sabato 29 febbraio 2020

Quei pazzi sulle macchine volanti

Il manifesto celebrativo del record di velocità
Dopo quella gara nulla sarebbe stato come prima. A cambiare per sempre il circo dei gentlemen driver ci avrebbe pensato una giovane scuderia con un cavallino rampante come simbolo. Enzo Ferrari in quei giorni non era riuscito a pensare ad altro. Una settimana prima aveva visto sfrecciare sulle ali del vento la Sedici cilindri di Alfieri Maserati guidata da 'Baconìn' Borzacchini che, nell'anno più nero della sua carriera, aveva colto a Cremona il successo più strepitoso: il record mondiale sui 10 chilometri con partenza lanciata alla folle velocità di 246,069 km/h. Una gara destinata ad entrare nella leggenda dell'automobilismo. Così, quella sera del 5 ottobre 1929 alla cena di gala dell'Automobile Club di Bologna, organizzata per festeggiare Alfieri Maserati, mentre gli altri commensali profetizzavano la fine imminente delle corse su strada, il giovane Enzo, allora concessionario dell'Alfa Romeo, cercava di convincere Alfredo Caniato, commerciante in canapa di Ferrara, e Mario Tadini, specialista nelle gare in salita originario di Bergamo, che era giunto il momento di creare una sua piccola scuderia.
Quel pomeriggio di sabato, 28 settembre, a sfidarsi sul lungo rettilineo di via Mantova, sono in sei, ma agli allori assurgono in quattro: Mario Umberto Baconin Borzacchini su Maserati Tipo V4 4000, Gastone Brilli Peri su Alfa Romeo, Achille Varzi su Alfa Romeo e Tonino Zanetti su Maserati. La gara costituisce il prologo al Circuito automobilistico Nazionale di Cremona che si terrà all'indomani, ma quest'anno è destinata ad oscurarne la fama Il tratto cronometrato parte dal municipio di Gadesco Pieve Delmona e arriva a Sant'Antonio d'Anniata, una frazione di Pessina Cremonese, con circa 3 km di margine prima e dopo i due riferimenti per il lancio e l'arresto. Il regolamento internazionale prevede che il percorso venga compiuto due volte, una per ogni senso di marcia e la media dei tempi viene omologata ai fini del record. Entrambe le prove devono essere effettuate nel tempo massimo di trenta minuti. Il motivo è semplice: le due prove vanno effettuate per correggere il vento a favore e per bilanciare il dislivello stradale mentre trenta minuti è ritenuto un intervallo di tempo ragionevole entro cui non possono avvenire significative variazioni climatiche.
Per effettuare la prima prova ascendente le auto iniziano la marcia subito dopo il passaggio a livello di via Mantova, mentre il tratto cronometrato inizia circa due chilometri prima di Gadesco e termina due chilometri dopo Cicognolo. Il tratto in cui le auto devono rallentare, che costituisce l'inizio del percorso discendente, termina alla curva parabolica di Sant'Antonio. Qui le auto possono sostare oltre 20 minuti per far riposare il motore e sostituire eventualmente le gomme. Alle prove sono iscritte sette vetture: due Alfa Romeo, due Maserati 4000 e 1100 di cilindrata, una Marcedes, una Talbot e una Bugatti guidata da Giuseppe Campari. C'è la possibilità di battere sei record di classe: quello del mondo è detenuto da Eldridge su Miller in 2'39''45 alla media di km. 225,776, conquistato all'autodromo di Monza nella stagione 1926. La Mercedes, che poi non partirà, dovrebbe dare l'assalto al record di classe A per vetture oltre i 5000 centimetri cubi, detenuto da Cobb su Delage dal 20 aprile 1929, alla velocità di km. 206,185. Nessuna auto è iscritta alla classe B per vetture da 4001 a 5000 cmc. Borzacchini con la sua Maserati 16 cilindri punta al record internazionale della classe C, detenuto dall'inglese Kaye Don su Sunbeam con Km. 209, 485. Brilli Peri guiderà un'Alfa Romeo alesata, leggermente superiore ai 2000 cmc e dovrà battere i 200 km/h di Eyston su Bugatti. Si annuncia invece battaglia nella classe E per vetture da 1501 a 2000 cmc dove si affrontano Achille Varzi su Alfa Romeo e Giuseppe Campari su Bugatti per battere il record di Haye Don di 202,360 km/h. Oggi sono velocità che ci fanno sorridere, ma a quel tempo solo dei pazzi vi si potevano cimentare.
