sabato 29 febbraio 2020

La magia del primo film sonoro (1929)

Alberto Collo
“Alberto Collo, l'asso della cinematografia italiana, nelle sere di mercoledì 5 e giovedì 6 corr. presenzierà al Verdi, alla visione del suo ultimo superfilm sincronizzato sonoro: «La madre italiana». Spettacolo eccezionale, al quale parteciperà pure, in alcune scene umoristiche d'ambiente cinematografico, lo stesso Alberto Collo ed i suoi bravi artisti”. Con questo trafiletto il “Regime fascista” del 4 giugno 1929 annunciava, novant'anni fa, l'arrivo a Cremona del primo film sonoro, uno “spettacolo vario e popolare”. Non sappiamo quale sia stato l'esito dell'esperimento, ma solo che lo spettacolo richiamò al Politeama “un foltissimo pubblico”. D'altronde si trattava di un'autentica novità: erano trascorsi solo due mesi dalla prima registrazione di un film “parlato”, girato il 6 aprile dagli operatori dell'Ente Nazionale per la Cinematografia di Roma per immortalare il discorso di Mussolini avanti ai 25 mila alpini radunati al Colosseo. Ed il duce, che ha personalmente assistito alla proiezione, “ha espresso il suo favorevole giudizio”. “La madre italiana”, poi chiamato anche “Redenzione d'anime”, girato l'anno prima, è l'esperimento più ambizioso del regista Silvio Laurenti Rosa, vero pioniere del cinema sonoro in Italia, che a Bologna aveva costituito la Società Anonima Superfilms Italiana, poi AIA (Artisti Italiani Associati). Laurenti Rosa gira un film autarchico nel vero senso della parola, in cui riveste tutti i ruoli tecnici, dal produttore al macchinista, su un soggetto a tema eroico-nazionalista ambientato durante la prima guerra mondiale. E' il suo ultimo film nell’era del muto e anche il suo unico film da regista per più di dieci anni, infatti, spazzate via dall’arrivo del sonoro, le piccole produzioni sulle quali dal dopoguerra in poi aveva fatto leva per emergere, ben presto saranno infatti solo un ricordo. Ecco la trama del film: Alberto e Fernando Bronzetti, figli di una povera vedova, lavorano nello stabilimento dell'ingegner Rastelli. Un giorno, mentre alcuni amici di Rastelli, tra cui la maliarda Claudia, visitano la fabbrica, avviene uno scoppio e Fernando salva la donna. Si rivedono e l'ingenuo giovane, sconvolto dalla passione, abbandona il lavoro. Durante un alterco con il fratello, mentre la madre cerca di dividerli, egli la colpisce involontariamente e credendo di averla uccisa fugge in Francia. Scoppiata la guerra, Fernando si arruola nell'esercito francese e Alberto in quello italiano. Dopo la vittoria Fernando, riabilitatosi, torna dalla vecchia madre che sopporta dignitosamente il dolore per la morte gloriosa di Alberto, caduto eroicamente sul campo.
Silvio Laurenti Rosa
Il film fu girato a Bologna con pochi mezzi e quello presentato per la prima volta a Cremona aveva il titolo "La madre italiana". Dopo il taglio delle scene più cruente imposto dalla censura, con l'eliminazione di mutilazioni, sbocchi di sangue, e via dicendo, il film uscì nelle altre sale col titolo definitivo "Redenzione d' anime" e il sottotitolo "Esaltazione del fante e della madre italiana". L’interesse di Laurenti Rosa per il cinema sonoro è attestato comunque già alla fine degli anni ’20. Tra l’estate 1929 e la primavera 1930 Laurenti Rosa fa redistribuire Garibaldi e Redenzione d’anime, e spesso, soprattutto nel caso del secondo film, con la presentazione in sala, in occasione delle prime cittadine, dell’attore protagonista, l’amico Alberto Collo. I film erano proposti in una versione sonorizzata con un sistema italiano che tuttavia non sembrò raccogliere particolari consensi. La sonorizzazione, annota per esempio un recensore reduce dalla visione di Garibaldi, «ci fa udire malamente i colpi di fucile e di cannone nelle battaglie (uno sternuto al posto del rombo del cannone)». Nel 1931, tuttavia, Laurenti Rosa brevetterà il sistema “Virophone”, fornito di doppia cellula foto-elettrica con rifrazione prismatica, che eliminava gli inconvenienti degli apparecchi in uso, destinato a non aver molta fortuna.
