Ricorre
quest'anno il cinquantesimo anniversario del Sessantotto, noto in
Europa come il “maggio francese”, perchè la
fase acuta della rivolta iniziò il 3 maggio, con i primi scontri
alla Sorbona di Parigi. La
miccia che innescò l'incendio fu una riforma, proposta da Christian
Fouchet (ministro dell'Educazione nel governo gollista di Georges
Pompidou), che tendeva a creare un legame stretto fra università e
mondo produttivo, marginalizzando le facoltà umanistiche. Tuttavia
era già da un anno che il mondo studentesco era in fermento a causa
del sovraffollamento delle università, dell'incertezza degli sbocchi
professionali, la crisi dei valori tradizionali, lo scarso ricambio
nelle classi dirigenti. A Trento, gli studenti avevano
occupato la Facoltà di sociologia mesi prima rispetto a quelli di
Nanterre, da cui tutto era iniziato. Il 2 maggio, dopo 40 giorni di
occupazione, l'Università di Nanterre fu sgomberata dalla polizia.
La prova di forza ebbe l'effetto opposto dal voluto e gli studenti
sloggiati si trasferirono alla Sorbona e contagiarono la maggiore
università parigina coi loro slogan: "L'immaginazione al
potere", "Tutto e subito", "Vietato vietare".
il 7 e l'8 grandi cortei attraversarono Parigi; il 10 nel Quartiere
Latino sorsero barricate e per tutta notte le vie divennero un campo
di battaglia, con centinaia di feriti. Il giorno 13 la rivolta toccò
l'apice: mentre un manipolo di studenti occupava la Sorbona, 800mila
scioperanti bloccavano Parigi. Per un mese la Francia fu incendiata
dalla rivolta, poi il vento cambiò e subentrò alla rivoluzione il
desiderio di nomalità. Ma intanto il dado era gettato. In Italia la
contestazione studentesca divampò qualche mese dopo, agli inizi di
novembre.
Gli studenti in Questura la mattina del 19 novembre (foto Faliva) |
A
Cremona il
6 novembre nella sala cooperative e mutue di via Beltrami 18, Roberto
Giammanco tiene una conferenza su “La rivolta degli studenti” su
invito di un gruppo di studenti cremonesi. Qualche giorno dopo a
manifestare la loro inquietudine sono per primi il 9 novembre gli
studenti dell'Istituto magistrale Sofonisba Anguissola, nel corso di
una tavola rotonda convocata dal giornale dell'istituto “Gruppo
66”, anche se si affrettano a chiarire di non essere “contestatori
nel senso violento che oggi si attribuisce al termine”,
ma solo interessati “ad una discussione aperta e civile sui
problemi che ci riguardano più da vicino e che investono tutto tutto
quanto il nostro futuro e il nostro avvenire di uomini e di
insegnanti”. La contestazione, però, è presente, e verte sulle
prospettive offerte dalla scuola, che ogni anno sforna decine di
abilitati all'insegnamento che, per accedere alla facoltà di
magistero, devono sostenere un esame di ammissione con il risultato
di creare schiere di maestri disoccupati. Il motivo? L'inflazione
degli studenti, attirati dai quattro anni di corso. Il dibattito è
acceso, animato da un lato dal presidente del parlamento
dell'Istituto Giovanni Gregori e da un'abilitata recente, Franca
Dall'Acqua, e dall'altra i professori Pontiroli, Barbieri e Marcocchi
e il direttore didattico Siboni.
I
temi della politica e dell'attualità sono ancora lontani in queste
prime manifestazioni spontanee di disagio, centrate soprattutto sui
temi del diritto allo studio fin da quando, ad inizio dell'anno
scolastico, nel settembre il Comitato di agitazione
studentesca, nucleo che dà luogo al Movimento Studentesco, aveva
diffuso un documento in cui si invitava a combattere nella scuola “il
classismo: il 90 % degli alunni delle scuole elementari sono figli di
lavoratori dipendenti, nella Università essi si riducono al solo
6%; l’autoritarismo poiché non abitua alla critica personale ma
solo ad assimilare un contenuto fornito da superiori (professori,
presidi, programmi ministeriali); l’antidemocrazia: gli studenti
non hanno alcun potere di controllo sui professori e i professori non
l’hanno sul preside”. il documento, annunciando la costituzione
del Movimento Studentesco, enunciava i principi su cui doveva basarsi
la lotta degli studenti: “Nessuna delega alla soluzione dei nostri
problemi; no al parlamentino. si all’assemblea; in ogni istituto si
devono creare dei nuclei di mobilitazione permanente tra loro
collegati e possibilmente ramificati per classe. studenti: l’azione
deve cominciare da oggi!”.
