La dichiarazione d'Indipendenza americana |
B. Nazari, ritratto di Gianrinaldo Carli, 1749 |
In
Italia fu il tipografo cremonese Lorenzo Manini, fratello massone
della loggia “San Paolo celeste”, con l'abate Isidoro Bianchi, a
ridestare l’interesse per le civiltà d’oltreoceano pubblicando
le Lettere americane
(1780) di Gianrinaldo
Carli, con una dedica a Benjamin Franklin. In effetti, la diffusione
della Stretta Osservanza in Lombardia prese avvio da Cremona, dove
alla fine degli anni Settanta nacque la loggia “San Paolo celeste”,
animata da quello straordinario organizzatore culturale che fu
l’abate Bianchi, autore di saggi su Rousseau e di un fortunato
libretto intitolato Dell’instituto
dei veri liberi muratori (1786).
Attorno a questa loggia si svolse gran parte dell’opera massonica
lombarda del tardo Settecento, volta ad un’intensa attività
editoriale che coinvolse librai e tipografi, e tesa ad instaurare
relazioni con la massoneria europea e nordamericana, come dimostrano
i fortissimi legami con Benjamin Franklin, a lungo alunno diligente
di un suo fratello tipografo. A Cremona, fin dal 1776, era stata
aperta una loggia dagli ufficiali austriaci di guarnigione alla città
che derivava il suo nome “San Paolo Celeste” da quello del
fondatore, il colonnello Paul Bethlen, affiliato a a sua volta alla
loggia “Zur gekrönten Hoffnung”di Vienna, dipendente dalla Gran
Loggia nazionale di Berlino. Gli affiliati, piuttosto che coltivare
studi alchimistici od elucubrazioni cavalleresche, erano votati a
realizzare concretamente la beneficenza e la fratellanza massonica.
Era l'unica loggia massonica esistente allora in Lombardia che dal
1778, quando la guarnigione imperiale dovette trasferirsi in Boemia,
fu diretta da elementi del patriziato e della borghesia locale.
Maestro divenne allora il conte Giambattista Biffi, amico di Cesare
Beccaria e dei fratelli Verri, membro dell'Accademia dei pugni e
legato al “Caffè”, accanito lettore di D'Alembert e Voltaire,
che da Milano si trasferì nella sua Cremona. Tra i liberi muratori
iscritti alla loggia troviamo l'ex gesuita Raimondo Ximenes, il
tipografo Lorenzo Manini, il poeta frugoniano Carlo Gastone Rezzonico
della Torre, e il poeta tragico Giovanni Pindemonte, fratello del più
celebre Ippolito. Nel 1780 la loggia “San Paolo Celeste” mutò
nome e struttura, assumendo quello di “L'Aurore de la Lombardie”
e fu progettata anche la fondazione di un Capitolo di Cavalieri
Benefici che, però, non venne attuato. Prendendo molto seriamente la
sua iniziazione Biffi si mise a studiare la storia del Templari in
Italia, avvalendosi di Tiraboschi e dell'abate Isidoro Bianchi per
provare la derivazione diretta dei Liberi muratori dai Cavalieri del
Tempio. Alla fine del 1785 Vienna, alla cui Grande Loggia Nazionale
avrebbe dovuto aderire anche quella di Cremona, ordinò che la loggia
cremonese cessasse ogni attività, assecondando le disposizioni di un
decreto che permetteva l'esistenza di una sola loggia in ogni
provincia dell'Impero. Rimase dunque attiva solo Milano.