Mario Umberto Baconin Borzacchini
Si presentano al via sei concorrenti: Borzacchini, Zanelli ed Ernesto Maserati sulle Maserati; Varzi e Brilli Peri su Alfa Romeo e Tazio Nuvolari che ha sostituito Campari sulla Bugatti monoposto. Viene sorteggiato l'ordine di partenza: Zanelli, Nuvolari, Borzacchini, Brilli Peri, Varzi, Maserati. Si stabilisce che le prove vengano effettuate in due turni: Zanelli, Nuvolari e Borzacchini e poi nell'ordine Brilli Peri, Varzi e Maserati.
Zanelli prende il lancio dal paddock, seguito ad intervalli di cinque minuti da Nuvolari e Borzacchini. Transita velocissimo, mantenendo l'auto perfettamente al centro della strada. Nuvolari è addirittura impressionante e gli fa eco Borzacchini: l'urlo del suo motore è lacerante e si avverte il rombo ancora a distanza di chilometri. I tempi registrati sono: Zanelli 4'0” 60/100 alla media di 149,626; Nuvolari 3'2”60/200 alla media di 187,152; Borzacchini 2'25''20/100 alla media di 247,933. Scoppia un fragoroso applauso all'indirizzo del corridore ternano, cui segue un religioso silenzio che annuncia l'inizio della prova discendente. Il sole al tramonto acceca la vista dei piloti, il motore di Nuvolari accusa problemi ed anche Borzacchini è in difficoltà, Zanelli invece migliora di qualche centinaio di metri. Per quest'ultimo la media è di 150 km/h, per Nuvolari è 165,898 e per Borzacchini 244,233.
E' la volta delle Alfa e delle Maserati due litri: Brilli Peri e Varzi entusiasmano il pubblico per lo stile di guida, la perfetta tenuta di strada e la regolarità sorprendente del motore. Ernesto Maserati è tradito dall'accensione ed è costretto a ritirarsi a Cà de' Mari.
L'ingegno e il genio di Alfieri Maserati, l'audacia e l'ardore di Borzacchini hanno assicurato all'Italia un trionfo che avrà clamorose ripercussioni internazionali – scrive il giorno dopo Sandro Mainardi su “Il Regime fascista” - la «Miller», la possente vettura americana che ha assicurato ad Eldridge una corona triennale da tanti sfiorata ma da nessuno carpita, questo lauro che tutto il mondo si batte con accanimento per conquistarlo, passa trionfalmente in possesso dell'Italia, con una media semplicemente spettacolosa per superare la quale nuovi profondi studi occorreranno; nuovi anni passeranno per rapircela. Povero 225,776! Dagli altari di ieri mattina sei passato alla polvere del luminoso pomeriggio del 28 settembre 1929 che passerà alla storia e che ricorderemo con nostalgia ogni anno in occasione di tutti gli assalti, quando ci domanderemo stupiti chi sarà in grado, quale nuova macchina ambirà assidersi a posizione tanto regale. L'industria ed i piloti d'Italia che hanno finalmente trovato il loro cimento ideale, il loro rettilineo che non teme né avversari né concorrenti, hanno consacrato al mondo il primato assoluto del rettifilo di Cremona. Su questo terreno che ci ha rivelato Antonio Ascari depositeranno il loro orgoglio gli audaci, a questa pista superba affideranno sempre il tesoro delle loro possibilità, impediranno che da Cremona e dall'Italia da oggi in avanti che si diparta tanto patrimonio di prestigio e di gloria e quel primato che tutte le Nazioni del mondo con ambizione ci invidiano. La giornata indimenticabile ha portato alle vette più elevate, difficilmente accessibili la marcia più gloriosa che conti la Patria. L'Alfa Romeo con quel «P2» che ogni aggettivo appare superato ha