L'abbazia di Aduard in Frisia |
Il suo nome era stato cancellato
dalla memoria collettiva per oltre ottocento anni. Poi nel 1998 la diocesi di
Groningen ha esumato le sue spoglie dal sepolcro dove si trovavano dal 1298, e
con una processione solenne le ha trasportate nella nuova tomba appositamente
allestita per accoglierle. Ma a Cremona nessuno ne ha mai saputo nulla, dal
momento che le notizie del beato Emanuele di Sescalca si erano perse lungo le
strade della Frisia ormai da quasi un millennio. Davvero una vicenda
straordinaria quella di questo maestro e arcidiacono e poi vescovo di Cremona
dal 1290 al 1295, cacciato per discordie intestine e poi rifugiatosi
nell'abbazia cistercense di Adwert o Aduard nella Frisia occidentale, soppressa
nel 1594 e distrutta quasi totalmente nel 1941, dove, ancora in vita, venne
venerato come un santo. Il nostro Emanuele era dunque un monaco cistercense
giunto a Cremona in epoca imprecisata, ma sicuramente prima del 1277. In
quell'anno, infatti, con il titolo di maestro e rivestito della dignità di arcidiacono
della chiesa cremonese, viene ricordato all'Università di Parigi presso la
scuola di Gerardo di Cutri dove legge le decretali. Ben presto dovettero
nascere contrasti con il collegio dei decretalisti perché il nostro si sarebbe
rifiutato di pagare la metà della pensione dovuta per l'uso della scuola, senza
poter giustificare la sua richiesta con la documentazione di cui diceva di
essere in possesso. Dopo aver citato a testimoniare a suo favore davanti
all'ufficiale di Parigi anche il decano fu accusato di essere spergiuro e
ribelle e dunque privato del diritto di lettura. Per questo motivo, con ogni
probabilità, dovette tornare a Cremona dove, in quel momento, era in corso la
lotta per la successione al soglio episcopale. Qui, il 18 luglio 1290, era morto
il vescovo Ponzio Ponzoni, vicario di Cacciaconte de' Sommi e canonico della
Cattedrale. Alla sua scomparsa si riaccesero le lotte fra i canonici per
l'elezione del nuovo vescovo che fino al gennaio 1291 impedirono di fatto la
nomina di un nuovo presule. In realtà i contrasti avevano già avuto inizio poco
dopo il ritorno dell'arcidiacono Emanuele a Cremona. "Qui nuovi guai non
dovettero mancargli. La sua natura stessa - scrive Francesco Novati -
tutt'altro che pieghevole, se ne giudichiamo dal poco che ci è noto di lui,
s'incaricava di procacciargliene in copia,fra gente violenta, rissosa, pronta
sempre a battagliare per difendere diritti veri o immaginari. Emanuele, così, a
cagion delle sue dignità e de' suoi benefizi, più numerosi di quanto i canoni consentissero,
ebbe presto ad entrare in lotta con il vicario del vescovo, poscia col vescovo
stesso, con il capitolo, infine con tutti". Contro l'arcidiacono giunto da
Parigi si schiera subito il vescovo Cacciaconte de' Sommi accusandolo di
essersi rifiutato di rispondere alle domande del legato apostolico Bernardo di
Languissel vescovo di Arles in merito al fatto che non pagasse le decime. Il
vescovo lo accusa anche di detenere illegalmente la prepositura della chiesa di
S. Michele contro le decisioni delle leggi canoniche. Il 30 agosto 1286 il
nunzio episcopale Guglielmo, mansionario della Cattedrale viene incaricato di
intimare all'arcidiacono ribelle la citazione a comparire dinanzi al vescovo
per purgarsi delle accuse che gli vengono fatte, ma, non trovandolo in
canonica, gli intima la citazione pubblicamente. Emanuele non si dà per vinto e
ricorre al vescovo metropolita, presso il quale quasi sicuramente trova
benevola accoglienza, visto che in dicembre lo stesso Cacciaconte è costretto a
mandare un suo nunzio a Milano per diffidare l'arcivescovo Ottone Visconti dal
prestare ascolto alle eventuali accuse formulate contro di lui
dall'arcidiacono, in quanto già scomunicato. Una mossa che desta una grande
impressione nella curia arcivescovile di Milano, al punto tale che Ottone
Visconti l'11 giugno 1288 intima allo stesso Emanuele di presentarsi per
annunziargli personalmente di aver deciso di ritirare ed annullare tutti
processi iniziati, su sua istanza, contro Cacciaconte e la chiesa cremonese. Ma
Emanuele neppure questa volta si presenta: il vescovo vince sì la sua battaglia
contro il ribelle, ma il 16 luglio 1288 muore e frana con lui tutto il castello
di accuse faticosamente costruito contro l'arcidiacono, che, nonostante sia
stato scomunicato ben sette volte, alla scomparsa di Ponzio Punzoni, viene a
sua volta eletto dai fautori, che pure dovevano essere numerosi, alla dignità
vescovile. Le cose filarono liscio fino al 1295 quando Guizzardo da Persico
viene nominato vescovo dal Capitolo della Cattedrale e si reca alla Curia di
Roma per sostenere la propria elezione, contestata da due concanonici. Il 24
aprile 1296, mentre Emanuele è sempre vivo, muore il vescovo da Persico e papa
Bonifacio VIII decide di nominare titolare della diocesi cremonese il suo cappellano
Raineri del Porrina da Casole. Tuttavia sembra che Emanuele abbia continuato ad
esercitare le proprie funzioni, sia a Roma nel 1295, che nel cantone svizzero
dei Prigioni dove nello stesso anno dedicò due altari del monastero delle
Benedettine di Munster, nel 1296 presenziò alla consacrazione della chiesa dei
domenicani di Wezel infine nel 1297 ad Aduard, o Adwert, dove consacrò la
cappella dell'infermeria dell'abbazia di San Bernardo, fondata nel 1192 come
filiazione di Cluny. E' qui che Emanuele terminò la sua tribolata vicenda
terrena, morendo in odore di santità il 1 ottobre 1298. Il suo corpo fu sepolto
dinnanzi all'altare maggiore e la tomba venne ricoperta di una pietra che
recava scolpita la sua immagine e all'intorno l'epigrafe: "Hic jacet Emanuel
Dei gratia episcopus et comes, iuris utriusque professor, qui obiit anno Domini
MCCXCVIII ipso die remigai episcopi et confessoris. Cuius anima per
misericordiam Dei requiescat in pace. Amen". Eretico in patria, santo in
Olanda. E questo spiega la dimenticanza in cui S. Emanuele è caduto presso i
suoi concittadini.
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