martedì 29 gennaio 2019

Tiburzio Massaino, un genio barocco dimenticato

Tiburzio Massaino, chi era costui? Cremona si è troppo presto dimenticata di questo grande musicista che ha avuto solo il torto di essere stato contemporaneo di due altri mostri sacri, suoi concittadini, come Marcant'Antonio Ingegneri e Claudio Monteverdi. La sua fama di compositore Tiburzio se l'è infatti costruita tutta all'estero, a Venezia, Roma, Praga e Salisburgo, dove ha fondato la cappella musicale del duomo. Cremona gli ha tributato l'unico ricordo nel 1971, con la pubblicazione, da parte della Fondazione Claudio Monteverdi, dell'edizione crticia dei “Sacri modulorum concentus”, edito la prima volta a Venezia nel 1592, curata da Raffaello Monterosso.
Quasi cinquant'anni dopo, nell'ottobre del 2018, si è tenuta a Venezia la prima esecuzione moderna di una sua opera dopo 400 anni, da parte dell'ensemble Modulata Carmina. Si tratta della monumentale Missa “Conserva me Domine” che Tiburzio Massaino scrisse per la Basilica del Redentore a Venezia dove una lunga tradizione lega gli abitanti al ricordo di uno dei momenti più tragici della storia della città, quella che nel 1577 vide terminare due anni di lotta contro un’epidemia di peste che portò alla tomba oltre cinquantamila persone. Il Doge, seguito dal Senato, aveva fatto voto solenne di erigere un tempio in onore del Santo Redentore, qualora la città fosse stata liberata dalla peste. Quel tempio è oggi la stupenda basilica che Palladio realizzò sulla sponda dell’Isola della Giudecca che guarda verso San Marco dalla cui piazza, da allora, ogni anno, un ponte di barche fa da cornice alla processione mattutina che vede autorità civili e religiose recarsi in preghiera al tempio votivo per ringraziare Dio di aver liberato Venezia da tale flagello. 
L'edizione praghese del 1592
Tiburzio Massaino nacque a Cremona, probabilmente poco prima del 1550, anche se la sua origine cremonese, come gran parte delle notizie biografiche che lo riguardano, è attestata dai frontespizi delle stampe musicali. Della famiglia del Massaino non si sa nulla, se non che egli ebbe un fratello di nome Luca, capo dei soldati veneti a Creta.
In giovane età Tiburzio entrò nell’Ordine degli agostiniani eremitani, probabilmente nel convento piacentino di S. Lorenzo. Dalla dedica del Primo libro de madrigali a cinque voci (Venezia, figli di A. Gardano, 1571) a Ottavio Farnese, duca di Parma e Piacenza, sappiamo che nel gennaio 1571 si trovava a Roma. Secondo i manoscritti secenteschi dello storico cremonese Giuseppe Bresciani, il Massaino ebbe la carica di musicorum praefectusin S. Maria del Popolo, chiesa che fin dalla seconda metà del Quattrocento era degli agostiniani della congregazione lombarda, a cui egli stesso apparteneva. Un’ulteriore traccia del collegamento fra Tiburzio e l’ambiente romano è la dedica del suo Primo libro de madrigali a quattro voci (Venezia, A. Gardano, 1569) a Giulia Orsini, moglie del modenese Baldassarre Rangoni e figlia del condottiero pontificio Camillo. A un altro figlio di quest’ultimo, Paolo, è dedicato il Secondo libro di madrigali a cinque voci (ibid., erede di G. Scotto, 1578), in cui il Massaino afferma di essere “da gran tempo” servitore della famiglia dei Rangoni, marchesi di Longiano e signori di Spilamberto. È probabile che Tiburzio abbia conosciuto Paolo Orsini a Venezia, dove era in servizio dal 1571 nell’esercito della Serenissima, lo stesso in cui militava come generale il cognato Baldassarre Rangoni. Allo stato attuale delle conoscenze si suppone che i Rangoni, forse conosciuti dal Massaino già durante il soggiorno piacentino, fossero il tramite nei rapporti fra lui e gli Orsini, benché non si possa escludere l’ipotesi contraria.
Sempre a Venezia Tiburzio conobbe altri due musicisti agostiniani, Ludovico Zacconi e Ippolito Baccusi. E nel 1579 fu incaricato di curare la raccolta di madrigali intitolata Trionfo di musica , destinata a celebrare le nozze fra Bianca Capello e Francesco de’ Medici e comprendente brani suoi e di altri musicisti, fra i quali Claudio Merulo, Baldassarre Donati, Orazio Vecchi, Philippe de Monte e Alessandro Striggio. Negli anni successivi Massaino svolse la sua attività tra la Repubblica veneta e il Ducato di Milano: nel 1580 firmò da Lodi la dedica del secondo libro dei Sacri cantus quinque paribus vocibus  e a metà del 1585 fu assunto, con contratto triennale, come maestro di cappella del duomo di Salò, dopo la morte di Agostino Bertolotti. Il contratto, tuttavia, fu sciolto in anticipo, cosicchè nel luglio del 1587 Tiburzio. chiese al Comune di Salò di poter lasciare temporaneamente l’incarico per recarsi a Costantinopoli al seguito di un “antiquo padrone”, il “cavagliere Moro”, ambasciatore della Serenissima, con cui diceva di essere già stato in Francia, proponendo come sostituito il musicista agostiniano Teodoro da Lucca, in servizio presso il vescovo di Ventimiglia.
