domenica 27 settembre 2020

Cremona e i misteri di Oak Island

Oak Island
Oak Island e il tesoro maledetto è una fortunata serie televisiva in onda da qualche anno su History Channel, che qualche mese fa ha trasmesso i nuovi episodi, in cui si narrano le imprese dei due fratelli Rick e Martin Lagina, archeologi improvvisati alla ricerca del misterioso tesoro dell'isola di Oak, nella contea di Lunenberg nel sud della Nuova Scozia in Canada. Quest'isola è divenuta famosa perchè nel 1795 vi è stato ritrovato quello che sembrava e sembra un misterioso pozzo di origine non naturale che nelle sue profondità celerebbe un inquietante segreto. Un ragazzo, Daniel McGinnis, mentre passeggiava, venne incuriosito da una depressione del terreno situata vicino ad una vecchia quercia, tra i rami della quale spiccava un palanco, una sorta di carrucola usata anche sulle navi. Il giorno dopo Daniel, in compagnia di due amici al corrente di antiche leggende locali su pirati e tesori nascosti, iniziarono gli scavi. Ma ben presto si resero conto che quella depressione nascondeva un pozzo assai particolare. Andando in profondità, ogni tre metri trovavano una piattaforma di tavole in legno di quercia ma, arrivati al terzo strato, furono costretti ad abbandonare l’impresa, troppo ardua per loro. Nacque così la leggenda di Oak Island. Quel pozzo prese il nome di Money Pit, il pozzo del denaro. Nel 1802, una compagnia privata, la Onslow Company, dando credito alle storie, riprese gli scavi. Furono trovati alcuni strati di carbone e argilla ma, soprattutto, fibre di cocco, che sicuramente non erano del luogo, perché in Canada la palma da cocco non cresce. A 30 metri di profondità il morale degli uomini andò alle stelle. Si trovarono di fronte a un’enorme lastra di pietra che recava incisioni indecifrabili. Era ormai notte quando, sondando il terreno sottostante con un piede, sentirono qualcosa di resistente. Si dice che fosse lo scrigno di un possibile tesoro, o un’altra lastra. I lavoratori, esausti, decisero di rimandare la scoperta al giorno dopo, ma li aspettava una brutta sorpresa. Nel corso della notte l’acqua dell’Atlantico aveva completamente allagato il pozzo, e i tentativi di svuotarlo furono vani, il livello dell’acqua rimaneva costante. Era come se, per svuotare il pozzo, bisognasse svuotare l’intero oceano. Nel corso degli anni sono stati fatti circa un altro centinaio di tentativi, l’ultimo dei quali, datato 1966, fu un ennesimo insuccesso.
Il pozzo di Oak Island
Oltre due secoli dopo la scoperta di Money Pit, nel 2017, la ricercatrice e autrice americana Zena Halpern, recentemente scomparsa, mostra ai fratelli Lagina una mappa di Oak Island contenente diverse parole, nomi e frasi scritti in francese, spiegando che il reperto era collegato a quello che lei ha chiamato “Il documento di Cremona”, diventato l'oggetto principale del suo libro The Templar Mission to Oak Island and Beyond: The Search for Ancient Secrets: Shocking Revelations of a 12th Century Manuscript. Secondo quanto riferisce la stessa Halpern il manoscritto sarebbe una copia degli inizi del XIX secolo di un testo più antico, rimasto nascosto in una cripta segreta nella chiesa di San Sigismondo. Vincenzo Lancetti nella sua “Biografia cremonese” del 1820 asserisce in effetti che il conte Giambattista Biffi avesse scritto una “Storia de' Templari, e loro successori”, avvalendosi, tra gli altri, dei contributi del Tiraboschi, all'epoca in cui quest'ultimo era bibliotecario a Modena, di Pietro Verri, del conte Secchi, del marchese Cesare Beccaria e dell'abate Isidoro Bianchi volendo mettere in evidenza come la Massoneria, cui apparteneva, ne fosse la diretta derivazione. Ma per timore di essere riconosciuto come appartenente ad essa, il Biffi avesse dato il manoscritto alle fiamme, e