Le quattro mandoliniste del 1899 |
La costituzione ufficiale risale al 5
gennaio 1897. Le prove si tenevano in una angusta stanza di vicolo
Bissone, oggi via Pecorari ma, alla ricerca di una sede adeguata, il
neonato circolo aveva indirizzato una richiesta al teatro
Filodrammatici, accolta dalla società nell'assemblea del 17
dicembre, che vi aveva visto la possibilità di riprendere quella
vitalità che con il tempo aveva perso. Il nuovo circolo dovette ben
presto farsi conoscere se già due anni dopo la sua costituzione andò
a vincere un concorso nazionale a Lodi. Anima e guida del complesso
era il maestro Gian Francesco Poli, al quale poi nel 1928, una volta
venuta meno la presenza delle donne, il gruppo venne intitolato. Il
maestro assegnava i posti e le parti senza che gli esecutori
potessero opporvisi e senza il suo permesso le parti non potevano
essere trasportate all'esterno. Era anche vietato eseguire brani del repertorio in concerti non
proposti dal circolo, pena l'immediata esclusione dal sodalizio.
La vittoria a Lodi nel 1901 |
All'inizio il complesso, oltre ai mandolini, comprendeva anche fiati,
pianoforte e contrabbasso ma poi nel 1901 il maestro volle costruire
una formazione meno ibrida, rigorosamente a plettro, introducendo la
mandola contralto, il quartino di mandolino per sostituire il flauto,
e il mandolone basso, fatto realizzare a Napoli dai Vinaccia su suo
disegno: strumenti destinati poi a far parte di ogni formazione a
plettro. Lo stesso Poli, d'altronde, aveva aperto una piccola
fabbrica nell'ex teatro Alfieri di via Villa Glori dove, inseme
all'amico Aristide Cavalli, a sua volta proprietario di un negozio in
cui si vendevano libri e strumenti, nel 1895 aveva per qualche tempo
costruito mandolini e chitarre. Il circolo dapprima si dedicò
all'esecuzione di brani di autori locali, poi, grazie al maestro Poli, il repertorio divenne più
impegnativo con autori come Cherubini, Mozart, Beethoven, Cimarosa,
Donizetti e Ponchielli. Anche gli spettacoli, che in un primo tempo
alternavano esecuzioni musicali a intrattenimenti con giocolieri e
attori comici, divennero più qualificati ed il compito di creare uno
stacco a metà serata venne affidato al quartetto di plettro, dove
peraltro in questo primo periodo, si esibivano solo uomini. I
mandolinisti e le mandoliniste si esibivano al teatro Filodrammatici,
al Politeama-Verdi e al Concordia-Ponchielli. Ma erano soprattutto i
concerti fuori città a Casalbuttano, Casalmaggiore, Busseto,
Piacenza ad accrescerne la fama.
La svolta arriva con la partecipazione
al concorso nazionale di Lodi, dove ottiene la prima vittoria ex
aequo con il gruppo di Mortara. Il cronista presente in sala ha
parole di autentica ammirazione: “I mandolinisti suonano
magistralmente, ripeto la parola che corre di bocca in bocca, non dei
molti
cremonesi che trepidanti assistono alla
gara, ma dei lodigiani e dei forestieri. Quando poi hanno finito il
loro pezzo a scelta - la sinfonia della Lina del grande Ponchielli -
per l'ampio teatro scoppia un applauso frenetico. In questo momento
se lo potessi andrei a baciare Cecco Poli, tutti i mandolinisti e le
mandoliniste gentili e brave”.
In occasione del discorso funebre per
la morte del maestro Poli tenuto da Uberto Novati al teatro
Ponchielli il 30 aprile 1928, vengono riepilogati i grandi successi
ottenuti dal Circolo ai concorsi mandolinistici nazionali ed
internazionali. “Giornate indimenticabili, di lavoro e di
entusiasmo
costituivano il miraggio perseguito
durante una intera annata, l'ambito premio allo studio e alle fatiche
del maestri e dei discepoli. Era caratteristico il suo mutismo, nelle
ore precedenti l'esecuzione in un concorso, che a vittoria ottenuta
si tramutava in affettuosa espansione e in gioia giovanile. Tre soprattutto sono le vittorie memorabili conseguite a Trento (1904),
Monaco (1906) e a Bona (1908) in Africa. Trento: non fu soltanto una
vittoria artistica, fu la consacrazione dello spirito patriottico del
Circolo. Si andò a Trento perchè era Trento e ci si andrà col
cuore traboccante di amore e di feste. Dolce è ricordare
l'accoglienza fraterna dei cittadini e quella affettuosa del maestro
Gottardi, padre di quella Silvia che doveva più tardi sfidare
carcere e patibolo nel nome d'Italia, e nel giorno seguente. L'ansia
della gara, il corteo sfilante sotto la pioggia di fiori, l'ebrezza del trionfo, il giardino Scotoni
illuminato con lampade tricolori. Monaco consacrò la fama artistica
del circolo. Nella città del lusso e del piacere, Gian Francesco
Poli affermò la supremazia della sua orchestra e del suo metodo.
