Alberto Collo |
“Alberto Collo, l'asso della
cinematografia italiana, nelle sere di mercoledì 5 e giovedì 6
corr. presenzierà al Verdi, alla visione del suo ultimo superfilm
sincronizzato sonoro: «La madre italiana». Spettacolo eccezionale,
al quale parteciperà pure, in alcune scene umoristiche d'ambiente
cinematografico, lo stesso Alberto Collo ed i suoi bravi artisti”.
Con questo trafiletto il “Regime fascista” del 4 giugno 1929
annunciava, novant'anni fa, l'arrivo a Cremona del primo film sonoro,
uno “spettacolo vario e popolare”. Non sappiamo quale sia stato
l'esito dell'esperimento, ma solo che lo spettacolo richiamò al
Politeama “un foltissimo pubblico”. D'altronde si trattava di
un'autentica novità: erano trascorsi solo due mesi dalla prima
registrazione di un film “parlato”, girato il 6 aprile dagli
operatori dell'Ente Nazionale per la Cinematografia di Roma per
immortalare il discorso di Mussolini avanti ai 25 mila alpini
radunati al Colosseo. Ed il duce, che ha personalmente assistito alla
proiezione, “ha espresso il suo favorevole giudizio”. “La madre
italiana”, poi chiamato
anche “Redenzione d'anime”, girato l'anno prima, è l'esperimento
più ambizioso del regista Silvio Laurenti Rosa, vero pioniere del
cinema sonoro in Italia, che a Bologna aveva costituito la
Società Anonima Superfilms Italiana, poi AIA (Artisti Italiani
Associati). Laurenti Rosa gira un film autarchico nel vero senso
della parola, in cui riveste tutti i ruoli tecnici, dal produttore al
macchinista, su un soggetto a tema eroico-nazionalista ambientato
durante la prima guerra mondiale. E' il suo ultimo film nell’era
del muto e anche il suo unico film da regista per più di dieci
anni, infatti, spazzate via dall’arrivo del sonoro, le piccole
produzioni sulle quali dal dopoguerra in poi aveva fatto leva per
emergere, ben presto saranno infatti solo un ricordo. Ecco la trama
del film: Alberto
e Fernando Bronzetti, figli di una povera vedova, lavorano nello
stabilimento dell'ingegner Rastelli. Un giorno, mentre alcuni amici
di Rastelli, tra cui la maliarda Claudia, visitano la fabbrica,
avviene uno scoppio e Fernando salva la donna. Si rivedono e
l'ingenuo giovane, sconvolto dalla passione, abbandona il lavoro.
Durante un alterco con il fratello, mentre la madre cerca di
dividerli, egli la colpisce involontariamente e credendo di averla
uccisa fugge in Francia. Scoppiata la guerra, Fernando si arruola
nell'esercito francese e Alberto in quello italiano. Dopo la vittoria
Fernando, riabilitatosi, torna dalla vecchia madre che sopporta
dignitosamente il dolore per la morte gloriosa di Alberto, caduto
eroicamente sul campo.
Silvio Laurenti Rosa |
Il
film fu girato a Bologna con pochi mezzi e quello presentato per la
prima volta a Cremona aveva il titolo "La madre italiana".
Dopo il taglio delle scene più cruente imposto dalla censura, con
l'eliminazione di mutilazioni, sbocchi di sangue, e via dicendo, il
film uscì nelle altre sale col titolo definitivo "Redenzione d'
anime" e il sottotitolo "Esaltazione del fante e della
madre italiana". L’interesse di Laurenti Rosa per il cinema
sonoro è attestato comunque già alla fine degli anni ’20. Tra
l’estate 1929 e la primavera 1930 Laurenti Rosa fa redistribuire
Garibaldi
e
Redenzione
d’anime,
e spesso, soprattutto nel caso del secondo film, con la presentazione
in sala, in occasione delle prime cittadine, dell’attore
protagonista, l’amico Alberto Collo. I film erano proposti in una
versione sonorizzata con un sistema italiano che tuttavia non sembrò
raccogliere particolari consensi. La sonorizzazione, annota per
esempio un recensore reduce dalla visione di Garibaldi,
«ci fa udire malamente i colpi di fucile e di cannone nelle
battaglie (uno sternuto al posto del rombo del cannone)». Nel 1931,
tuttavia, Laurenti Rosa brevetterà il sistema “Virophone”,
fornito di doppia cellula foto-elettrica con rifrazione prismatica,
che eliminava gli inconvenienti degli apparecchi in uso, destinato a
non aver molta fortuna.