L’ambasciatore a cui il nostro fa riferimento nei documenti è identificabile con Giovanni Moro, nel 1581 ambasciatore veneziano in Francia e nell’agosto 1587 bailo a Costantinopoli, dove rimase fino all’inizio del 1590. Nonostante avesse manifestato alla Comunità di Salò l’intenzione di assentarsi solo momentaneamente con la speranza di riavere il posto al rientro, tanto da dichiarare la città sua seconda patria e luogo ideale per la sua sepoltura, Tiburzio in realtà. non vi fece più ritorno: all’inizio del 1588 i consiglieri salodiani elessero quindi un nuovo maestro di cappella. Un’ulteriore conferma dei suoi viaggi in Francia e a Costantinopoli si trova in un sonetto, in lode del Massaino, del lodigiano Giovanni Francesco Medici: nel titolo del componimento il musicista cremonese è definito “musico famosissimo in Costantinopoli, Alemania, Francia e Italia”. A metà del 1587, prima di partire per l’Oriente con Giovanni Moro, Massaino diede alle stampe due opere: Il terzo libro de madrigali a cinque voci , dedicato a Rodolfo Gonzaga, marchese di Castiglione delle Stiviere, e il Secundus liber missarum quinque vocibus, dedicato al conte Mario Bevilacqua, mecenate veronese e promotore di un rinomato ridotto musicale.
Il duomo di Salisburgo
Da alcuni documenti conservati a Salisburgo, risalenti a metà del 1590, si apprende che Massaino, dopo aver lavorato, probabilmente dal 1588 o 1589, come cantore e maestro di cappella presso la corte dell’arciduca Ferdinando II a Innsbruck, nel 1590 passò al servizio dell’arcivescovo di Salisburgo Wolf Dietrich von Raitenau, al quale dedicò nello stesso anno il Motectorum quinque vocum… liber tertius , stampato a Venezia. L’arcivescovo di Salisburgo, che a Roma aveva frequentato il collegio Germanico e la cappella musicale dello zio Marco Sittico Altemps, voleva rianimare e riorganizzare la musica di corte; affidò quindi gran parte di questa responsabilità a Massaino, che fu costretto a reperire con celerità nuovi musicisti. In uno scambio epistolare con l’arcivescovo, Ferdinando II accusò il cremonese di aver tentato di attrarre clandestinamente alla corte salisburghese alcuni cantori attivi a Innsbruck. Cominciarono, quindi, a circolare insinuazioni sul Massaino che nell’ottobre 1591, accusato di sodomia, dovette lasciare Salisburgo nel giro di tre giorni Si recò quindi a Praga, dove incontrò il maestro di cappella Philippe de Monte e gli dedicò nel 1592 il Liber primus cantionum ecclesiasticarum. Nella dedica, oltre a professare la propria innocenza dalle accuse mossegli a Salisburgo, sottolineò come avesse composto in carcere i mottetti pubblicati nella raccolta. Al soggiorno praghese, faceva riferimento la scritta apposta sotto il ritratto di Massaino un tempo collocato nella biblioteca del convento agostiniano di Cremona, secondo quanto racconta Francesco Arisi, nella sua Cremona literata (1702).
Durante i quasi quattro decenni del regno di Rodolfo II (1576-1612) operavano a corte, sia pure con ruoli diversificati, circa 300 musicisti, di cui 234 di area fiamminga/tedesca, 50 italiani (circa il 17%), otto boemi, sette spagnoli e un inglese; tra gli italiani troviamo Camillo Zanotti, Alessandro Orologio, Stefano Felis, Tiburzio Massaino, Giovanni Battista Dalla Gostena, per citare i più noti. Nel ricco e variegato panorama della corte rodolfina le attività musicali erano ripartite in due diverse organizzazioni: la Cappella musicale, cui erano legati i cantanti e gli strumentisti, e le Stalle imperiali, cui appartenevano trombettieri e timpanisti. Spesso l'area d'origine dei musici di corte ne denotava la specializzazione: i trombettieri provenivano principalmente da Udine, Brescia e Verona; i violinisti e musici da camera generalmente da Cremona. Particolare era inoltre la provenienza legata alla specializzazione dei singoli protagonisti: i discantisti dalla Spagna, altri cantanti prevalentemente dai Paesi Bassi, i trombettieri dal nord d'Italia, i timpanisti dalla Germania, mentre i musici da camera erano in prevalenza fiamminghi e italiani. Tra i cremonesi alla corte di Praga troviamo anche Mauro Sinibaldi, marito della celebre cantante e liutista della corte asburgica Marta, i tre fratelli Alberto, Carlo e Giovanni Paolo Ardesi prima come trombettieri, ma presto diventati musici da camera e poi nobilitati. Dal momento che, come abbiamo detto, i cremonesi sono stati nella maggior parte violinisti, questo potrebbe far supporre che la nascente arte liutaria cremonese possa aver influenzato già nella seconda età del Cinquecento anche le scelte esecutive della corte.
