E’ la vigilia di Natale del 1243 quando Pierre-Roger de
Mirepoix, assediato ormai da sette mesi nella rocca di Montsegur a 1207 metri
d’altezza con 500 catari circondati da 10.000 uomini armati al comando di Luigi
IX, in previsione della resa cerca di porre in salvo l’immenso tesoro ammassato
negli anni precedenti. Si sta preparando un accordo che salvi la vita a quanti
hanno combattuto coraggiosamente e abbiano rinnegato l’eresia. Per gli altri il destino sarà quello di essere
bruciati sul rogo. Matheus e Pierre Bonnet prendono tutti i cavalli validi che
riescono a recuperare. Il tesoro, composto da pezzi d’oro e d’argento di grande
valore, deve essere convogliato verso l’Italia, trasportato a cavallo fino a
Port-la-Nouvelle dove un battello lo attende per condurlo a Genova. Vengono
imbarcati anche i cavalli perchè il tesoro, lasciata Genova, deve in seguito
essere portato verso Cremona. Il 1 gennaio 1244 il tesoro dei Catari veleggia
verso l’Italia. La traversata dovrebbe durare otto giorni, ma una tempesta
obbliga a sbarcare a Mentone. I cavalli ripartono verso Nord alla volta di
Cuneo ed in quattro giorni giungono a Cremona.
L’ammodernamento della Cattedrale di Cremona, con la
realizzazione del protiro e del rosone sulla facciata orientale ed il
completamento del transetto settentrionale, e forse il rifacimento delle volte
della navata centrale, ma anche l’ampliamento del palazzo comunale potrebbero
essere stati realizzati con il tesoro scomparso dei catari. Sappiamo che a
Cremona gli eretici godettero di vasta libertà di culto e movimento. Una forte
comunità Catara vi si era insediata senza mai avere una “scuola” come a
Concorezzo, Desenzano e Bagnolo San Vito. Non sappiamo neppure se la comunità
di Cremona apparteneva all’ “Ordo Bulgarie” che praticava un dualismo mitigato
(dipendente dalla chiesa di Concorezzo), all’ “Ordo Drugunthiae”, che praticava
un dualismo assoluto (dipendente dalla chiesa di Desenzano) oppure all’ “Ordo
Sclaveniae” che praticava un dualismo mitigato (dipendente dalla chiesa di
Bagnolo San Vito). A Desenzano esisteva addirittura una Chiesa con oltre
cinquecento “perfecti”, tra le principali in Italia e in Europa e vi predicava
il vescovo Giovanni da Lugio, autore del “Liber de duobus principiis”, massimo
teologo del catarismo, l'unico in grado di tener testa dottrinalmente ai
“colleghi” cattolici. Nella vicina Sirmione la situazione era differente. La
penisola lacustre era diventata l'estremo rifugio per tutti i catari
perseguitati, senza distinzioni liturgiche e dottrinali.
Lì aveva trovato sede
la gerarchia ecclesiastica albigese in esilio. Lì continuava le sue
predicazioni il vescovo primate di Tolosa, Bernard Marty, fuggito da Cremona,
dove aveva trovato temporaneamente rifugio dopo essere scampato all’eccidio di
Montsegur.
Il 13 giugno 1251, infatti, il papa Innocenzo IV affidò a
Pietro Rosini da Verona il compito di contrastare a Cremona l’influenza del
vescovo cataro di Tolosa, Bernard Marty, che vi si era rifugiato per sfuggire
all’invasione della sua terra da parte del cattolico re di Francia, dopo che,
nel periodo di vacanza del pontificato, si erano verificati numerosi attacchi
di eretici ai capisaldi papali, ivi compresi l’incendio della sede
dell’Inquisizione e l’assassinio, il 28 maggio del 1242, di dieci suoi membri
ad Avignone. Cremona dunque diede rifugio ai Catari in fuga dalla Provenza
sotto assedio delle truppe francesi della “Crociata contro gli Albigesi”
Nell’ottobre 1243, durante l’assedio a Montsegur, arrivò da Cremona Raymond de
Niort, perfetto di Balesta, con un messaggio del vescovo cataro di Cremona che
invitava i fratelli a rifugiarvisi e dove avrebbero ricevuto protezione.