Alberto
Collo, l'interprete principale del film, aveva alle spalle
un'esperienza teatrale, ma già vent'anni prima aveva
iniziato
a collaborare con la casa cinematografica Ambrosio Film,
interpretando ruoli comici; due anni dopo era passato alla Itala
Film, dove era stato scritturato per interpretare ruoli femminili
macchiettistici. Tra il 1913 e il 1924 era stato uno dei protagonisti
del cinema muto italiano, recitando con attori come Emilio Ghione e
Francesca Bertini e nel 1915 aveva avuto una parte in “Assunta
spina”, considerato uno dei film di maggiore successo del cinema
muto italiano. Dopo la crisi degli studi Fert, rilevati in seguito da
Stefano Pittaluga, Collo aveva abbandonato il mondo della celluloide
partecipando solo sporadicamente a qualche produzione. Con Collo
recitano nel film Laura Marini, Gino Allegri, Alma Bruni, Vittorio
Mantovani, Franz Sosta e Mario Mercati.
Il
cinema nell'epoca del muto si presentava, in un certo senso, già
"sonorizzato", in quanto durante le proiezioni si aveva
spesso un accompagnamento musicale e, a volte, una voce fuori campo
era incaricata di narrare le vicende che si susseguivano sullo
schermo. E'
merito di Stefano Pittaluga di aver presentato al Supercinema di Roma
"Il cantante di jazz", il primo film sonoro del 1927,
ceduto dalla Warner proprio a Pittaluga. Nel film era possibile
ascoltare gli attori sia cantare che parlare, anche solo per una
frase del protagonista rivolta al pubblico e un breve dialogo tra il
protagonista e la madre in tutto. Accusato dai critici e dai cinefili
di non prendere posizione nella produzione Pittaluga, pur ritenendo
che la situazione industriale del cinema italiano sia pessima, nel
1929, a prova della sua buona volontà, ristruttura a Roma gli studi
della Cines e si lancia così nella produzione. Il suo primo film è
"La canzone dell'amore" (1930) da un soggetto di Luigi
Pirandello, diretto da Gennaro Righelli. In seguito la legge sul
cinema del 18 giugno 1931 accoglie i consigli di Pittaluga: da un
lato, impone un tributo a chi importi o doppi i film stranieri
(tributo ora scomparso ma ereditato dalla Francia che ancora lo
adotta utilizzando poi gli introiti per finanziare il proprio
cinema); dall'altro concede crediti ai produttori e premi in denaro
calcolati sugli incassi. La legge contribuisce ad incrementare la
produzione italica mentre Pittaluga prosegue il suo lavoro di
produttore, producendo numerose commedie scacciapensieri come
Patatrac
di Righelli, Rubacuori
di Brignone, La
segretaria privata
di Alessandrini, ma dando anche possibilità di lavoro ad alcuni tra
gli autori più interessanti di questo decennio con film come "Sole",
opera prima di Alessandro Blasetti e "Rotaie" di Camerini,
entrambi del 1929.
Il primo film sonoro, "Il cantante di jazz" |
L'introduzione
del sonoro comporta una vera e propria rivoluzione non solo
nell'estetica del film, ma prima di tutto nelle tecniche produttive e
negli assetti economici dell'industria cinematografica.