A. Van Haache, Rodolfo II d'Asburgo
Tuttavia non sono finora emerse ulteriori notizie sui possibili rapporti professionali di Massaino con la corte praghese di Rodolfo II d’Asburgo, ed è probabile che non riuscì a ottenervi un incarico stabile, se nel 1592 tentò di conquistarsi il favore di importanti personalità bavaresi: dedicò infatti al duca Guglielmo V di Baviera la raccolta dei Sacri modulorum concentus stampati a Venezia nel 1592 e composti a Monaco, dove verosimilmente si era recato, e il primo libro delle Sacrae cantiones… a Marcus, Johann e Jakob Fugger, importanti banchieri e mecenati musicali, di cui si suppone che Tiburzio, fu, per breve tempo, al servizio.
Non avendo dunque trovato un impiego fisso nelle corti di Praga e Monaco, Tiburzio ritornò in Italia: nel biennio 1594-95 la sua presenza è infatti attestata a Cremona, dove probabilmente era attivo come maestro di cappella della chiesa di S. Agostino. Tuttavia egli mantenne i rapporti con l’ambiente bavarese: dedicò infatti il Quarto libro de’ madrigali a cinque voci  del 1594 al consigliere italiano del duca di Baviera, Tommaso Mermanni; il Primus liber missarum sex vocibus  del 1595 a Jakob di Johann Fugger, prevosto del duomo di Costanza; nonché il Missarum octonis vocibus liber primus del 1600 all’abate del convento di Tegernsee, nella cui dedica sottolineò i vari protettori che poteva vantare nella Germania meridionale.
Negli anni 1598-99 fu maestro di cappella a Piacenza, impiego ottenuto probabilmente grazie alla protezione di Claudio Rangoni, zio di Baldassarre e vescovo della città dal 1596. È verosimile dunque che Massaino sia stato chiamato a Piacenza già nel giugno 1597, dopo la morte del francese Luigi Roinci. Verso il 1600, lasciato questo posto a Giulio Cesare Quinzani, assunse lo stesso incarico presso la cattedrale di Lodi, mantenendolo fino al 1608. Sempre dalla raccolta poetica del lodigiano Giovanni Francesco Medici si apprende che a Lodi Massaino, oltre a comporre musica sacra, fu incaricato di mettere in musica intermedi per la rappresentazione di tragedie o pastorali allestite dalla locale compagnia degli Improvvisi nelle dimore nobiliari e in occasione di importanti eventi, come le nozze di aristocratici. Tuttavia, Tiburzio probabilmente mirava a trovare un impiego presso la corte di Mantova, all’epoca molto ambita dai musicisti: nel 1604 e nel 1607 dedicò al duca Vincenzo Gonzaga ben due opere, i Madrigali a sei voci… libro primo  e la Musica per cantare con l’organo, ma l’omaggio non gli fu sufficiente a ottenere lo sperato incarico. Nel frattempo continuò a mantenere rapporti saltuari con Piacenza: nel 1604 offrì infatti Il secondo libro de madrigali a sei voci al conte e poeta piacentino Orazio Anguissola e, secondo documenti contabili, nel 1607 lavorò nella chiesa di S. Maria di Campagna. Nel 1609 si trasferì di nuovo in questa città, lasciando all’allievo Antonio Savetta l’incarico presso la cattedrale di Lodi.
Dopo il 1609 non si hanno più notizie sul nostro musicista ed è presumibile che sia morto di lì a poco. Il Massaino pubblicò 34 stampe musicali, numero di gran lunga superiore a quello di molti compositori coevi e la sua notorietà è attestata dalla presenza di sue composizioni in stampe antologiche coeve, soprattutto tedesche, e dalle dimostrazioni di stima di storici e teorici musicali fra Sei e Settecento.  La sua produzione, assai variegata e ricca di soluzioni ardite, riflette l'inquietudine della sua vita. Nelle composizioni religiose corali e strumentali, ad esempio, mostra grande capacità ed estro nelle elaborazioni contrappuntistiche, spingendosi sino a comporre brani per 8 e 16 tromboni e mottetti a ben sedici voci.


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