Forti di questa informazione, il 23 dicembre verso
mezzanotte, due fratelli catari, Matheus e Pierre Bonnet lasciarono di nascosto
il castello assediato con diversi cavalli e portarono con loro il tesoro dei
catari. Da Montsegur si portarono a Port-la Nouvelle dove, il primo gennaio
1244 si imbarcarono verso l’Italia. Arrivati al porto di Mentone, il tesoro
abbandona il mare per proseguire per terra. I due fratelli Bonnet vengono
aiutati ad attraversare le Alpi da catari residenti nel cuneese e proseguono
quindi attraverso un percorso poco battuto fino a Cremona. Intanto prosegue
l’assedio dei crociati a Montsegur. Il 12 marzo 1244 gli assediati propongono
ai crociati una tregua di quindici giorni, prima della resa. E’ durante questa
tregua che quattro catari riescono ad abbandonare ii castello; ci sono giunti
pure i nomi di tre di essi: Amiel Aicart, Hugon e Poitevin, mentre del quarto
non si sa nulla. Amiel Aicart e Hugon, molto probabilmente, prendono la via
della Spagna, mentre Poitevin e l’altro personaggio si recano in Lombardia.
Poitevin verrà segnalato appunto in Lombardia nel 1252 e nel 1255.
Il 16 marzo 1244, nella piana davanti al castello di
Montsegur vengono bruciati 220 catari tra cui anche Raymond de Niort che aveva
portato la lettera del vescovo cataro di Cremona nell’ottobre 1243. Chi era
dunque il quarto uomo fuggito da Montsegur? E se non fosse vera la notizia che
il 16 di marzo Bertrand Marty, alla testa di duecento catari, si consegnò agli
assalitori? Le cronache ci descrivono Bertrand Marty come molto vecchio a capo
dei suoi seguaci ai quali aveva appena imposto il “consolamentum”. Le prime notizie di questo personaggio
ci vengono da Tolosa, dove sappiamo che nel 1233 diventa diacono cataro e nel
1239 “figlio maggiore” (coadiutore) di Guihalbert de Castres, vescovo di
Tolosa. Da queste date, non ci sembra che Marty sia stato molto vecchio, per
cui è verosimile che nel 1251 fosse presente a Cremona e che vi predicasse
1’eresia catara. La notizia quindi del soggiorno del vescovo Bernard Marty nel
1251 nella nostra città ci svela un altro mistero. In tutte le cronache e
leggende sulla fine di Montsegur, viene nominato come strenue difensore appunto
Bernard Marty che sarebbe quindi stato bruciato, dopo la resa del castello,
insieme a duecentoventi suoi confratelli nel 1244 e gli autori di tutte queste
cronache si chiedono che fine avesse fatto il famoso “tesoro dei Catari”. Ma se
Bernard Marty lo troviamo a Cremona appunto nel 1251, vuol dire che si era
salvato dall’orribile fine con una fuga e che molto probabilmente si era
portato al seguito il tesoro della comunità.
Infine, a Cremona il
protettore dei catari, Uberto Pallavicino, viene spodestato nel 1268, i Catari
vengono quindi imprigionati ed i loro beni confiscati. La bolla papale
stabilisce che i beni confiscati debbano essere suddivisi per un terzo ai frati
di S.Domenico e S.Francesco, un terzo alla chiesa per la lotta agli eretici ed
un terzo al comune dove risiedono appunto gli eretici. Dal 1268 per circa venti
anni, a Cremona assistiamo alla costruzione dei conventi domenicani e
francescani, in duomo viene rifatta la facclata con l’inserimento del rosone,
l’innalzamento del protiro e, forse, la copertura della navata maggiore con le
volte; il comune raddoppia il palazzo comunale. Ecco dove forse è finito il
famoso tesoro dei catari. Bernard Marty trovò probabilmente rifugio a Sirmione
dove esisteva una forte comunità catara definitivamente debellata quando il
signore di Verona, Mastino della Scala, desideroso di una riconciliazione col
Papa per poter rafforzare il proprio potere, decise di accontentarlo debellando
il covo di eretici sul lago. Insieme al vescovo ex inquisitore, Fra Temidio
Spongati, fu scatenata una piccola crociata contro Sirmione, che non potendo
tener testa alla potenza degli Scaligeri, capitolò. Era il novembre del 1276.
Furono arrestati ben 166 tra vescovi e perfetti. Altri furono individuati più
tardi. Tradotti con la forza a Verona, cominciò per essi un processo iniquo,
che si sarebbe concluso nella maniera più tragica. Il 13 febbraio del 1278,
nell'Arena della città, gli ultimi catari e le speranze del loro movimento
furono arrostiti vivi in un immane rogo, a centinaia.