E’
comprensibile che quei cineasti che avevano fatto dell'assenza della
parola e del suono il principio strutturale dell'espressione filmica,
abbiano opposto resistenze a tale innovazione. Una delle spinte
decisive alla ricerca di metodi di sincronizzazione di immagine e
suono e al rapido passaggio alla realizzazione di film "sonori e
parlati" fu sicuramente la concorrenza della radio. Per la
comprensione della genesi del cinema sonoro e del suo sviluppo
comunicativo e espressivo, è essenziale tenere presente questo
rapporto di iniziale concorrenza con la radio. Le parentele tra radio
e cinema sonoro sono molto strette: la tecnologia messa a punto per
lo sviluppo della radio trovò parallela applicazione nella soluzione
di alcuni problemi del cinema sonoro; furono le industrie del settore
telefonico e radiofonico a mettere a punto i sistemi di riproduzione
e amplificazione del suono che resero poi possibile la rivoluzione
del cinema sonoro. La parentela risulta ancor più stretta quando
osserviamo che lo sviluppo del sonoro si avvantaggiò e fu fortemente
condizionato dagli effetti prodotti dal consumo radiofonico che aveva
creato un'abitudine alla voce riprodotta, al realismo documentario
della viva voce dei detentori del potere e dei beniamini dello
spettacolo.
Il
primo sincronizzatore
tra immagine e audio fu nel 1926 un marchingegno chiamato Vitaphone,
con il suono dei dischi sincronizzato con la proiezione, e nel 1928
del sistema Photophone, con il suono registrato sulla pellicola,
l'elemento sonoro nel cinema venne impiegato principalmente per
rafforzare l'effetto di realtà, mostrando spesso allo spettatore un
universo inutilmente verboso e rumoroso, con l'inserimento del suono
in funzione puramente mimetica. Ma l'apparecchiatura che lanciò il
sonoro nel cinema, e di conseguenza decretò la morte del cinema muto
fu il Movietone.
Con questo era possibile registrare il sonoro direttamente sulla
pellicola nella parte a fianco il fotogramma, sottoforma di
variazione di luce, che durante la proiezione veniva riconvertita in
segnale elettrico, quindi, poi in segnale sonoro. Con questo sistema
finalmente si aveva la perfetta sincronizzazione tra le immagini e il
sonoro.
Anche
il “Regime fascista” si occupa della rinascita del film con
l'introduzione del sonoro. In un'intervista del 23 giugno 1929 al
presidente dell'Ente nazionale per la cinematografia Bisi, in margine
ad un convegno tenuto a Padova, si legge: “Il fabbisogno italiano
si può calcolare in 300 e 350 film all'anno. Come si vede, dunque, è
il momento è il momento più opportuno per piazzare con facilità
nel mercato italiano la produzione nazionale. Una seconda
constatazione fatta a Padova, è stata la perfetta intesa per
l'incrementazione della produzione cinematografica teatrale e quelli
con l'Istituto Nazionale Luce che curano egregiamente la produzione
delle pellicole di propaganda culturale ed educativa. Sul film sonoro
si sa che l'Ente nazionale per la cinematografia ha già iniziato
febbrilmente la sua attività produttrice negli stabilimenti
provvisori della Farnesina, i primi stabilimenti per film sonori
sorti inEuropa. Essi sono tecnicamente attrezzati in modo da poter
superare le prime difficoltà tecniche ed artistiche che una simile
lavorazione affatto nuova offre naturalmente. Lavoriamo in questo
momento contemporaneamente con due troupe e due differenti soggetti e
ne stiamo mettendo nel cantiere altri, e questo sempre negli
stabilimenti della Farnesina. Il personale italiano è utilizzato nel
suo giusto calore. Anzi una lode incondizionata va data ai giovani
tecnici italiani che in pochissime settimane hanno saputo
impadronirsi dell'impiego dei delicatissimi complicati meccanismi per
la produzione dei films sonori”. E aggiungeva il presidente
dell'Istituto Luce Sardi: “Non ci sarà da attendere molti anni che
gli esperimenti ora in corso permetteranno, col loro sviluppo
tecnico, di ottenere la trasmissione della visione di un qualunque
film sonoro per mezzo della radio, cosicchè dalle apposite
«stazioni», così come ora si trasmettono in ogni angolo del mondo
discorsi e concerti, verranno diramati anche e sempre per le vie
stesse, i programmi cinematografici e i «dal vero» della
attualità”.
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