aggiunge il Lancetti, “che per riparare in parte il danno, che la letteratura e la filosofia veniva a soffrire con la distruzione di essa, l'ab. Bianchi scrivesse il trattato, che annunciammo a suo luogo, del vero istituto de' Liberi muratori”. Il “Documento di Cremona” racconta la storia dei cavalieri templari che entrarono nel vasto sistema di caverne sotto la città fortificata di Gerusalemme, poco dopo aver conquistato la Terra Santa. La storia racconta ciò che i sei Templari trovarono sotto l'antica città e la successiva missione, compiuta decenni dopo, in un tempio di "Onteora". Le storie sono raccontate in prima persona dai cavalieri templari che hanno fatto le scoperte e nel manoscritto sarebbe contenuta anche la deposizione di un cavaliere templare storicamente noto, Sir Ralph De Sudeley, che decenni dopo ha guidato una flotta oltre l'oceano per recuperare antichi rotoli del primo secolo nascosti in quello che ora è il Catskills di New York. La prima parte dei documenti sembra essere costituta dagli scritti perduti del fondatore dei templari, che descrivono l'esplorazione delle catacombe ebraiche sotto Gerusalemme. Dopo aver superato alcune difficoltà, i cavalieri scoprono un vangelo gnostico perduto, "Il Vangelo di Maria”, l'oro perduto del re Salomone e le ossa di Giovanni Battista. Nella stessa camera, accanto alle pergamene che descrivono un viaggio attraverso l'Atlantico verso la "Terra di Onteora", vi sono un paio di dispositivi usati per la navigazione.
Un pagina del "Cremona Document"
La maggior parte del “Documento di Cremona” è costituito appunto dal diario perduto di Ralph de Sudeley che descrive il viaggio attraverso l'Oceano Atlantico con l'aiuto del re Valdemar I di Danimarca nel 1178. Qui trova una tribù matriarcale di gallesi che adorano una dea e dopo qualche tempo mette le mani su alcuni documenti del I secolo che lo portano a tornare a Gerusalemme e scoprire l'Arca dell'Alleanza e altri tesori sotto l'antica città di Petra, che si trova oggi in Giordania.
Il manoscritto del “Documento di Cremona” è stato acquistato nel 1971 a Roma da William Jackson, un ricercatore americano affiliato alla massoneria, mentre stava per essere venduto alla Biblioteca Vaticana. Secondo quanto racconta Zena Halpern, i manoscritti sarebbero stati ceduti a Jackson da un certo Benvenuti, la cui famiglia sarebbe stata legata in qualche modo al conte delle Orcadi Henry Sinclair, che parrebbe aver scoperto il Nord America già a fine XIV secolo. Un Corradino de Benenuto è ricordato nel 1330, ancora nel 1339 un Benenuto de' Benenuto, del 1361 Jacobus de Benenuto e Coradinus de Benenuto. La famiglia Benvenuti ebbe origini in Firenze e si trasferì nel cremasco nel XIV secolo. La famiglia si suddivise in 2 rami, quello di Montodine e quello di Ombriano.
L'archeologo Jacques de Mahieu sostiene di aver trovato tracce di insediamenti dei Cavalieri del Tempio nel continente americano e c'è chi sostiene che il famoso tesoro dei Templari, mai più ritrovato, sia stato nascosto in Nuova Scozia nel Nordamerica. Qui si trova una enigmatica torre a base ottagonale di cui nessuno sa spiegare l'origine. Si parla insistentemente di un viaggio intrapreso dallo scozzese Lord Sinclair, erede dei Templari riparati in Scozia, verso il continente americano con 12 navi nel 1398. Pare che le navi raggiunsero la Nuova Scozia e lì l'equipaggio passò l'inverno. Con l’inizio della primavera, Sinclair divise in due la flotta, inviando in Scozia il suo luogotenente, il veneziano Antonio Zeno, al quale dichiarò di voler creare una colonia nella terra appena scoperta. Con l’altra metà della flotta, Sinclair iniziò una spedizione esplorativa interna, prima attraverso la Nuova Scozia e poi il New England, lasciando una serie di tracce riscontrabili tutt'oggi.