Alberto Collo, l'interprete principale del film, aveva alle spalle un'esperienza teatrale, ma già vent'anni prima  aveva iniziato a collaborare con la casa cinematografica Ambrosio Film, interpretando ruoli comici; due anni dopo era passato alla Itala Film, dove era stato scritturato per interpretare ruoli femminili macchiettistici. Tra il 1913 e il 1924 era stato uno dei protagonisti del cinema muto italiano, recitando con attori come Emilio Ghione e Francesca Bertini e nel 1915 aveva avuto una parte in “Assunta spina”, considerato uno dei film di maggiore successo del cinema muto italiano. Dopo la crisi degli studi Fert, rilevati in seguito da Stefano Pittaluga, Collo aveva abbandonato il mondo della celluloide partecipando solo sporadicamente a qualche produzione. Con Collo recitano nel film Laura Marini, Gino Allegri, Alma Bruni, Vittorio Mantovani, Franz Sosta e Mario Mercati.
Il cinema nell'epoca del muto si presentava, in un certo senso, già "sonorizzato", in quanto durante le proiezioni si aveva spesso un accompagnamento musicale e, a volte, una voce fuori campo era incaricata di narrare le vicende che si susseguivano sullo schermo. E' merito di Stefano Pittaluga di aver presentato al Supercinema di Roma "Il cantante di jazz", il primo film sonoro del 1927, ceduto dalla Warner proprio a Pittaluga. Nel film era possibile ascoltare gli attori sia cantare che parlare, anche solo per una frase del protagonista rivolta al pubblico e un breve dialogo tra il protagonista e la madre in tutto. Accusato dai critici e dai cinefili di non prendere posizione nella produzione Pittaluga, pur ritenendo che la situazione industriale del cinema italiano sia pessima, nel 1929, a prova della sua buona volontà, ristruttura a Roma gli studi della Cines e si lancia così nella produzione. Il suo primo film è "La canzone dell'amore" (1930) da un soggetto di Luigi Pirandello, diretto da Gennaro Righelli. In seguito la legge sul cinema del 18 giugno 1931 accoglie i consigli di Pittaluga: da un lato, impone un tributo a chi importi o doppi i film stranieri (tributo ora scomparso ma ereditato dalla Francia che ancora lo adotta utilizzando poi gli introiti per finanziare il proprio cinema); dall'altro concede crediti ai produttori e premi in denaro calcolati sugli incassi. La legge contribuisce ad incrementare la produzione italica mentre Pittaluga prosegue il suo lavoro di produttore, producendo numerose commedie scacciapensieri come Patatrac di Righelli, Rubacuori di Brignone, La segretaria privata di Alessandrini, ma dando anche possibilità di lavoro ad alcuni tra gli autori più interessanti di questo decennio con film come "Sole", opera prima di Alessandro Blasetti e "Rotaie" di Camerini, entrambi del 1929.
Il primo film sonoro, "Il cantante di jazz"
L'introduzione del sonoro comporta una vera e propria rivoluzione non solo nell'estetica del film, ma prima di tutto nelle tecniche produttive e negli assetti economici dell'industria cinematografica.
