martedì 20 novembre 2012

A Cremona il tesoro dei Catari


E’ la vigilia di Natale del 1243 quando Pierre-Roger de Mirepoix, assediato ormai da sette mesi nella rocca di Montsegur a 1207 metri d’altezza con 500 catari circondati da 10.000 uomini armati al comando di Luigi IX, in previsione della resa cerca di porre in salvo l’immenso tesoro ammassato negli anni precedenti. Si sta preparando un accordo che salvi la vita a quanti hanno combattuto coraggiosamente e abbiano rinnegato l’eresia. Per gli  altri il destino sarà quello di essere bruciati sul rogo. Matheus e Pierre Bonnet prendono tutti i cavalli validi che riescono a recuperare. Il tesoro, composto da pezzi d’oro e d’argento di grande valore, deve essere convogliato verso l’Italia, trasportato a cavallo fino a Port-la-Nouvelle dove un battello lo attende per condurlo a Genova. Vengono imbarcati anche i cavalli perchè il tesoro, lasciata Genova, deve in seguito essere portato verso Cremona. Il 1 gennaio 1244 il tesoro dei Catari veleggia verso l’Italia. La traversata dovrebbe durare otto giorni, ma una tempesta obbliga a sbarcare a Mentone. I cavalli ripartono verso Nord alla volta di Cuneo ed in quattro giorni giungono a Cremona.
L’ammodernamento della Cattedrale di Cremona, con la realizzazione del protiro e del rosone sulla facciata orientale ed il completamento del transetto settentrionale, e forse il rifacimento delle volte della navata centrale, ma anche l’ampliamento del palazzo comunale potrebbero essere stati realizzati con il tesoro scomparso dei catari. Sappiamo che a Cremona gli eretici godettero di vasta libertà di culto e movimento. Una forte comunità Catara vi si era insediata senza mai avere una “scuola” come a Concorezzo, Desenzano e Bagnolo San Vito. Non sappiamo neppure se la comunità di Cremona apparteneva all’ “Ordo Bulgarie” che praticava un dualismo mitigato (dipendente dalla chiesa di Concorezzo), all’ “Ordo Drugunthiae”, che praticava un dualismo assoluto (dipendente dalla chiesa di Desenzano) oppure all’ “Ordo Sclaveniae” che praticava un dualismo mitigato (dipendente dalla chiesa di Bagnolo San Vito). A Desenzano esisteva addirittura una Chiesa con oltre cinquecento “perfecti”, tra le principali in Italia e in Europa e vi predicava il vescovo Giovanni da Lugio, autore del “Liber de duobus principiis”, massimo teologo del catarismo, l'unico in grado di tener testa dottrinalmente ai “colleghi” cattolici. Nella vicina Sirmione la situazione era differente. La penisola lacustre era diventata l'estremo rifugio per tutti i catari perseguitati, senza distinzioni liturgiche e dottrinali.
Lì aveva trovato sede la gerarchia ecclesiastica albigese in esilio. Lì continuava le sue predicazioni il vescovo primate di Tolosa, Bernard Marty, fuggito da Cremona, dove aveva trovato temporaneamente rifugio dopo essere scampato all’eccidio di Montsegur.
Il 13 giugno 1251, infatti, il papa Innocenzo IV affidò a Pietro Rosini da Verona il compito di contrastare a Cremona l’influenza del vescovo cataro di Tolosa, Bernard Marty, che vi si era rifugiato per sfuggire all’invasione della sua terra da parte del cattolico re di Francia, dopo che, nel periodo di vacanza del pontificato, si erano verificati numerosi attacchi di eretici ai capisaldi papali, ivi compresi l’incendio della sede dell’Inquisizione e l’assassinio, il 28 maggio del 1242, di dieci suoi membri ad Avignone. Cremona dunque diede rifugio ai Catari in fuga dalla Provenza sotto assedio delle truppe francesi della “Crociata contro gli Albigesi” Nell’ottobre 1243, durante l’assedio a Montsegur, arrivò da Cremona Raymond de Niort, perfetto di Balesta, con un messaggio del vescovo cataro di Cremona che invitava i fratelli a rifugiarvisi e dove avrebbero ricevuto protezione.
