Tazio Nuvolari nel 1920 |
Quella mattina
del 20 giugno 1920 gli sportivi cremonesi si erano svegliati all'alba
e porta Venezia, già alle 6, brulicava di gente, come in un giorno
di mercato. Al foro boario, però, nel recinto destinato al bestiame,
non ci sono le vacche e si sente
un insolito crepitìo: scoppi improvvisi, rombi di motori tirati al
massimo, e zaffate di benzina. Regna una gran confusione, gente che
va e viene, che urla e impreca, in preda all'agitazione. Tra gli
ultimi, febbrili, preparativi del IV Circuito Internazionale
motoristico
di Cremona, nessuno ha tempo di badare a quel ragazzo minuto che
trascina impacciato una moto Della Ferrera Corsa da 600 cm. E' la
prima gara a cui si è iscritto, anche se non è più giovanissimo.
Pur avendo già una certa dimestichezza con i motori, è stato
richiamato alle
armi come “autiere” e ha guidato autoambulanze della Croce Rossa,
camion e vetture che trasportano gli ufficiali, tra le prime linee e
le retrovie del fronte orientale. Gli anni sono così passati e solo
da qualche giorno ha ottenuto la licenza di pilota di moto da corsa
per poter partecipare alla sua prima gara. Si è innamorato delle
moto che era poco più di un bambino, quando lo zio Giuseppe lo aveva
fatto sedere in sella a una motocicletta e gli aveva insegnato a
guidarla. Poi, il 5 settembre 1904 aveva assistito per la prima volta
a una corsa automobilistica, il Circuito di Brescia, che si disputava
su un tracciato stradale che toccava anche Cremona e Mantova. Aveva
visto in azione Vincenzo Lancia, Nazzaro, Cagno, Hémery, Duray, gli
assi dell’epoca, ed era rimasto affascinato dallo spettacolo della
velocità. Da allora è passato qualche anno, nel 1917 il ragazzo si
è sposato ed ha già un figlio, Giorgio. Ed è proprio col nome dato
al figlio, che si iscrive alla gara: Giorgio Nuvolari, da Mantova. Il
suo primo nome è Tazio, e fra qualche anno darà filo da torcere a
tutti quanti, fino a diventare quello che Ferdinand Porsche definirà
“il più grande corridore del passato, del presente e del futuro”.
Per ora, però, deve accontentarsi.
Alla
stessa gara è iscritto un altro Nuvolari, Gottardo, suo cugino. La
prova si articola su due categorie: 600 cmc e 1200 cmc. Tra i 45
partecipanti iscritti vi sono anche altri piloti cremonesi: Ettore
Cavalleri e Giuseppe Guindani nella classe 600, e Oreste Perri nella
1200. “Non sfugge, guardando questo elenco – scrive il cronista
de “La Provincia” - così ricco di «assi» del motociclismo
l'intimo compiacimento per una così vasta accolta di campioni,
garanzia sicura di un grande successo tecnico-sportivo del IV
Circuito Cremonese. E che questo grande successo debba veramente
assistere la manifestazione cremonese non è dubbio se noi ricordiamo
qui quel senso di impressione vaga e profonda che le macchine in
prova hanno lasciato in noi. Ieri sul circuito come tanti piccoli
rettili magnetici si son provate e riprovate le macchine. Ogni
guidatore ha fatto in un senso e nell'altro il circuito, ha ascoltato
il palpito fremente del cuore della macchina in moto, ha provato le
curve, i rettilinei, s'è lanciato a velocità che faceva
rabbrividire. I colossi di 1200 cm., cioè le «Indian», tutte
rosse. Le «Harley Davidson», le «Henderson», e le altre di minore
categoria come le «Gilera», le «Borgo», le «Della Ferrera», le
«Motosacoche», le «Frera» hanno raggiunte velocità fantastiche
da lasciare perplessi i più provati a questi exploits
motociclistici».