Su una di queste tracce si era imbattuto nell'estate del 1968 William Jackson: un giorno era andato a pescare sull'isola di Pollepel nel fiume Hudson, che si trova a circa 50 miglia a nord di New York, con alcuni amici, tra cui Donald Ruth. Sull'isola di Pollepel è possibile vedere una grande fortezza in stile scozzese costruita da Francis Bannerman VI, imprenditore dell'industria bellica originario di Dundee, all'inizio del 1900. Durante la battuta di pesca Jackson ebbe l'idea di rubare un ornamento di pietra per il giardino di sua moglie. Dopo poco più di un anno suo figlio, mentre giocava in giardino, spezzò accidentalmente la cima dell'ornamento di pietra, che lasciò intravedere uno strano oggetto in ottone inciso con simboli misteriosi in scrittura tebana, una rielaborazione dell'alfabeto ebraico, nota anche come “scrittura delle streghe”, usata per la prima volta nel XVI secolo da un alchimista tedesco, Cornelio Agrippa.
Proprio questo ritrovamento avrebbe messo Jackson sulle tracce del “Documento di Cremona”, acquistato nel 1971, a cui, nel 1994, avrebbe fatto seguito l'acquisizione della mappa di Oak Island, erroneamente messa in relazione con il manoscritto cremonese. Convinto dell'autenticità del documento, Jackson aveva convinto Don Ruth a seguirlo in una spedizione subacquea al largo della costa di Terranova che ha portato alla scoperta di un antico naufragio, attribuibile al XII secolo. Sempre più determinato Jackson aveva convinto Donald Ruth ed altri amici ad aiutarlo a rintracciare sui monti Catskill, nello Stato di NewYork, le strutture in pietra menzionate nel documento, fino a giungere a Hunter Mountain.
Donald Ruth a Hunter Mountain
Jackson è morto nel 2000 e prima della sua morte aveva lasciato disposizione che le sue ricerche, i suoi scritti e i documenti passassero in eredità al suo amico Donald. Donald prosegue le ricerche interrotte e nel 2004 contatta Zena Halpern per chiedere aiuto riguardo ad una pietra incisa trovata nelle montagne di Catskill. In seguito, i due si mettono al lavoro anche sul materiale del documento di Cremona che Donald ha ereditato. Viene costituita una partnership con un accordo scritto nel 2009/2010, per scrivere un libro che raccolga i frutti della ricerca. Il 1° luglio 2009, nel corso di una scalata ad Hunter Mountain e ad un monte vicino in compagnia di Scott Wolter, vengono rinvenute due pietre incise collegate direttamente alla storia descritta nel “Documento di Cremona”, che diventa il supporto alla ricerca con dodici nuovi esempi di scrittura runica collegata direttamente ai Cavalieri Templari. Ci sono voluti ventitrè anni di ricerche prima che il quadro si completasse, ed alle domande rimaste ancora senza risposta giunse in soccorso nel 2017, secondo quanto riporta Walter Scott, un misterioso pacchetto proveniente dall'Europa comprendente altre pagine del documento cremonese, finito probabilmente in Vaticano, che andavano ad integrare quelle conservate da Jackson, permettendo di ottenere il quadro completo a sostegno della tesi sulle molteplici spedizioni precolombiane da parte dei cavalieri templari medievali in Nord America, sia prima che dopo la repressione di papa Clemente V e il re di Francia nel 1307.
Nel 2015, Zena Halpern e Donald Ruth entrano in disaccordo con un imprenditore di Los Angeles del settore televisivo con cui la Halpern era in contatto per trarre una storia relativa alla ricerca d'equipe sul documento di Cremona. Nel 2016 si arriva ad una rottura e la Halpern decide di proseguire da sola con la pubblicazione del libro avvicinandosi ai fratelli Lagina con l'intenzione di di apparire nello show di The Curse of Oak Island senza il coinvolgimento di Donald Ruth. Nel frattempo quest'ultimo scopre che la mappa di Oak Island venuta in suo possesso nel 2015 non era in alcun modo collegabile al materiale del documento di Cremona o ai cavalieri templari medievali ma un falso, fabbricato da Jackson su incarico della loggia massonica cui era affiliato, forse nell'intenzione di creare per l'America quello che la P2, con l'inchiesta giudiziaria che ne era seguita, aveva rappresentato per l'Italia alla fine degli anni Settanta. Poco dopo aver scoperto la mappa di Oak Island nascosta nelle pagine di un libro di Jackson, Ruth l'aveva mostrata alla Halpern che aveva immediatamente pensato fosse collegata alla storia del documento di Cremona.