La protesta degli studenti il 20 novembre |
Da questi confini l'analisi si
allargherà nei mesi successivi ai temi più generali suggeriti
dall'attualità, come la pace, il Viet-Nam, l’America Latina e la
figura di Che Guevara, la Cecoslovacchia, la fame nel mondo. Già
l'anno prima, d'altronde, qualche studente come Deo Fogliazza
dell'Itis, aveva partecipato alla Marcia per la pace nel Vietnam
organizzata da Danilo Dolci, Ernesto Treccani e Don Gaggero, in due
tappe contemporanee: una che da Milano andava a Roma, l’altra che
raggiungeva Roma partendo dal Belice in Sicilia. Un gruppo di ragazzi
di Casalmaggiore aveva trascorso una settimana a Parigi per essere
presente alle lotte del maggio francese e nei luoghi storici del
dibattito extrascolastico, come il Ristorante Centrale, l’Osteria
del Vicolo del Cigno, Cinto ed altri si iniziava a discutere e ad
impostare volantini che poi venivano ciclostilati presso qualche
partito o sindacato che disponesse dell'attrezzatura necessaria,
sneza che dovesse interferire.
A
Cremona i temi di discussione vertono sui numerosi casi di
sovraffollamento in edifici vetusti ed inadatti, sugli orari ed i
trasporti scolastici, le mense e così via e su questi problemi
molto sentiti si elaborano in diverse scuole dettagliate piattaforme
rivendicative proprio utilizzando il diritto di riunione nelle aule.
Man mano, però, il movimento diventa meno “spontaneo”, si
struttura, si articola e politicizza, dialoga e polemizza coi “vecchi
partiti”, si confronta con le organizzazioni giovanili degli
stessi. C'è anche un gruppo che in via Oberdan si struttura in modo
autonomo e dà vita ad un giornaletto, “Il quarto lato del
triangolo” in cui affronta le tematiche più specifiche del mondo
studentesco cremonese, come ad esempio i i problemi degli studenti
“pendolari” che vengono con autobus e treni a Cremona dalla
provincia.
Nel
frattempo, però, inizia a crescere la tensione: l'11 novembre
avvengono tafferugli a Bologna e Roma. Il 12 novembre si tiene al
Cittanova l'assemblea degli studenti del Manin, la prima in orario di
lezione alla mattina, moderata da Floriano Soldi con relazioni di
quattro studenti: Conte, Mangani, Goi e lo stesso Soldi, al termine
della quale viene diramato un comunicato stampa, in cui si ribadisce
“l'assoluta infondatezza delle continue accuse che in altre sedi si
fanno ai giovani di non essere che strumento, portavoce di
determinati partiti e organizzazioni politiche. Niente di più falso:
per lo meno al liceo classico si è sentito un appello corale
all'unità e all'assoluta indipendenza del fronte studentesco e si è
sottolineato continuamente come da gran parte dei giovani sia del
tutto superato il discorso delle divisioni partitiche”.
Il provveditore Grimaldi parla agli studenti |
Il
13 novembre all'inaugurazione dell'anno dell'Università Cattolica di
Milano gli studenti inscenano una protesta abbandonando l'aula della
facoltà di lettere e filosofia, al liceo scientifico Leonardo da
Vinci la polizia interviene per sgombrare il corridoio del primo
piano dagli studenti che lo occupavano, al liceo Berchet 150 studenti
disertano le lezioni, a Ferrara polizia e carabinieri intervengono
per sedare la protesta degli studenti del liceo scientifico Antonio
Roiti contro il preside che non concede il diritto di riunirsi in
assemblea, a Fidenza un centinaio di studenti dell'istituto
commerciale Luca Paciolo sciopera contro la sostituzione
dell'insegnante di estimo agrario. Altre agitazioni avvengono a
Mestre, Roma e Bologna. La protesta non risparmia neppure il mondo
della cultura d'evasione. Si ribellano anche gli autori di fumetti
che disertano in massa il Salone dei Comics di Lucca ed il oltre
duecento firmano una dichiarazione contro le strumentalizzazioni
intellettualistiche cui sono soggetti: si trovano insieme a braccetto
Tex Willer e Trottolino, Zagor e Braccio di Ferro, Diabolik e
Tiramolla. E tra gli autori Jacovitti e Bruno Bozzetto, Pier Carpi e
i fratelli Montecchi, Armando Testa e Biassotti, soggettisti delle
storie di Topolino e Paperino. Il giorno dopo scendono in piazza
anche gli studenti di Firenze, Vigevano, Napoli, Sanremo, Genova,
Savona, Bari e Bologna.
