Una vecchia pubblicità di Anelli |
Una
bella storia cremonese che compie un secolo quest'anno e che ha
segnato, fino al 1968, cinquant'anni di primato indiscusso
nell'industria musicale. Una storia che sarebbe andata
irrimediabilmente perduta se la caparbietà del musicologo Fabio
Perrone, unita alla determinazione dimostrata dall'amministrazione
comunale di Crema, dalla Fondazione San Domenico e dall'Istituto
Musicale Folcioni non l'avessero salvata. E la mostra dedicata alla
“Società Anonima Anelli, Pianoforti Cremona (1918-1968)” che si
sta allestendo a Crema nell'aula magna di palazzo Verdelli, sede
della fondazione San Domenico e dell'Istituto musicale Folcioni, con
la presentazione, oggi, del bel catalogo curato da Fabio Perrone, è
il coronamento di un sogno, iniziato nella bottega di Ferdinando
Giordano all'ombra del Torrazzo, che ha preso forma, però in riva al
Serio, per il protrarsi del silenzio, durato dal 2014 al 2017, degli
amministratori cremonesi a cui era stata proposta. Ma tutto questo è
stato reso possibile grazie a Luciano Nazzari e Marco Tamagni, eredi
della grande tradizione cremonese della costruzione di pianoforti che
hanno messo a disposizione della città il materiale posseduto
perchè fosse adeguatamente valorizzato. La condizione era che
venisse creato uno spazio espositivo adeguato aperto al pubblico, che
ricordasse e documentasse questa straordinaria attività, prima
artigianale e poi industriale, che ha fatto di Cremona la capitale
indiscussa del pianoforte “made in Italy”. E non è un fatto da
poco, perchè in quegli anni le prodigiose scatole musicali prodotte
all’ombra del Torrazzo, furono in grado di rivaleggiare con i
mitici strumenti tedeschi, vero oggetto di culto per tutti gli
esecutori europei.
All’origine
della dinastia Anelli c’è Antonio, detto “El pitturin”, era
un artigiano assai versatile: scolpiva statue di santi in legno,
faceva il pittore, decorava ed indorava candelabri e cornici. Vi sono
chiese nel Piacentino e nel Lodigiano interamente rifinite da lui,
dall’organo ai quadri, ai candelabri. Nel 1836 da Santo Stefano
Lodigiano dove era nato nel 1795, trasferì la sua attività a
Codogno. Antonio ebbe un figlio, Gualtiero, qui nato nel 1838. Fin
dalla più tenera età Gualtiero aveva seguito il padre ed a
vent’anni era già un valente restauratore e costruttore di
organi, ma scomparve nel 1880 a soli 42 anni lasciando il figlio
Pietro, diciassettenne, alla custodia del nonno Antonio, da cui
ereditò la volontà e la grande tenacia. Nel 1882, però, morì
anche il nonno e Pietro, anche per sostenere la numerosa famiglia e i
fratelli più piccoli di cui era tutore si adoperò per cercare nuovi
lavori, aiutato in questo dal padre Emilio del convento
dell'Osservanza dei Frati minori riformati di Faenza, che gli procurò
i primi incarichi, tra cui l'organo della chiesa di Santa Maria in
Regola di Imola, la prima opera interamente realizzata da Pietro
Anelli nel 1886. Nel 1887 andò a lavorare a Genova con l’organaro
inglese George Trice, che era impegnato nella fabbricazione
dell’organo monumentale della Concezione di quella città, di cui
successivamente, in seguito allo scioglimento e alla messa in
liquidazione della società originaria, nel 1893 divenne socio e la
ditta prese la ragione sociale “Trice, Anelli & C”. Uno di
questi organi, il primo costruito da Anelli avvalendosi del sistema
Trice, fu visto ed acquistato dal cavalier Pacifico Inzoli di Crema,
desideroso di avere uno strumento costruito sul nuovo modello. Ma la
ruota della fortuna gira e la società lavora in perdita, per cui
Anelli, che nel frattempo per il suo lavoro riceve anche i
complimenti di Lorenzo Perosi, chiede agli azionisti londinesi la
possibilità di cedere la ditta ad un prezzo conveniente. La ditta,
che nel frattempo si è trasferita a Quarto, vicino a Genova, su
pressioni degli investitori inglesi viene invece venduta all’organaro
Vegezzi‐Bossi di Torino. Con la cessione della ditta cessa anche la
produzione degli organi e Antonio se ne torna a Codogno dove continua
a dedicarsi alla manutenzione degli organi e dei pianoforti. Ma i
tempi sono oramai maturi: il settore organistico è ormai
inflazionato per la presenza di Giuseppe, Angelo e Gaetano Cavalli,
Luigi Riccardi, Pacifico Inzoli e Giovanni Tamburini, che proprio
nella bottega Anelli aveva svolto il suo apprendistato, e Pietro
decide di dedicarsi alla costruzione di pianoforti, aprendo nel 1896
una succursale a Cremona, prima in corso Venezia 13, poi in corso
Umberto I. Prima di iniziare l'attività vera e propria in una nuova
bottega inaugurata il 17 giugno 1909 in piazza Filodrammatici, e poi
in corso Garibaldi 10, Pietro Anelli viaggia molto: a Berlino,
Stoccarda, Parigi, Braunschweig per conoscere le più grandi
fabbriche del settore. Pietro Anelli ha il culto della tradizione
liutaria cremonese e la sera suona il violino, che aveva studiato fin
da ragazzo. Intuisce che la tavola armonica dello strumento può
avere qualche affinità con quella del pianoforte e si appassiona a
questa ricerca.