Nel suo libro, la Halpern afferma che l'autenticità del “Documento di Cremona” è supportata dal fatto che una bibliotecaria vaticana ha verificato l'originalità della firma di Ralp De Sudeley, ma questo non scioglie tutti i dubbi in quanto la forma comune di autenticazione a quel tempo erano i sigilli di cera.

Donald Ruth, che a sua volta ha raccolto i risultati delle sue ricerche nel libro “The Scrool of Onteora-The Cremona Document” del 2017, avverte che “i misteri del documento di Cremona e di Oak Island sono abbastanza complicati e confusi ed è importante chiarire i fatti se c'è qualche possibilità di arrivare alla verità su queste storie”. Secondo altri, infatti, Oak Islands sarebbe stata scoperta solo nel 1497, quando il 24 giugno il cavaliere templare italiano Giovanni Caboto vi gettò l'ancora. Vi avrebbe poi scavato un pozzo seppellendovi una cassa di piombo.

Adele Uggeri e la prima Casa dei Bambini

Maria Montessori
Quest'anno ricorre il 150° anniversario della nascita di Maria Montessori, nata il 31 agosto 1870 a Chiaravalle, in provincia di Ancona, pedagogista ma anche filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana a cui si deve il celebre il metodo educativo che prende il suo nome. Ma per Cremona si tratta di un doppio anniversario, in quanto l'11 ottobre ricorrerà anche il centenario della prima scuola montessoriana, la “Casa dei Bambini” istituita dalla maestra Adele Uggeri nell'asilo Martini. Adele Uggeri era stata una delle prime allieve dei corsi magistrali sistematici inaugurati nel 1914 dalla Società Umanitaria di Milano, grazie al sodalizio che si era creato tra il segretario generale Augusto Osimo e Maria Montessori, per la formazione di nuove educatrici che applicassero il nuovo metodo. Si era diplomata nell'anno scolastico 1916-17 dopo aver frequentato un corso molto importante, affidato per l’insegnamento della pedagogia scientifica ad una delle migliori allieve della Montessori, Anna Fedeli. Il corso era avviato al più grande successo quando Anna Fedeli si ammalò gravemente e dovette sospendere l'insegnamento, il corso dovette essere sospeso e soltanto sette allieve, su un totale di trenta, poterono sostenere gli esami. Una di queste era appunto Adele Uggeri, un'altra era Anita Vidali, che andò a lavorare nelle Casa dei Bambini dell'Umanitaria ubicata all'interno dell'Asilo Profughi di Monza, ed una terza era Elisa Berthier che si formò per lavorare nella Casa dei Bambini di via Virle 2 a Torino.
