martedì 4 dicembre 2012

Il violino è khazaro



Una docente di storia della musica alla Juilliard School di New York, Monica Huggett ha sostenuto recentemente che a trasformare la viola in violino non furono i liutai cremonesi bensì gli ebrei, fuggiti dalle persecuzioni in Spagna. Lo studio della Huggett, presentato nell’agosto 2009 a un simposio newyorkese davanti ai più grandi violinisti del mondo, è confortato da quello parallelo di Roger Prior, musicologo dell' università di Belfast, per il quale «esistono molte tracce dell'origine ebraica di questo strumento». L' indagine è complessa e passa per l'Inghilterra del ' 500, di Enrico VIII e d' una delle sue mogli, l' ebrea Emilia Bassano, che per ingentilire la vita di corte era solita invitare e ospitare musicisti italiani. Documenti dimostrerebbero che alcuni di questi suonatori, soprannominati «figli di Mosè», in contatto con le sinagoghe clandestine di Londra, venivano da Milano ed eramo di origine spagnola e portoghese, scappati con le loro viole nel 1492 e giunti nelle campagne lombarde a insegnare l' arte della liuteria. Non è un caso, sostengono i ricercatori, che proprio in quegli anni i reali inglesi s' appassionassero a «un nuovo, vivace strumento a corde». Uno studioso di storia ebraica, Franco Bontempi, è andato anche più in là e in una conferenza tenuta nell’ottobre 2008 a Chicago sull’origine del violino alla «The Twentieth Annual Conference of the Midwest Jewish Studies Association» ha sostenuto una serie di proposte sulla origine ebraica degli Amati.
In buona sostanza Bontempi si è convinto che sicuramente nella seconda metà del Cinquecento ci fossero numerose botteghe di liutai già affermate, tra cui quelle degli Amati e di Gasparo da Salò, ma che la costruzione del violino deve essere cercata più lontano, almeno un secolo prima, e ancora prima sarebbe iniziata l'evoluzione degli strumenti a corda.  E' necessario portare l’attenzione su quella infrastruttura che unisce tutta la pianura padana, che è la via Postumia. Essa collegava Aquileia con Genova ed era la strada dove passarono, nel primo millennio della nostra era,  le popolazioni che invasero l'Italia. Gli ultimi che attraversarono la pianura padana furono gli Ungari che, tra l'800 e il 900 d. C., entrarono  proprio lungo la via Postumia e occuparono le città tra Verona e Pavia. Liutprando da Cremona descrive  nella sua Antapodosis la loro avanzata. Insieme agli Ungari entrarono anche i Khazari. Si tratta di una popolazione, collocata inizialmente nella zona del Caspio, che si era convertita all'ebraismo e, nel 900 d. C. era stata scacciata dal proprio territorio dalla avanzata degli Slavi di Kiev. I Khazari erano stati accolti sia nell'impero bizantino che in Ungheria. Una volta entrati in Italia con gli Ungari essi si collocarono nella zona del basso lago di Garda. Ancora nel sedicesimo secolo gli statuti della Magnifica patria del lago di Garda, riferendosi a delle ordinanze di Federico II, quando si trovava a Cremona, parlano dei Khazari da loro definiti «Gazari». Sul lago essi erano chiamati Cuzeri. A Salò è conservata una lapide in ebraico di un loro rappresentante. Ora questi Khazari, a partire dal Mille, si stabilirono sul Garda e si specializzarono in particolari lavorazioni, soprattutto in quella del legno. La zona del lago era in questo periodo centro di movimenti ereticali, fra cui quello dei Catari. Non si deve sottovalutare il rapporto tra i Catari e i trovatori che usavano appunto degli strumenti a corda per cantare le loro composizioni. A questo gruppo deve essere attribuita l'invenzione del nome del violino. Nelle lingue neoromanze il nome ricorre nei primi decenni del Cinquecento ed è indicato come «vyolon».  Ora nel linguaggio dei Khazari noi abbiamo il termine «bulan» che deriva dal verbo «bul» e significa: «colui che ricerca». 
Noi sappiamo come il ricercare sia un genere musicale e fosse usato in modo particolare dai Trovatori. Io propongo un passaggio da bulan - vulan - violon/violin. E' interessante osservare che ancora del Cinquecento coloro che fabbricavano i violini erano chiamati violini loro stessi. Quindi inizialmente l'esecutore e lo strumento erano considerati una cosa sola. Il primo ricordo del violino si riferisce a uno strumento della metà del Quattrocento prodotto da un certo Kerlino. Ora la famiglia Cherlini era conosciuta sul lago di Garda e commerciava in salnitro. E apparteneva ad un'area in cui erano presenti numerose comunità ebraiche. Un altro liutaio della fine del Quattrocento era Jacopo della Corna. Ora questa determinazione riguarda generalmente i commercianti di armi e di altre merci, sempre sul lago. A partire dal Cinquecento, per le difficoltà sorte nelle Alpi a causa delle accuse riguardo a Simonino da Trento, gli ebrei lasciarono il territorio alpino e scesero nella pianura padana. Gli studi fatti sulla zona di Riva di Trento dimostrano come gli ebrei che erano nei territori del lago lasciarono quest'area e si spostarono nelle città: da Verona a Brescia, da Cremona a Mantova. Le antiche lavorazioni del legno furono mantenute. Alcuni, come la famiglia Bachi, trasferì le proprie conoscenze nel campo dell'arte tipografica. Questa famiglia andò prima a Verona, dove stampò alcuni libri, quindi a Praga dove realizzò una grande tipografia. Altri, come gli Amati, ripresero il lavoro delle botteghe che producevano strumenti musicali e si spostarono a Cremona. Per quanto riguarda la famiglia Amati  non si deve dimenticare che è un cognome presente in epoca storica sul lago di Garda dove esistono ancora delle famiglie che portano questo nome.
Il primo liutaio è Andrea (1505- 1577). E interessante notare come durante la visita di Carlo Borromeo, nel 1575, viene affermato: «Moses ha e insegna ad usare degli strumenti musicali...un cristiano insegna a usare la viola e sta nelle case degli ebrei». Inoltre il nome Amati deriva dal verbo «ahav», amare. La versione esatta sarebbe «Ahuvim», Amati appunto. La ricerca di Franco Bontempi, anche dall'analisi degli altri liutai del periodo, è consistita nel cogliere questo movimento di artigiani dal lago di Garda alle città padane. I Bertolotti, con Gasparo, si insediarono a Brescia, gli Amati a Cremona

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