Forti di questa informazione, il 23 dicembre verso mezzanotte, due fratelli catari, Matheus e Pierre Bonnet lasciarono di nascosto il castello assediato con diversi cavalli e portarono con loro il tesoro dei catari. Da Montsegur si portarono a Port-la Nouvelle dove, il primo gennaio 1244 si imbarcarono verso l’Italia. Arrivati al porto di Mentone, il tesoro abbandona il mare per proseguire per terra. I due fratelli Bonnet vengono aiutati ad attraversare le Alpi da catari residenti nel cuneese e proseguono quindi attraverso un percorso poco battuto fino a Cremona. Intanto prosegue l’assedio dei crociati a Montsegur. Il 12 marzo 1244 gli assediati propongono ai crociati una tregua di quindici giorni, prima della resa. E’ durante questa tregua che quattro catari riescono ad abbandonare ii castello; ci sono giunti pure i nomi di tre di essi: Amiel Aicart, Hugon e Poitevin, mentre del quarto non si sa nulla. Amiel Aicart e Hugon, molto probabilmente, prendono la via della Spagna, mentre Poitevin e l’altro personaggio si recano in Lombardia. Poitevin verrà segnalato appunto in Lombardia nel 1252 e nel 1255.
Il 16 marzo 1244, nella piana davanti al castello di Montsegur vengono bruciati 220 catari tra cui anche Raymond de Niort che aveva portato la lettera del vescovo cataro di Cremona nell’ottobre 1243. Chi era dunque il quarto uomo fuggito da Montsegur? E se non fosse vera la notizia che il 16 di marzo Bertrand Marty, alla testa di duecento catari, si consegnò agli assalitori? Le cronache ci descrivono Bertrand Marty come molto vecchio a capo dei suoi seguaci ai quali aveva appena imposto il “consolamentum”.  Le prime notizie di questo personaggio ci vengono da Tolosa, dove sappiamo che nel 1233 diventa diacono cataro e nel 1239 “figlio maggiore” (coadiutore) di Guihalbert de Castres, vescovo di Tolosa. Da queste date, non ci sembra che Marty sia stato molto vecchio, per cui è verosimile che nel 1251 fosse presente a Cremona e che vi predicasse 1’eresia catara. La notizia quindi del soggiorno del vescovo Bernard Marty nel 1251 nella nostra città ci svela un altro mistero. In tutte le cronache e leggende sulla fine di Montsegur, viene nominato come strenue difensore appunto Bernard Marty che sarebbe quindi stato bruciato, dopo la resa del castello, insieme a duecentoventi suoi confratelli nel 1244 e gli autori di tutte queste cronache si chiedono che fine avesse fatto il famoso “tesoro dei Catari”. Ma se Bernard Marty lo troviamo a Cremona appunto nel 1251, vuol dire che si era salvato dall’orribile fine con una fuga e che molto probabilmente si era portato al seguito il tesoro della comunità.
Infine, a Cremona il protettore dei catari, Uberto Pallavicino, viene spodestato nel 1268, i Catari vengono quindi imprigionati ed i loro beni confiscati. La bolla papale stabilisce che i beni confiscati debbano essere suddivisi per un terzo ai frati di S.Domenico e S.Francesco, un terzo alla chiesa per la lotta agli eretici ed un terzo al comune dove risiedono appunto gli eretici. Dal 1268 per circa venti anni, a Cremona assistiamo alla costruzione dei conventi domenicani e francescani, in duomo viene rifatta la facclata con l’inserimento del rosone, l’innalzamento del protiro e, forse, la copertura della navata maggiore con le volte; il comune raddoppia il palazzo comunale. Ecco dove forse è finito il famoso tesoro dei catari. Bernard Marty trovò probabilmente rifugio a Sirmione dove esisteva una forte comunità catara definitivamente debellata quando il signore di Verona, Mastino della Scala, desideroso di una riconciliazione col Papa per poter rafforzare il proprio potere, decise di accontentarlo debellando il covo di eretici sul lago. Insieme al vescovo ex inquisitore, Fra Temidio Spongati, fu scatenata una piccola crociata contro Sirmione, che non potendo tener testa alla potenza degli Scaligeri, capitolò. Era il novembre del 1276. Furono arrestati ben 166 tra vescovi e perfetti. Altri furono individuati più tardi. Tradotti con la forza a Verona, cominciò per essi un processo iniquo, che si sarebbe concluso nella maniera più tragica. Il 13 febbraio del 1278, nell'Arena della città, gli ultimi catari e le speranze del loro movimento furono arrostiti vivi in un immane rogo, a centinaia.

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