A Cremona la decisione di istituire una sezione speciale per impartire l'insegnamento secondo il metodo Montessori in uno dei quattro asili comunali era stata adottata dalla Commissione già il 10 marzo 1918, ma non era stato possibile darvi corso per mancanza di locali. Solo dopo la riapertura dell'asilo Martini, l'11 ottobre 1920 il tema venne nuovamente affrontato proponendo di aprire la sezione il 1 novembre ed affidarne la gestione alla maestra Adele Uggeri, senza alcuna spesa per l'Istituto degli asili infantili che non fosse quella per l'assunzione di un assistente o una bambinaia da affiancare all'insegnante. La nuova scuola veniva aperta al piano terreno dell'asilo Martini per un anno di prova, utilizzando materiale già acquistato in precedenza. Lo stessa amministrazione degli asili, d'altronde, aveva sostenuto con 300 lire la formazione di Adele, che già era assunta come maestra, ed altre 250 lire erano state messe a disposizione della Società Umanitaria, in modo che potesse frequentare il corso a Milano. La giunta comunale aveva poi stanziato altre 350 lire a beneficio dell'Opera Pia, per l'acquisto del materiale completo necessario all'applicazione del metodo Montessori, ordinato alla Società Umanitaria. Infatti la produzione del materiale era affidata alla “Casa di Lavoro” di Milano, nata accanto alla prima “Casa dei Bambini” di via Solari nel 1907 per iniziativa della filantropa Alessandrina Ravizza, esponente di spicco dell'Unione Femminile, per offrire ai disoccupati, coerentemente con i fini statutari dell'Umanitaria, un'assistenza fondata sul principio del lavoro, non sull'elemosina. La Casa di Lavoro si strutturava in quattro diversi reparti: cartotecnica, confezione/riparazione biancheria, scritturazione di indirizzi/copisteria, giocattoli cui era stata affidata la produzione, su larga scala, dei materiali Montessoriani. La Casa di Lavoro di Milano, rimase il principale produttore e fornitore del materiale Montessori, sia a livello nazionale che internazionale. Ogni asilo o scuola elementare che volesse applicare il metodo Montessori ed ogni persona che desiderasse dar vita ad una nuova Casa dei Bambini aveva necessariamente bisogno dei materiali: essi costituivano la condizione di possibilità per l'applicazione del metodo stesso, che vede il bambino agire liberamente ma all'interno di un ambiente preparato, dove trova i materiali specificatamente pensati per il suo sviluppo. 
Il quartiere di via Solari a Milano

Adele Uggeri, oltre che essere la prima maestra ad applicare il metodo Montessori a Cremona, era anche rappresentante degli asili infantili nella Commissione per il riordino degli asili in seguito alla riunificazione con il Comune di Duemiglia, rappresentato dalla maestra Luigina Serventi.
Il metodo Montessori trovò grande diffusione soprattutto grazie alla Società Umanitaria. Era il luglio del 1908, infatti, quando il Consiglio Direttivo della Società Umanitaria deliberò l'istituzione, in via sperimentale, della prima Casa dei Bambini di Milano. Inaugurata il 18 ottobre dello stesso anno, essa trovò sede all'interno del quartiere popolare di via Solari, edificato dalla Società Umanitaria in una zona allora all'estrema periferia sud occidentale di Milano. Doveva essere un quartiere operaio modello, dotato di un serie di strutture ed attività volte alla promozione culturale e sociale, come il teatro, la biblioteca popolare, una sede dell'Università popolare, la scuola di disegno, i corsi professionali femminili, la palestra, il ristorante, i servizi e i lavatoi comuni, il ricreatorio per i bambini e i ragazzi del quartiere. Fu proprio in questo contesto che l'esperimento montessoriano prese vita, per la prima volta, nella città di Milano:. Dove l'Umanitari decise di adottare per l'asilo infantile del quartiere, il metodo Montessori già attuato, dall'anno precedente, nel quartiere popolare di San Lorenzo a Roma. Il grande successo della Casa dei Bambini di via Solari spinse l'Umanitaria a ripetere quell'esperimento inaugurandone il 21 novembre 1909 una nuova nel secondo quartiere popolare dell'Umanitaria in viale Lombardia, una zona periferica fuori Porta Venezia affidandone la guida a Anna Fedeli. Dal 1911, inoltre, l'Umanitaria cominciò ad organizzare un primo breve corso magistrale curato da un'allieva della Montessori, Teresa Bontempi, che aveva già frequentato un primo corso sperimentale a Villa Montesca e che aveva istituito, nel territorio del Canton Ticino, numerose Case dei Bambini, curandone anche la formazione del personale.