Mascagni suona un pianoforte Anelli |
Un'altra
attività legata al nome di Pietro Anelli è la “Fabbrica rulli
musicali traforati Anelli e C.”; che nel 1908 diventa First
(Fabbrica Italiana Rulli Sonori Traforati). La fabbrica, fondata da
Pietro Anelli, ha sede in via Cesari presso l’ex Istituto Ciechi,
dove oggi è il Centro di formazione professionale CRForma ed è
diretta da maestro Michele D’Alessandro, compositore e direttore
della Banda cittadina. Ne fanno parte anche la Ricordi, l'editore
Edoardo Sonzogno, l'industriale Ugo Finzi, il banchiere Giuseppe
Sullam, il duca Uberto Scotti, ha un capitale iniziale di 200.000
lire e, già tra il marzo 1907 e l'ottobre 1908 riesce a pubblicare
un migliaio di rulli. La First rappresenta per quegli anni una novità
assoluta nel settore della produzione industriale di strumenti
musicali, con una quindicina di operaie che realizzano tra il 1910 ed
il 1912 ben 3767 rulli. Nel 1921 intanto entra nell’azienda un
altro grande personaggio destinato in futuro a far parlare di sé:
è Luigi Nazzari, che per il momento viene assegnato proprio al
reparto “autopiani”.
Finita
la guerra, che aveva visto un calo della produzione, avviene la
definitiva consacrazione dell'azienda. Pietro aveva registrato il suo
primo brevetto nel 1887, con il pianoforte a corista registrabile, e
nel 1918 la società è già in grado di realizzare cinque
pianoforti al giorno. Dopo la prima guerra mondiale esplodono le
fabbriche artigiane che si dedicano alla costruzione di pianoforti
verticali, magari storpiando i marchi stranieri ed Anelli decide di
far chiarezza dando alla luce un libretto, stampato in quindicimila
copie, dove si elencano uno per uno tutti i nomi utilizzati per
perpetrare gli imbrogli. Mentre scoppia la polemica Pietro, dopo anni
di studi e sacrifici, realizza uno strumento eccezionale, il
pianoforte “Apollo”, che regge il confronto con i migliori
prodotti tedeschi. In quel periodo lo stabilimento conta ben
quattrocento dipendenti, molti dei quali giunti da varie parti
d’Italia per imparare a Cremona i segreti della costruzione.
L’incremento raggiunto da questa impresa è tale che nel 1918 egli
costituisce la Società Anonima Anelli accrescendone non soltanto la
produzione, ma soprattutto la fama. Ne fanno parte gli azionisti
avvocato Ferdinando Piva, Pietro Anelli, l'avvocato Giacinto
Cremonesi, e Oreste Mainardi e in cinque anni decuplica il capitale.
L’anno dopo si rende necessario trasferirsi in un locale più
ampio e l’attività finisce nei locali dell’ex cinema Eden, dove
oggi è la caserma della Guardia di Finanza.
Una giovanissima Mina seduta su un pianoforte Anelli |
Nel
1912 ottiene il brevetto per la tastiera a leva registrabile, un
sistema, che permetteva di regolare di regolare la tastiera rendendo
più leggeri o più pesanti i tasti a seconda delle necessità del
pianista, nel 1922 quello per il processo produttivo metalpiano,
che consisteva nella produzione in serie dei telai fusi in ematite ai
quali veniva applicata la tavola armonica precedentemente preparata e
successivamente il sorniere, armata la piastra o griglia, prima di
inserire la meccanica nell'apposito alloggiamento del mobile,
consentendo grande rapidità nelle operazioni senza inficiare la
qualità del prodotto finito. Nel 1926 viene depositato un altro
brevetto relativo alla cassa armonica con triplice archetto, per
porre rimedio alla povertà di suono e alla minore durata dei suoni
del settore centrale-acuto rispetto a quelli del settore
centrale-grave. Dopo un tentativo di realizzare pianoforti verticali
integrati con altoparlanti applicati direttamente sula tavola
armonica, in modo da avere un suono più puro, profondo, potente e
vibrante, in alternativa ai pianoforti tedeschi Bechstein,
rispondendo alle nuove esigenze sonore determinate dalla diffusione
della radio, Pietro Anelli decide di sospendere per il 1931 la
produzione di pianoforti ma, dopo aver ottenuto l'appoggio dello
stesso Benito Mussolini che per villa Torlonia acquista un pianoforte
Anelli dove si esibivano Alfredo casella e Ildebrando Pizzetti, nel
1935 viene depositato il brevetto per la meccanica a ripetizione, un
sistema che consentiva nell'applicazione di una speciale molla che,
opportunamente registrata, permetteva la rapida ripercussione del
tasto e quindi la ripetizione rapida di notte per ottenere ribattuto,
trilli e tremoli.