Il
20 novembre anche a Cremona si tengono le prime manifestazioni: circa
settecento studenti delle Magistrali si recano davanti al
Provveditorato per consegnare una petizione con le loro richieste, a
loro si aggiungono anche studenti del Beltrami, dell'Industriale e
dello Stanga, mentre quelli dello Scientifico e del Classico si
limitano ad una protesta interna. Il preside del Beltrami Enzo
Maffini acconsente alle richieste perchè partecipi alla protesta una
delegazione dell'ultimo corso dei geometri, preoccupato per il crollo
di parte della cancellata dell'istituto sotto la pressione degli
studenti che in via Palestro sono sempre più numerosi. Nel corso del
pomeriggio il comitato studentesco decide indire per il giorno dopo
una manifestazione di tutti gli istituti superiori cittadini con la
richiesta dell'assemblea degli studenti in ogni istituto.
La protesta del 20 novembre |
All'appuntamento
in piazza Roma si ritrovano oltre seimila studenti che, incolonnati
da un discreto servizio d'ordine formato da agenti di polizia e
carabinieri, si dirigono verso piazza Cavour e corso Vittorio
Emanuele per raggiungere il Provveditorato agli studi. Sugli scalini
del palazzo è posizionato un microfono, dove, richiesto a gran voce,
si presenta il Provveditore Vero Grimaldi che “assicura che terrà
buon conto di tutte le proposte che gli verranno dagli alunni,
massimamente se esse saranno state presentate con quella cordialità,
della quale non si può fare a meno nelle relazioni umane. Invita,
quindi, i giovani a non disertare ancora le aule facendo presente che
la scuola, anche per chi non voglia attribuirle altri meriti, è
metodo, è graduazione, è programma; rileva inoltre che anche i
contestatori hanno ricevuto proprio nella contestata scuola
strumentazioni linguistiche ed attrezzature intellettuali sì da
poter esprimere in modo efficace le loro opinioni; nutre, infine, la
speranza che i giovani sappiano dignitosamente giovarsi del clima di
libertà e di benessere preparato con molta fatica dai loro padri”.
Il Provveditore, accolto con applausi, se ne va tra i mugugni. Tocca
agli studenti dir la loro. Il rappresentante degli istituti tecnici
chiede la ristrutturazione dei programmi, un nuovo metodo di
insegnamento, l'abolizione delle spese di studio, il diritto di
assemblea, e l'orario unico. Quello del liceo classico li liceo
unico, il tempo pieno, il presalario, la scuola obbligatoria fino ai
18 anni, le materie opzionali l'abolizione del voto e l'immediata
soluzione del problema edilizio. Lo scientifico rivendica la cassa
scolastica di studio, la ristrutturazione dei programmi negli
insegnamenti di chimica e disegno, l'assemblea per discutere sui
diritti degli studenti. A mezzogiorno la manifestazione di scioglie
in un clima di grande incertezza, nel pomeriggio di susseguono le
voci su un intervento del Provveditore per autorizzare la concessione
delle assemblee in tutti gli istituti ma, nonostante i tentativi
degli studenti, non vengono reperiti i presidi che possano
eventualmente confermare la notizia e, di conseguenza, si resta
d'accordo nel ritrovarsi la mattina successiva davanti ai cancelli
delle scuole per decidere il da farsi. Il giorno successivo tutti i
presidi, in accordo con il Provveditorato, concedono il diritto di
assemblea, ma tuttavia la protesta prosegue perchè ai ragazzi fermi
in attesa davanti ai cancelli degli istituti arriva la notizia che il
preside dell'Istituto professionale per il Commercio Einaudi di via
Cavallotti non ha concesso il diritto all'assemblea, ma, sembra solo
per la mancanza di un locale adatto, e che gli studenti del Liceo
Scientifico sarebbero stati rinchiusi nella scuola. Gli studenti del
Classico, dell'Industriale, Magistrali e Beltrami non entrano in
classe e si concentrano nuovamente in piazza Roma e raggiungono lo
Scientifico dove ad attenderli vi è un cordone di polizia. Tre
rappresentanti degli studenti entrano nell'istituto ed apprendono che
in realtà il diritto di assemblea è stato concesso e che gli
studenti sono entrati. Questa viene immediatamente convocata, e sarà
la prima nella storia del mondo studentesco cremonese, e delibera a
maggioranza di unirsi agli studenti che attendono in via Palestro. La
preside concede ai ragazzi di uscire da scuola e questi vengono
accolti all'esterno dagli applausi, poi tutti insieme si dirigono
nuovamente a parlare con il Provveditore Grimaldi, decidendo, dopo
l'incontro, il rientro a scuola.