«Voi ci avete dato una lezione che non dimenticheremo mai più»,
così dissero gli altri direttori al nostro Maestro. Il Gran Premio
di Monaco ebbe un eco profonda tra tutte le estudiantine francesi e
spagnole. Bona: fu un sogno, la principessa lontana che ognuno va a
cercare una volta in sua vita. Un concorso in Africa. Pensate! Il
mare, le palme, le moschee.
Il gruppo a Parigi nel 1912 |
Per parecchi mesi non si parlò
d'altro. Poi furono il viaggio, la partenza sul piroscafo fra tuoni e
fulmini. La nausea e il mal di mare si ripercosse sul fisico e sul
morale di molti. Ma nel secondo giorno i raggi del sole brillavano
sul mare e la calma e la fiducia rinacquero negli spiriti. Il Maestro, che durante il viaggio non si
era mai mosso dalla cabina, salì con me sul ponte il terzo giorno
prima che spuntasse l'alba. Non dimenticherò mai più l'incanto di
quell'ora in cui non era giorno ancora e non era più notte. Poi
sfolgorò il sole, apparve la città. Ed anche a Bona la battaglia fu
vinta”.
L'ultima vittoria dovette essere
particolarmente emozionante, se lo stesso sindaco Dario Ferrari, si
sentì in dovere di inviare due messaggi ai musicisti cremonesi in
trasferta. Il primo era indirizzato alla presidenza del Circolo:
“Poichè ancora poche ore ne separano dal ritorno fra noi della
valorosa falange dei distinti cultori dell'arte musicale ascritti a
questo Circolo, valorosa falange che per merito di chi la guida e di
ciascuno dei suoi componenti, ha riconsacrata a Bona, nella lontana
Algeria, i titoli legittimi della sua incontestabile rinomanza, sente
il bisogno questa Civica Magistratura, che da parte sua giungano alla
nobile schiera, brillantemente vittoriosa, i suoi rallegramenti
vivissimi”. Dopo aver affermato che “niuno appartenente alla
città nostra ha mai dubitato dell'esito trionfale del nuovo arduo
cimento, in che volle misurarsi questo Circolo” assicura che “la
certezza anticipata del trionfo non scema, né attenua la
compiacenza, di cui tutti sono compresi, compiacenza legittima ed
elevata, che accende di entusiasmo il cuore di ogni concittadino”.
Il secondo messaggio era invece indirizzato allo stesso maestro
Francesco Poli: “Quanti apprezzano il culto dell'Arte musicale e lo
tengono in onore ammirano ben a ragione ed esaltano l'opera veramente
geniale, che Ella per straordinario intuito ed irrisistibile
vocazione consacra all'incremento artistico di questo Circolo, del
quale Ella è vanto e decoro. Consenta pertanto che non mi appaghi di
esprimere i sentimenti della cittadinanza e della civica Magistratura
a tutti coloro che contribuirono con la loro valentia al nuovo
trionfo riportato nel
recentissimo concorso internazionale di
Bona, ma rivolga a lei, valoroso Maestro - che tale debbo nomarla -
la mia parola che è l'eco di un coro imponente di laudi
sprigionatesi in questi giorni dalle vecchie mura della nostra
Cremona. E' giusto che tanto valore d'ingegno ottenga il meritato
guiderdone, il quale in tal caso si estrinseca e concreta nel plauso
che incondizionatamente le viene tributato dalla universalità dei
concittadini e dalla Civica Magistratura, in nome della quale le
porgo insieme ai miei personali e particolari i sensi del più vivo
compiacimento”. L'orgoglio era legittimo. Basti pensare che nella
giuria del concorso internazionale di Bona figuravano Jules Massenet
e Camille Saint-Saëns. Dopo altri premi nel 1909 al concorso
internazionale di Boulogne sur Mer, nel 1910 il Circolo riesce ad
organizzare dal 14 al 16 maggio un concorso internazionale aCremona, vinto dalla Mandolinata
Ateniese. Nel 1911 il gruppo ottiene un'altra vittoria a Torino e nel
1912 vince a Bergamo e a Parigi. Nel 1928 scompare il maestro
Francesco Poli e il timone del gruppo passa a Pietro Feroldi, già
direttore della banda cittadina che porta l'ensemble mandolinistico,
costituito da 35 elementi, a vincere ancora un primo premio nella
categoria “eccellenza” al concorso di Bergamo. Ma negli anni
seguenti le esibizioni del gruppo si diradano e le poche serate di
spettacolo sono condotte insieme alla sezione filodrammatica. Dopo il
1931 l'attività si arresta e il complesso di fato si scioglie,
nonostante il consiglio avesse istituito nel 1929 una scuola di
strumenti a plettro, con lo scopo proprio di incrementare l'attività
della sezione mandolinistica, ormai intitolata a Francesco Poli. Ma
sarà solo dopo la conclusione della guerra, nel 1948, che vi sarà
l'occasione di riportare in vita il complesso con il maestro Stefano Valerani. Ma le donne mandoliniste ormai sono sparite:
al concorso di Wiesbaden, dove nel 1950 vince il terzo premio, si
presentano 31 esecutori maschi. Il gruppo proseguirà nell'attività
fino al 1965 con un quintetto di mandolinisti, ma sarà il canto del
cigno.
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