Nuvolari sulla "Della Ferrera" del 1920 |
Purtroppo
l'esordio di Tazio Nuvolari non è dei più felici. Si ritira dopo
pochi giri per rottura meccanica, e di suo cugino Gottardo non si
sentirà più parlare. La vigilia della corsa, peraltro, è funestata
da un incidente mortale provocato dalla temerarietà di un pilota che
investe ed uccide un addetto al circuito. Vince Carlo Maffeis, su una
Bianchi 600, tutti ritirati i cremonesi in gara. “Vero è che
l'eroe della giornata, Carlo Maffeis, che era partito con la macchina
più minuscola per compiere la più grande performance, è il mago
della motocicletta e nel segreto della sua grande competenza è
riposto gran parte del suo valore di guidatore. Ma questo non può
scusare a sufficienza la dèbacle delle grosse macchine, perchè
ricordiamo il secondo arrivato nella categoria dei 600 cmc, Rossi di
Lugano, che partecipò con una macchina da turismo comune, una
Motosacoche commerciale, il quale, ha fatto una media di poco
inferiore a quella di Bordino, primo nella categoria dei 1200 cmc.”.
La
cronaca della gara: “Alle sette e mezza i guidatori sono allineati
agli ordini del rag. Macoratti, cronometrista ufficiale. Non partono
Ceresa, sofferente per l'incidente della vigilia, Cavalleri di
Cremona per non aver presentato la macchina la sera precedente, e
Capitani, Schena, Poli per i 600 cmc e Bernia, Lugarini, Perri nei
1200 cmc. I giri del circuito si susseguono brevemente. Al primo
giro, ore 8,14, cioè in 43 minuti, Rossi passa primo, seguito da
Mancini, De Leonardis, Bianchi, Maffeis e dagli altri, macchine
pesanti, e macchine leggere che si susseguono pazzamente, assordando
tutto il vastissimo rione con la sinfonia dei motori frementi.
Cominciano i primi ritiri, per incidenti. Sono Della Ferrera, Wincler
che è caduto, Napuzo, Donati, Forti, Malvisi che hanno guasti
irreparabili alle macchine.
Al
secondo giro Carlo Maffeis è in testa con tre minuti di vantaggio.
Anche qui nuovi ritirati: Donati, Guindani di Cremona, Forisi,
Oggero, Robbo, Amerio, mentre Mancini, Maffeis, Miro, Domenico
Malvisi, Rossi sono obbligati a compiere affrettate riparazioni che
provocano la perdita di minuti preziosi, tanto bene guadagnati sin
qui con una condotta di gara onorevolissima. Siamo ormai alla fine.
Alle 9.50 minuti Carlo Maffeis giunge trionfante, accolto dai più
vivi applausi dal pubblico. Poi giungono gli altri mentre il capitano
Nelli è costretto a ritirarsi per improvvisa mancanza di benzina. In
totale sono giunte 20 macchine al traguardo, Di queste 12
appartengono alla prima categoria, e 8 alla seconda. C'è da
compiacersi di tutto questo, perchè, unito al risultato tecnico
della prova, come abbiamo detto sopra, è molto. Il Circuito di
Cremona ha pronunciato un severo monito agli uomini che vogliono
guidare macchine e a chi si accinge alla costruzione di modelli
perfetti. Un monito che da tempo si attendeva e solo il circuito
cremonese, nel modo come è stato organizzato e come si è svolto,
poteva e doveva dire.
Diano
quindi piena lode agli organizzatori (la US. Cremonese, ndr) e
restiamo sicuri che il successo attuale sarà sprone per iniziative
con generi che tanto contributo recano alla causa dell'industria
motociclistica. Nel 1920, con la presenza di 20 macchine straniere,
di grande potenzialità, una modesta, ma elegante, ma sicurissima
Bianchi di due cilindri con cilindrata di 494 cmc. riesce a
conquistare il primato con sicurezza. E' una tappa questa, per la
produzione italiana, che presagisce ad essi i più rosei destini!”.