All’inizio
del 1781, Gianrinaldo Carli, originario di Capodistria ma
naturalizzato milanese, studioso delle teorie monetarie e funzionario
della Lombardia teresiana, che nel marzo1780 aveva pubblicato le
prime puntate delle anonime Lettere
americane sulle
pagine del «Magazzino universale istorico, politico, letterario
diretto da una società di persone di lettere», stampato a Firenze
senza grande successo,
aveva già trovato un nuovo interessato alla stampa in Lorenzo
Manini, tipografo e libraio a Cremona. Lo aveva raggiunto tramite
Isidoro Bianchi, il camaldolese noto in Italia per la sua attività
letteraria e per il suo impegno massonico, rientrato in Lombardia nel
1776 dopo il lungo soggiorno siciliano. Non è noto quando
esattamente Carli e Bianchi si fossero conosciuti, né quale
rapporto vi fosse tra loro. Pare di capire, dalla corrispondenza
intercorsa tra Carli e Bianchi conservata parte nell’archivio del
capodistriano (per le lettere ricevute) e parte nel fondo Bianchi
della Biblioteca Ambrosiana (per le lettere spedite da Carli), che i
contatti con Manini si svolgessero prevalentemente attraverso la
mediazione di Bianchi, che si impegnò per la pubblicazione, si
assunse l’onere di curarla attraverso l’introduzione e note di
commento, e convinse il tipografo a stamparla interamente a proprie
spese. Bianchi stesso si riservò poi anche il compito di
diffonderle e di ribattere alle critiche che venivano mosse,
soprattutto negli ambienti degli ex gesuiti e da parte di Francesco
Saverio Clavigero. Fu ancora Bianchi a raccogliere l’idea di Carli
per una dedica e a mettersi in contatto con Benjamin Franklin per
ottenere l’assenso a che l’edizione cremonese delle Lettere
recasse
il suo nome, mediando con le autorità di polizia preoccupate che
questo non suonasse come un riconoscimento ufficiale della Lombardia
asburgica nei confronti delle ribelli colonie americane. In effetti
Carli, ritornando al tema delle antiche civiltà, difendeva quella
peruviana e voleva provare gli stretti rapporti delle civiltà
precolombiane con le mediterranee, ammettendo l'esistenza dell'antica
Atlantide. Pieno di ammirazione per i leggendari ordinamenti politici
peruviani, vi proiettava le proprie convinzioni, ed esaltava il
dispotismo filantropico giungendo addirittura, con l'illustrare la
bontà dell'economia regolata e della sovranità teocratica, a
vagheggiare il perfetto comunismo.
Per
l'abate cremonese Isidoro Bianchi contattare Benjamin Franklin non
era stato difficile. Franklin, nato nel 1706 a Boston, la città più
puritana del New England, da un venditore di candele, dopo essersi
avvicinato al quietismo quacchero, si era iscritto alla prima loggia
massonica americana, la St. John, fondata a Filadelfia nel 1731. Nel
1734 era stato eletto Gran Maestro Provinciale della
Pennsylvania; dal 1735 al 1738 ne era stato segretario; nel 1750
infine Gran
Maestro aggiunto. In qualità di ambasciatore delle tredici colonie
americane che avevano dichiarato l'indipendenza, Franklin aveva
soggiornato a Parigi dal 1776 al 1785 e si era inserito nella celebre
loggia delle “Nove sorelle”, costituita nel 1776 con l'idea di
unire un'élite qualificata d'intellettuali per promuovere
l'evoluzione delle scienze nei vari campi della cultura, della vita
sociale, politica, ed economica. Vi appartenevano le maggiori
intelligenze del secolo, ad iniziare dal suo fondatore, l'astronomo
Lalande, a D'Alembert, Mably, Voltaire, Quesnay, Jefferson,
Pestalozzi. Fu qui che Franklin intrattenne rapporti fraterni con
Domenico Cirillo, medico e botanico, una delle vittime illustri della
repressione del 1799, impiccato nella piazza del Mercato di Napoli.
Domenico Cirillo apparteneva alla Gran Loggia provinciale inglese,
aveva la cattedra di Medicina teorica prima, e di Medicina pratica
poi, e fu autore, fra l’altro, del De
lue venerea del
1780. Ma Franklin intratteneva costanti rapporti anche con Gaetano
Filangieri, tant’è che, attraverso un banchiere di Parigi,
Franklin comprò un numero considerevole di copie di La
scienza della legislazione,
uno dei massimi contributi italiani alla scienza dello stato.
Probabilmente La
scienza della legislazione sarebbe
rimasta semisconosciuta se non fosse stata tradotta in francese,
spagnolo e tedesco per iniziativa di fratelli nelle logge di quei
paesi.