E’ comprensibile che quei cineasti che avevano fatto dell'assenza della parola e del suono il principio strutturale dell'espressione filmica, abbiano opposto resistenze a tale innovazione. Una delle spinte decisive alla ricerca di metodi di sincronizzazione di immagine e suono e al rapido passaggio alla realizzazione di film "sonori e parlati" fu sicuramente la concorrenza della radio. Per la comprensione della genesi del cinema sonoro e del suo sviluppo comunicativo e espressivo, è essenziale tenere presente questo rapporto di iniziale concorrenza con la radio. Le parentele tra radio e cinema sonoro sono molto strette: la tecnologia messa a punto per lo sviluppo della radio trovò parallela applicazione nella soluzione di alcuni problemi del cinema sonoro; furono le industrie del settore telefonico e radiofonico a mettere a punto i sistemi di riproduzione e amplificazione del suono che resero poi possibile la rivoluzione del cinema sonoro. La parentela risulta ancor più stretta quando osserviamo che lo sviluppo del sonoro si avvantaggiò e fu fortemente condizionato dagli effetti prodotti dal consumo radiofonico che aveva creato un'abitudine alla voce riprodotta, al realismo documentario della viva voce dei detentori del potere e dei beniamini dello spettacolo.
Il primo sincronizzatore tra immagine e audio fu nel 1926 un marchingegno chiamato Vitaphone, con il suono dei dischi sincronizzato con la proiezione, e nel 1928 del sistema Photophone, con il suono registrato sulla pellicola, l'elemento sonoro nel cinema venne impiegato principalmente per rafforzare l'effetto di realtà, mostrando spesso allo spettatore un universo inutilmente verboso e rumoroso, con l'inserimento del suono in funzione puramente mimetica. Ma l'apparecchiatura che lanciò il sonoro nel cinema, e di conseguenza decretò la morte del cinema muto fu il Movietone. Con questo era possibile registrare il sonoro direttamente sulla pellicola nella parte a fianco il fotogramma, sottoforma di variazione di luce, che durante la proiezione veniva riconvertita in segnale elettrico, quindi, poi in segnale sonoro. Con questo sistema finalmente si aveva la perfetta sincronizzazione tra le immagini e il sonoro.

Anche il “Regime fascista” si occupa della rinascita del film con l'introduzione del sonoro. In un'intervista del 23 giugno 1929 al presidente dell'Ente nazionale per la cinematografia Bisi, in margine ad un convegno tenuto a Padova, si legge: “Il fabbisogno italiano si può calcolare in 300 e 350 film all'anno. Come si vede, dunque, è il momento è il momento più opportuno per piazzare con facilità nel mercato italiano la produzione nazionale. Una seconda constatazione fatta a Padova, è stata la perfetta intesa per l'incrementazione della produzione cinematografica teatrale e quelli con l'Istituto Nazionale Luce che curano egregiamente la produzione delle pellicole di propaganda culturale ed educativa. Sul film sonoro si sa che l'Ente nazionale per la cinematografia ha già iniziato febbrilmente la sua attività produttrice negli stabilimenti provvisori della Farnesina, i primi stabilimenti per film sonori sorti inEuropa. Essi sono tecnicamente attrezzati in modo da poter superare le prime difficoltà tecniche ed artistiche che una simile lavorazione affatto nuova offre naturalmente. Lavoriamo in questo momento contemporaneamente con due troupe e due differenti soggetti e ne stiamo mettendo nel cantiere altri, e questo sempre negli stabilimenti della Farnesina. Il personale italiano è utilizzato nel suo giusto calore. Anzi una lode incondizionata va data ai giovani tecnici italiani che in pochissime settimane hanno saputo impadronirsi dell'impiego dei delicatissimi complicati meccanismi per la produzione dei films sonori”. E aggiungeva il presidente dell'Istituto Luce Sardi: “Non ci sarà da attendere molti anni che gli esperimenti ora in corso permetteranno, col loro sviluppo tecnico, di ottenere la trasmissione della visione di un qualunque film sonoro per mezzo della radio, cosicchè dalle apposite «stazioni», così come ora si trasmettono in ogni angolo del mondo discorsi e concerti, verranno diramati anche e sempre per le vie stesse, i programmi cinematografici e i «dal vero» della attualità”.

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