Bambini all'asilo Martini (Fazioli, 1939)
Il primo corso magistrale sistemico, inaugurato nel 1914, fu fondamentale per il movimento montessoriano italiano, perché contribuì grandemente alla diffusione del Metodo in diverse aree d'Italia e rappresentò l'occasione, per l'Umanitaria, di sanare la situazione estremamente insoddisfacente delle sue Case dei Bambini che, dopo un primo periodo in cui il Metodo era stato applicato in modo esemplare, si trovavano ora completamente prive di educatrici competenti. Nacque così una nuova Casa dei Bambini in via San Barnaba, una struttura modello, in cui si formarono, attraverso il tirocinio, quelle nuove educatrici che, negli anni successivi permetteranno all'Umanitaria di aprire numerose altre strutture montessoriane, come, negli anni della Grande Guerra, quella ubicata nell'Asilo Profughi di Monza, la Casa dei Bambini nell'Istituto dei Derelitti di Milano, e, nel dopoguerra, quella di Cremona.

Una casa dei bambini di Maria Montessori
Qui, fin dal 1907, era sorta la prima sezione distaccata della Società Umanitaria milanese insieme a quella di Piacenza, seguite, nel 1908, dalle sezioni di Brescia, Verona, Padova, Biella, Udine e Bergamo. Rispetto ad altre sedi (come quella di Verona, che lamentò in più occasioni lo scarso appoggio, soprattutto finanziario, da parte di Enti e istituzioni locali), la Sezione di Cremona fu voluta espressamente dall'amministrazione cittadina nella persona dell'assessore Alessandro Groppali, eletto tra i primi nove consiglieri, e in pochi mesi poteva contare su un corpo sociale di 500 soci. Presto tra i consiglieri si aggiunsero anche rappresentanti del mondo cooperativo, come Primo Taddei, segretario della Federazione Provinciale delle Leghe Contadini (1913) e il valore della sezione venne riconosciuto dai sussidi ricevuti dai Comuni limitrofi, fra cui Gussola, Martignana, Pieve San Giacomo, Pescarolo, Torei dei Picenardi.
Ad un anno dall'avvio delle sue attività, stando a quanto riportato su "L'Umanitaria" del 31 dicembre 1908, "la Sezione ha istituito un Ufficio di assistenza legale che ha trattato 45 cause, un Ufficio di collocamento che ha ricevuto 87 offerte di mano d'opera e ne ha soddisfatte 32, ha creato 4 bibliotechine viaggianti nei paesi della Provincia, ed ha iniziato un Ufficio di emigrazione".
Ma forse una delle iniziative più interessanti della Sezione, rispetto al "pacchetto standard" a cui doveva attenersi ogni singola sede (emigrazione, collocamento, cooperazione, assistenza), fu la Scuola per infermieri istituita nel 1911, inizialmente denominata "Scuola per l'assistenza agli infermi"; nel primo anno fu frequentata con assiduità da 70 persone tra uomini e donne, di cui "ottennero la promozione 29 alunne e 21 alunni", senza contare "le 25 suore infermiere, che superarono felicemente gli esami di promozione". Due anni dopo, nel 1913, tutti gli iscritti superarono gli esami, con punteggi molto alti, spingendo la Commissione dei Primari a "rinnovare il voto che gli allievi non addetti agli ospedali debbano frequentare i corsi della Scuola laica per infermieri", per fare pratica per il maggior tempo possibile.
L'azione della Sezione non si limitò ovviamente solo a questo. Molto intensi e duraturi furono i rapporti con il mondo cooperativo, sia per quanto riguardava l'assistenza medico-legale, sia per trovare lavoro alle cooperative in città e nel circondario, dove l'opera dell'Umanitaria era garantita dalla sottosezione di Casalmaggiore (pratiche riguardanti liquidazioni di indennità, applicazione delle leggi sociali, collocamento di operai, ispezioni contabili). Altrettanto importante l'impegno per il collocamento di manodopera (297 persone collocate tra luglio e settembre del 1911, 424 collocamenti nel 1920, 1.464 domande di lavoro ricevute nel 1922, con 177 collocamenti effettuati), un po' meno significativa l'azione nel campo dell'emigrazione, nonostante una incessante lotta "per impedire che i nostri lavoratori diventassero istrumenti di speculazione per certe imprese losche, nulla curanti e poco riguardose dei trattati internazionali: abbiamo vigilato - scrivevano nel 1923 - e fatto in modo di impedire che detti arruolamenti si effettuassero".
Soppressa dal fascismo, la Sezione rappresentò un caposaldo dell'opera dell'Umanitaria in Lombardia.