La protesta del 20 novembre (foto Faliva) |
“Gli
studenti medi cremonesi hanno fatto un passo avanti verso l'auspicata
forma di colloquio con i docenti – commenta il cronista de “La
Provincia” - La dimostrazione è arrivata proprio ieri mattina
quando l'assemblea dello Scientifico, in piena libertà ha deciso di
uscire per solidarietà, unendosi ai colleghi che già manifestavano.
E' questo il primo atto di un colloquio che va concretizzato,
seriamente, con coscienza non solo dei propri diritti ma anche dei
propri doveri. Sottolineeremo come gli studenti cremonesi abbiano
compiuto con maturità queste agitazioni riuscendo ad escludere
qualsiasi interferenze di elementi che avrebbero potuto trarne
vantaggio di ordine partitito e politico. Non sono mancate, è vero,
alcune lamentele in ordine a questo particolare. Ma noi, in
coscienza, abbiamo seguito passo, passo lo svolgersi delle
manifestazioni e possiamo affermare che solo gli studenti hanno
manifestato, negando a chiunque la possibilità di strumentalizzarli.
Ciò è un fatto positivo perchè è solo dibattendo fra di loro i
problemi e con la comprensione dei professori che i giovani potranno
portare avanti le loro idee, le loro istanze a vantaggio non solo di
loro stessi ma anche della società. In questi tre giorni di
agitazione studentesca molti si sono chiesti: che cosa vogliono gli
studenti? Quali sono le loro idee? Interrogativi ai quali è
difficile dare risposte precise assolute. La «contestazione» degli
studenti era nella logica delle cose. Nel dopoguerra si sarebbe
dovuto verificare, parallelamente alle trasformazioni politiche,
economiche e sociali del paese, il passaggio dalla scuola di élite
(tipica di un particolare assetto sociale) alla scuola di massa. Di
fatto invece si è verificato solo un ampliamento di ciò che già
esisteva, senza adeguare le strutture fondamentali. La scuola è
ancora ancorata all'accademicità, al tecnicismo ed al nozionismo.
Ora il mondo studentesco è in agitazione. Molto spesso gli studenti
assumono posizioni di rottura nei confronti della società ma non
dimentichiamo che sino ad oggi non è stato fatto tutto o quanto meno
è stato fatto poco perchè essi possano trovare nella scuola non
solo il motivo meramente culturale ma anche la preparazione a quella
che sarà la vita professionale e civica. Sono grossi problemi,
d'accordo, che non si possono risolvere con la bacchetta magica ma
dobbiamo dare atto che anche per quelli piccoli si è agito in
ritardo”.
Il
movimento degli studenti proseguirà nel 1969. Momenti di tensione
avranno luogo nella primavera in Piazza Marconi, capolinea
dell’autotrasporto pubblico provinciale, con blocco dei bus da
parte degli studenti, con rivendicazioni di gratuità del trasporto
scolastico e relative agli orari.
Verrà
poi occupato l’ITIS - Chimici allora in via S. Lorenzo con
l’obiettivo dello studio e della realizzazione dell’orario unico,
che risultò piuttosto lunga ed impegnativa e che venne esacerbata
dalla voce che il Preside stesse elaborando una contropiattaforma
rispetto agli occupanti insieme a studenti di destra. All’occupazione
venne poi posta fine dall’intervento dei Carabinieri. Anche il
Liceo classico fu occupato per un breve periodo dagli studenti nel
febbraio 1969: l’occupazione, per l’atteggiamento più
disponibile del Preside, fu poi trasformata in assemblea permanente,
con gruppi di studio che si riunivano in orari non di lezione e che
si tennero per un lungo periodo.
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