Tazio
Nuvolari non si dà per vinto e nel 1924 torna al Circuito di Cremona
per vincerlo a bordo di una Norton. Ma intanto si era già fatto
conoscere anche come pilota di auto vincendo la sua prima gara il 20
marzo 1921, a Verona, alla guida di una Ansaldo Tipo 4 cs. Si
trattava di una competizione regolaristica (la Coppa Veronese di
Regolarità) ma, come inizio, non c’è male. Con la stessa vettura
Tazio prende il via altre tre volte nel 1921, ottenendo due
piazzamenti e un ritiro.
Nel
1922, si trasferisce con la moglie e il figlio dal paese natale di
Castel d’Ario a Mantova: effettua tre corse in moto a quanto è
dato sapere e una sola in auto, il Circuito del Garda, a Salò, con
un secondo posto assoluto, ancora alla guida di un’Ansaldo. Il 5
novembre 1922 arriva anche il primo successo sulle due ruote davanti
al pubblico di casa, al Circuito di Belfiore, ai comandi di una
Harley Davidson. l’anno
seguente trionfa a Busto Arsizio ancora con una Norton e sale sul
gradino più alto del podio del Giro dell’Emilia e del Circuito del
Piave con una Indian.
È nel 1923, quando ormai ha trentun anni, che Tazio incomincia a correre con assiduità. Fra marzo e novembre prende la partenza 28 volte, 24 in moto e 4 in auto. Non è più, dunque, un gentleman driver, bensì un pilota professionista. In moto è la rivelazione dell’anno. In auto alterna piazzamenti e abbandoni ma non manca di farsi notare, se non con la Diatto, gioiello tecnologico da 2 litri prodotto dall'azienda torinese, certo con l’agile Chiribiri Tipo Monza, che l'8 febbraio aveva conquistato, con il tipo Ada, il record di velocità a Milano.
L’attività motociclistica predomina anche nel 1924: 18 risultati, contro 5 in auto. Questi 5 sono tuttavia ottimi: c’è la sua prima vittoria assoluta (Circuito Golfo del Tigullio, 13 aprile) e ce ne sono quattro di classe. In Liguria corre con una Bianchi Tipo 18 (4 cilindri, due litri di cilindrata, distribuzione bialbero); nelle altre gare, ancora con la Chiribiri Tipo Monza. Tazio è alla guida di questa vettura quando per la prima volta si batte con un avversario destinato a un grande avvenire, anche se non come pilota. È un modenese grande e grosso. Si chiama Enzo Ferrari.
È nel 1923, quando ormai ha trentun anni, che Tazio incomincia a correre con assiduità. Fra marzo e novembre prende la partenza 28 volte, 24 in moto e 4 in auto. Non è più, dunque, un gentleman driver, bensì un pilota professionista. In moto è la rivelazione dell’anno. In auto alterna piazzamenti e abbandoni ma non manca di farsi notare, se non con la Diatto, gioiello tecnologico da 2 litri prodotto dall'azienda torinese, certo con l’agile Chiribiri Tipo Monza, che l'8 febbraio aveva conquistato, con il tipo Ada, il record di velocità a Milano.
L’attività motociclistica predomina anche nel 1924: 18 risultati, contro 5 in auto. Questi 5 sono tuttavia ottimi: c’è la sua prima vittoria assoluta (Circuito Golfo del Tigullio, 13 aprile) e ce ne sono quattro di classe. In Liguria corre con una Bianchi Tipo 18 (4 cilindri, due litri di cilindrata, distribuzione bialbero); nelle altre gare, ancora con la Chiribiri Tipo Monza. Tazio è alla guida di questa vettura quando per la prima volta si batte con un avversario destinato a un grande avvenire, anche se non come pilota. È un modenese grande e grosso. Si chiama Enzo Ferrari.