Pietro
Anelli scompare il 27 gennaio 1939, non senza aver portato a termine,
nel 1930, un'altra grande impresa: l'acquisizione dei cimeli
stradivariani posseduti dal liutaio bolognese Luigi Fiorini, di cui
era divenuto amico dopo che questi, nel 1925, aveva visitato la
fabbrica di pianoforti di via Montello e si era detto disponibile a
donarli a Cremona a patto che venisse creata una scuola di liuteria.
Le redini della società vengono prese dal figlio Gualtiero che, in
via Garibotti, apre una linea produttiva di fisarmoniche, destinate
soprattutto al mercato americano. Nel frattempo, per fare fronte alla
richiesta ed ottimizzare la produzione, concentra la realizzazione
delle parti meccaniche dei pianoforti nella sede di via Montello e
decentra la costruzione e la verniciatura dei mobili presso la
Cavalli e Poli, l'altra storica industria musicale cremonese,
specializzata anche nelle aste dorate, fondata qualche anno prima da
Aristide Cavalli ed ora condotta dal figlio Lelio. Nel dopoguerra
dalla Anelli esce un altro fortunato modello, il verticoda, una
pianoforte più profondo e più sonoro di un tradizionale pianoforte
verticale, che combinava le necessità acustiche di un mezzacoda con
quelle di compattezza di uno strumento verticale.
La fabbrica Anelli in via Montello |
Negli
anni Sessanta iniziano le prime difficoltà finanziarie: la società
Anelli viene acquistata dalla Safem di Milano e Gualtiero resta nel
nuovo gruppo in qualità di amministratore delegato, mentre la
produzione si allarga ai mobili per televisori, ma questo non basta
per salvare la società che nel 1964 viene dichiarata fallita,
restando in amministrazione controllata fino al 1967. In settembre
viene costituita la “Fabbrica Italiana Pianoforti e Strumenti
musicali, FIP-Spa – Cremona” con sede in via Montello per la
costruzione e vendita di pianoforti, che però cessa d'esistere
qualche mese dopo quando il 21 giugno 1968 viene costituita, sempre
nella stessa sede, la “Fabbrica Pianoforti Cremona Spa” che non
ha migliore fortuna dei precedenti tentativi e viene sciolta e messa
in liquidazione dopo appena un anno di vita. Nel 1970 il marchio
“Anelli” viene venduto alla Farfisa, con una ripresa della
produzione per un altro decennio.
“Ecco
dunque- commenta Fabio Perrone a conclusione dell'avventura davvero
unica di Pietro Anelli - la necessità di raccontare, per onor di
storia e per rendere omaggio a quanto hanno lavorato per elevare
l'industria nazionale del pianoforte ai livelli europei, la vicenda
della 'Casa Anelli' e l'evoluzione di un certo modo di produrre
strumenti musicali nel Novecento. Oggi, con l'avanzare della nuova
economia globalizzata, la 'Anelli' appartiene a tutti gli effetti ad
un mondo che abbiamo definitivamente perduto ma che ha
caratterizzato, per molti decenni, la storia d'Italia”.
possiedo un pianoforte Anelli primissimi anni 900 verticale e bello da accordare- vorrei venderlo a chi posso rivolgermi? se potete darmi qualche indicazione sarebbe molto gradita, grazie Marta Fioravanti
RispondiEliminaLe suggerisco di rivolgersi all'esperto cremonese Fabio Perrone, che meglio di tutti conosce i prodotti Anelli, avendo curato anche l'allestimento della mostra permanente all'Istituto Folcioni di Crema
EliminaGrazie , molto interessante , il mio cognome è lo stesso. Onorata di essere Renza Anelli .
RispondiEliminasalve, come posso datare un pianoforte anelli di mia proprietà?
RispondiEliminaPossiedo un pianoforte anelli dovrebbe essere anni 20/30 all'interno è riportato un numero romano 13 che significa?
RispondiEliminaNe ho uno anche io con n. XIII
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