completato il trionfo italiano demolendo, oltre che due records internazionali, quello che sembrava inattaccabile appannaggio di Giuseppe Campari, stabilito lo scorso anno – pur in un solo senso – sull'identica pista. Crolla dunque clamorosamente il record di Eyston sulla Bugatti (3'0''20/100) a 200 all'ora di media. La micidiale spugna dell'Alfa con le mani possenti di Gastone Brilli Peri passa e cancella con 2'41''20/100 equivalente a 223,35; qualche cosa dunque equivalente ad oltre 23 chilometri di differenza!. Ma la «P2» del fiorentino, sinonimo di trionfo, aveva una seconda sorella in lizza ed anche questa – come la tradizione esige – ha voluto la sua parte ed eccola con Achille Varzi, nell'esatta cilindrata dei 2000 cmc, annullare non solo lo sforzo di Raye Don, l'inglese volante, con la sua Sunbeam marciava a Brookland con 202.360 (2'51''90/100) ma superare pur essa di slancio il proprio precedente sforzo (Campari, 2'45''1/5) migliorando la media di oltre cinque chilometri.
La Maserati tipo V4 vincitrice del record
Noi ci domandiamo ancor sbalorditi quale miracolo di meccanica nascondano quei cofani, noi andiamo cercando ancora nei nostri ricordi, quale altra macchina della costruzione automobilistica mondiale abbia tenuto per tanto tempo tanta schiacciante superiorità ed un primato senza precedenti nella storia delle competizioni di tutto il mondo. Nuvolari ha avuto poca fortuna e la sua Bugatti monoposto non ha assecondato i voleri dell'ardente e temerario mantovano; una prova ascendente discreta, l'altra discendente inferiore all'attesa; sarà per un'altra volta perchè il valore del pilota non può meritare che le medie d'eccezione. Più sfortunato è stato Ernesto Maserati, tradito dall'accensione in pieno record ascendente; la migliore delle impressioni ha lasciato Zanelli sulla nuovissima (forse perchè troppo nuova) Maserati 8 cilindri 1100 cmc che aveva evidentemente bisogno di maggiori prove e di svariate centinaia di chilometri all'attivo per portarla al rendimento sperato dal costruttore. Quasi 250 di media sui dieci chilometri non è exploit disprezzabile, quando pensiamo che il miglior tempo segnato sulla distanza a Cremona apparteneva dal 1924 alla Salmson di Abele Clerici con 4'49'' e 4/5 alla media di km. 124,223; un miglioramento di oltre 25 chilometri può tuttavia inorgoglire Alfieri Maserati che per l'anno prossimo può con sicurezza sperare in un notevolissimo miglioramento della già brillante e lusinghiera media di ieri”.
La Maserati Tipo V4, è stata una vettura che ha segnato un importante traguardo per il Tridente in termini di innovazione. L’obiettivo degli ingegneri della casa automobilistica modenese era quello di progettare una motorizzazione possente, unendo due motori uguali a 8 cilindri in linea. Il progetto prevedeva l’utilizzo di due propulsori Tipo 26B affiancati, collegati da un unico basamento contenente i due alberi motore. La denominazione V4 deriva dal fatto che i gruppi cilindri erano collocati ad angolo di 25° formando una V mentre 4 è riferito ai litri della cilindrata.
Così Baconin Borzacchini ricordava la sua folle corsa di Cremona: “lì per lì non ho avuto paura perché non ho avuto il tempo. Ero troppo concentrato preoccupato di guardare la strada che si chiudeva a V davanti agli occhi e a tenere la macchina al centro della strada …..”.


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