E
arriva il 1925, anno in cui Tazio corre soltanto in moto, ma con un
«intermezzo» automobilistico tutt’altro che insignificante. L’1
settembre, invitato dall’Alfa Romeo, prende parte a una sessione di
prove a Monza, alla guida della famosa P2, la monoposto progettata da
Vittorio Jano che fin dal suo apparire, nel 1924, ha dominato la
scena internazionale. L’Alfa cerca un pilota con cui sostituire
Antonio Ascari che poco più di un mese prima è morto in un
incidente nel G.P. di Francia, a Montlhéry. Per nulla intimidito,
Nuvolari percorre cinque giri a medie sempre più elevate,
rivelandosi più veloce di Campari e Marinoni e avvicinando il record
stabilito da Ascari l’anno prima. Poi, al sesto giro, incappa in
una rovinosa uscita di pista.
La
macchina è danneggiata, il pilota è seriamente ferito, ma dodici
giorni più tardi, ancora dolorante, torna a Monza, si fa imbottire
di feltro e bendare con una fasciatura rigida, si fa mettere in sella
alla fida Bianchi 350 e vince il G.P. delle Nazioni.
Anche il 1926 è interamente consacrato alla moto, la Bianchi 350, la leggendaria «Freccia Celeste» con la quale Tazio vince tutto ciò che c’è da vincere. Subisce anche tre incidenti, il primo dei quali sul circuito della Solitude, vicino a Stoccarda. Dopo un’uscita di pista a causa della nebbia, è raccolto privo di sensi, minaccia di commozione cerebrale, sospette fratture, shock traumatico. All’indomani sospetti e pericoli sono ridimensionati e Tazio riparte in treno per l’Italia, incontrando al confine un dirigente della Bianchi che sta recandosi a Stoccarda per rendersi conto esattamente dell’accaduto: le prime notizie, in effetti, erano molto allarmanti, un telegramma del console italiano esprimeva preoccupazione e pare inoltre che un giornale tedesco della sera fosse addirittura uscito con la notizia della morte del pilota
La sua popolarità è ormai molto vasta. Lo chiamano “il campionissimo» delle due ruote”. Ma l’automobile non gli esce dal cuore. E ci riprova, implacabile, nel 1927, anno in cui con una Bianchi Tipo 20 disputa la prima edizione della Mille Miglia arrivando buon decimo assoluto. Ma acquista anche una Bugatti 35 e vince il G.P. Reale di Roma e il Circuito del Garda.
È nell’inverno tra il 1927 e il 1928 che Tazio decide di puntare con piena determinazione sull’automobile. Su due ruote Nuvolari vinse 39 gare in poco più di 7 stagioni (5 vittorie al circuito del Lario, la sua corsa prediletta, su Bianchi 350, la sua moto preferita).
Anche il 1926 è interamente consacrato alla moto, la Bianchi 350, la leggendaria «Freccia Celeste» con la quale Tazio vince tutto ciò che c’è da vincere. Subisce anche tre incidenti, il primo dei quali sul circuito della Solitude, vicino a Stoccarda. Dopo un’uscita di pista a causa della nebbia, è raccolto privo di sensi, minaccia di commozione cerebrale, sospette fratture, shock traumatico. All’indomani sospetti e pericoli sono ridimensionati e Tazio riparte in treno per l’Italia, incontrando al confine un dirigente della Bianchi che sta recandosi a Stoccarda per rendersi conto esattamente dell’accaduto: le prime notizie, in effetti, erano molto allarmanti, un telegramma del console italiano esprimeva preoccupazione e pare inoltre che un giornale tedesco della sera fosse addirittura uscito con la notizia della morte del pilota
La sua popolarità è ormai molto vasta. Lo chiamano “il campionissimo» delle due ruote”. Ma l’automobile non gli esce dal cuore. E ci riprova, implacabile, nel 1927, anno in cui con una Bianchi Tipo 20 disputa la prima edizione della Mille Miglia arrivando buon decimo assoluto. Ma acquista anche una Bugatti 35 e vince il G.P. Reale di Roma e il Circuito del Garda.
È nell’inverno tra il 1927 e il 1928 che Tazio decide di puntare con piena determinazione sull’automobile. Su due ruote Nuvolari vinse 39 gare in poco più di 7 stagioni (5 vittorie al circuito del Lario, la sua corsa prediletta, su Bianchi 350, la sua moto preferita).
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