia non presenta caratteri di
particolare gravità” vengono denunciati 4041 casi di cui 2442 tra
la popolazione civile e 870 nei campi di raccolta dei profughi
istriani, mentre viene definita “eccezionale”la diffusione del
virus nella vicina Grado. A Piacenza si decide di tenere le scuole
chiuse.
Una palestra svedese con i malati di asiatica |
Notizie
drammatiche arrivano dalla Sicilia, dove i contagiati sono
ufficialmente circa 50.000, di cui 27.652 nella sola provincia di
Palermo, ma in realtà sarebbero intorno ai 200 mila. L'epidemia non
sembra abbandonare il Nord Italia, al punto che si vocifera della
possibilità di distribuire seimila dosi di vaccino generico al costo
di 720 lire la dose. In realtà un vaccino contro l'asiatica non
esiste ancora: è stato solo presentato all'approvazione delle
autorità sanitarie un prototipo messo a punto da un istituto
sieroterapico nazionale i cui tempi di sperimentazione, però,
richiederanno ancora del tempo quando invece sembra che i focolai si
stiano moltiplicando sempre di più nel Settentrione. Sembra però
che l'Alto Commissariato per la Sanità sia intenzionato ad accettare
la proposta di una società olandese per l'invio in Italia di
centomila dose di un vaccino specifico entro un mese e di altre
duecentomila entro sessanta giorni. Nel frattempo il bollettino di
guerra dell'asiatica si aggrava: le vittime dell'influenza salgono a
due a Treviglio, con il decesso un giovane studente che costringe a
posticipare nuovamente la riapertura delle scuole già decisa. Anche
Merano, che fino a questo momento sembra non sia stata toccata
dall'epidemia, registra improvvisamente una recrudescenza del morbo,
che colpisce il 60 per cento degli studenti. Sette decessi si
registrano a Torino, dove ogni giorno vi sono circa 5000 chiamate
agli ambulatori ed ai medici privati, ed ormai sono oltre
ventiduemila gli ammalati a Catania. Quando ormai la situazione
sembra sfuggire di mano, ecco che l'aumento dei contagi si
stabilizza, fino ad affievolirsi con i primi mesi del 1958.
Nonostante
le autorità abbiano sempre trattato la pandemia senza allarmismi e,
a volte, persino con leggerezza, atteggiamento giustificato dal fatto
che, a differenza del nuovo coronavirus, l’influenza asiatica era
effettivamente “solo” un’influenza, l'asiatica non fu per nulla
“benigna”. Secondo stime successive, l’asiatica contagiò tra
il 10 per cento e un terzo dell’intera popolazione mondiale. In
Italia contrasse la malattia un italiano su due, 26 milioni di
persone, tra cui l’85 per cento della popolazione tra i 6 e i 14
anni. Con una mortalità stimata inferiore allo 0,2 per cento (cioè
0,2 morti ogni cento persone contagiate), l’influenza asiatica era
comunque ben più pericolosa di una normale influenza stagionale, che
ha una mortalità in genere dello 0,01 per cento e solitamente viene
contratta dal 10-15 per cento della popolazione. In Italia, le morti
causate dall’asiatica furono stimate in circa 30 mila.
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