La troupe di Buffalo Bill |
La compagnia contava in tutto circa 800 persone, di cui soltanto una decina di donne, di una dozzina di razze differenti: pellerossa delle diverse tribù, messicani, cowboys che avevano prestato servizio nel glorioso Settimo Reggimento Cavalleria degli Stati Uniti, cavallerizzi inglesi, arabi, zuavi, giapponesi, beduini del deserto, cosacchi. Buffalo Bill si portava dietro ben seicento cavalli di cui un centinaio erano adibiti al solo trasporto dei materiali dalle stazioni ferroviarie al luogo in cui veniva eretto il tendone capace anche di ventimila posti, per alzare il quale servivano 1.300 pioli, 4 mila pali, 30 mila metri di corde, 20 mila metri quadrati di tende, oltre 10 mila pezzi vari in legno e ferro ed un area di almeno 40 mila metri quadrati. Nella cucina da campo venivano consumati giornalmente 800 chili di carne, mille di pane, 400 di patate, 60 chili di burro, 150 di zucchero, 700 chili di agrumi, e 320 litri di latte e mille di the e caffè. Le derrate alimentari, cucinate e servite da 8 cuochi, 3 macellai e 10 camerieri, erano acquistate regolarmente nelle città dove il circo sostava. La cucina, dove troneggiava un enorme padellone di due metri di diametro, era alimentata da una caldaia a vapore con cui si provvedeva a preparare il the o il caffè e ad alimentare la tavola calda collocata nell’adiacente refettorio dove prendevano i pasti gli artisti, le maestranze, operai e tecnici. Il biglietto per lo spettacolo costava 2 lire; 4 per i posti numerati, 5 e 8 per i posti riservati. I ragazzi al di sotto dei 10 anni pagavano metà: per il tempo erano prezzi alti e sproporzionati.
Il primo vagone, con la squadra addetta alla pubblicità, giunse a Cremona una quindicina di giorni prima della rappresentazione: una carrozza ferrovia riappositamente costruita nelle officine di Stock on Trent, con scritte dipinte in oro su fondo bianco, dove era ricavato lo studio del direttore, il maggiore John Burke, e da cui partivano gli addetti alle affissioni di migliaia di manifesti, cartelloni e stampati di ogni tipo. Non vi fu vetrina di negozio o magazzino su cui non campeggiasse un’immagine di Buffalo Bill, affissa dopo che l’organizzazione aveva acquistato la bellezza di cinque quintali di farina bianca con cui fabbricare la colla necessaria. Manifesti molto “americani”, dai colori vivaci, di ogni misura, con varie scene e un quadro multiforme di varia umanità, una vera e propria lezione di ambiente e costume, la rappresentazione di un Far West mitizzato e fantastico. Ma anche pagine di quel romanzo storico di cui il colonnello William Cody era stato protagonista di rilievo con le sue gesta vere o leggendarie e quei personaggi che con lui avevano fatto la storia dell’America. Su uno di questi manifesti appariva Buffalo Bill con un cappellaccio in stile messicano che montava un maestoso cavallo con la criniera sciolta al vento, su un altro cartellone le macabre danze degli indiani attorno ad una capanna incendiata, oppure l’immagine di un soldato con una divisa fiammante che guida due focosi destrieri, o ancora quella dei pellerossa all’assalto di una sgangherata carovana di pionieri. I giornali dedicavano centinaia di righe a questa pubblicità che lasciava esterrefatti per sua meticolosa ricostruzione della realtà. Perciò quando venne il gran giorno, già dalle due del mattino del 18 aprile, con un freddo ancora pungente, una folla strabocchevole era già assiepata dietro le transenne, posizionate davanti allo scalo merci e si dovettero chiamare i Carabinieri per evitare il peggio. Il primo dei quattro treni della carovana arrivò da Mantova alle 3 e l’ultimo alle 4,35. Alle 5,45, una volta completato lo scarico, un primo drappello della troupe si diresse all’Ippodromo, situato dove oggi è piazza Castello per iniziare ad erigere il tendone mentre alla stazione i veterinari procedevano alla visita dei cavalli, ad iniziare da quelli da tiro destinati a trainare i carri con il materiale.
Buffalo Bill con Toro Seduto |
Buffalo Bill sollecitato dalla fortuna che sta avendo il circo da poco inventato da Phineas Barnum, aveva deciso nel 1883 di mettere in scena assieme all’attore drammatico Nate Salsbury il selvaggio West, le battaglie tra Indiani e uomo bianco, il lavoro dei pony express, la caccia ai bisonti. Lo spettacolo, che si chiamerà “Wild West Show”, non è una semplice rappresentazione, ma qualcosa di emozionante, gigantesco, indimenticabile. Due i punti centrali dello spettacolo: la messa in scena della battaglia di Little Big Horn del 1876 e l’episodio del “primo scalpo per Custer”, nel quale Buffalo Bill vendica la sconfitta della battaglia uccidendo un indiano, Mano Gialla, capo dei Sioux Odlaga, e prendendogli lo scalpo. Dopo aver subito modifiche e ingrandimenti, e aver aggiunto storie di guerrieri di tu ti i tempi e le latitudini, il “Wild West Show” è pronto per raccontare anche all’Europa e all’Italia il selvaggio West e la storia della Frontiera americana. La “macchina” dello spettacolo si fa organizzatissima: gli spostamenti di questa carovana gigantesca, che prevede centinaia di figuranti e migliaia di cavalli, vengono effettuati la notte, in modo da poter mettere in scena lo show ogni giorno in una città diversa. Dello spettacolo fa parte, per un certo periodo, anche il leggendario capo Sioux Toro Seduto e sono presenze costanti l’infallibile tiratrice
La tiratrice Annie Oakley |
Molto interessante.
RispondiEliminaSapevo che Buffalo Bill era stato a Cremona, perché me ne aveva parlato mio padre e a lui l'aveva raccontato suo padre, mio nonno.
Mio padre mi aveva anche detto il luogo dove era stato montato il grande tendone.
Mi disse che sorgeva nella piazza dove c'è il Torrione di Via Ghinaglia, quindi tra Via Ghinaglia e Via Piave.
Ho sempre creduto questo. A guardar bene, lo spazio non è molto grande, anche per la presenza della torre e delle case in fregio a Via Ghinaglia che sono antecedenti alla venuta di Buffalo Bill.
Nello scritto si dice che era invece all' IPPODROMO, dove adesso c'è Piazza Castello. Lì una volta infatti c'era una vasta zona senza costruzioni, dove nel medioevo si esercitavano i militi, la piazza d'armi.
Lo si vede chiaramente dalla Carta del Campi.
Sarebbe interessante verificare più approfonditamente e magari trovare una fotografia del tendone montato lì, impossibile che non esista neppure una sola foto.
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. Daniele Disingrini