J. Duplessis, Ritratto di Benjamin Franklin, 1778 |
I
legami epistolari tra Filangieri e Franklin furono molto intensi, sia
su questioni culturali che personali. Filangieri, nato a Napoli, nel
1773 si era recato a Palermo per rivedere lo zio Serafino,
arcivescovo della città e per incontrare per la prima volta Isidoro
Bianchi, chiamatovi nel 1769 dall'arcivescovo di Monreale Testa a
insegnare nel seminario e collegio di quella città, con il quale
nacque un'intensa amicizia di cui è testimonianza il nutrito
carteggio. Perciò, quando Carli chiese a Bianchi la possibilità di
avere una dedicazione per le sue Lettere
mettersi
in contatto con Franklin fu per lui relativamente facile, attraverso
la comune amicizia di Filangieri. All'inizio del primo volume fu
stampata una dedicatoria “Lettera al signor Benjamino Franklin”
dove si diceva, fra l'altro: “Un'Opera di questa natura non poteva
essere, o signore, consecrata che a Voi, a Voi che nella nostra
Europa siete così ben conosciuto e stimato. Voi, che formate la
gloria della Repubblica de' Filosofi, Voi Americano, Voi che vi siete
reso l'ornamento principale de' Vostri Compatrioti, Voi solo potete
essere il Giudice competente del merito di questo libro”, firmata
da Isidoro Bianchi.
Lorenzo Manini ne spedì due copie a Benjamin Franklin con un lettera del 9 ottobre 1783: “Anco in Italia, e in Lombardia specialmente è venerato, e tenuto in somma considerazione il nome illustre del Sigr. Dot. Franklin. Io ho voluto darne une pubblica testimonianza con dedicarLe la bell’opera or ora da me stampata delle Lettere Americane del celebre Sigr. Presidente Carli. Un libro di questa fatta a Lei per ogni conto conveniva, a Lei io l’ho consecrato. Due copie io oso umiliarLe di detto libro, e queste gliele spedisco coll’ ordinario corriere franche di porto. Aggradisca, ne La supplico, questo mio umile e sincero omaggio, e mi creda quale con la più alta stima, e col più profondo rispetto ho l’onore di raffermarmi Di V.S. Illu[strissi]ma Divotissimo Obblig[atissi]mo Servitore”. Franklin non rispose e Manini ne spedì un'altra identica l'8 marzo 1784. Entrambe sono conservate nella biblioteca dell'American Philosophical Society di Filadelfia. Qualche mese dopo, procuratesi le informazioni sul suo collega tipografo cremonese, Franklin il 19 novembre 1784 rispose a Manini ringraziandolo del dono e della dedica e gli diceva di aver dato incarico al conte Luigi Castiglioni, botanico appartenente ad una loggia massonica di Brera, di consegnarli il testo della Costituzione americana tradotto in francese e nel frattempo gli mandava due sue operette sull'America che, evidentemente, sarebbe stato contento nel vedere tradotte e pubblicate in italiano a Cremona. “Signore -scriveva Franklin – voi mi faceste una gran piacere coll'avermi mandante le Lettere Americane, e nell'avermi per tal modo procurata l'occasione di leggere quell'eccellente Opera, ripiena non meno di un fino giudizio e buon senso che di varietà di cognizioni e di dottrina. Accettatene, vi prego, i miei più sinceri ringraziamenti: sono poi estremamente sensibile all'onore della Dedica che me n'è stata fatta. E' da tempo che per voi ò consegnato al Sig. co. Castiglioni un libro, che egli cortesemente si è impegnato d'inoltrarvi: troverete in esso le Costituzioni de i nostri Stati d'America, che io ò fatto tradurre e stampar qui. Io credo che potessero esser da voi gradite e dall'Autore delle Lettere suddette. Adesso vi spedisco qui inchiusi due piccoli miei Scritti intorno all'America, sperando che questi sieno valevoli a recarvi qualche trattenimento. Vi prego di presentare al Sig. Presidente Carli i miei rispetti e i miei ringraziamenti per la sua arguta difesa contro gli attacchi di quel mal informato e maligno Scrittore, che per ceto non parla bene di nessuna persona senza pentirsene sul momento e senza ritrattarsene in appresso. Con gran rispetto ò l'onore di essere Signore, vostro Fratello e Servitore Beniamino Franklin”. La lettera originale è stata rintracciata qualche anno fa in una miscellanea manoscritta della Libreria Civica di Cremona in un fascicolo di carte appartenute a Lorenzo Manini raccolta da Francesco Robolotti. Lo scrittore a cui Franklin fa riferimento è l'olandese Corneille de Paw. Lorenzo Manini si affrettò a pubblicare il libretto di Franklin, intitolato “Avviso a quegli che pensassero d'andare in America e osservazioni sulle buone creanze de' selvaggi dell'America settentrionale” con una dedica all'autore datata 25 gennaio 1785. Non riuscì mai a pubblicare, però, il testo della Costituzione degli stati americani, forse perchè Carli non glielo consegnò o forse, più probabilmente, perchè bloccato dalla censura austriaca.
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