venerdì 27 aprile 2018

Pietro Anelli, il signore del pianoforte


Una vecchia pubblicità di Anelli
Una bella storia cremonese che compie un secolo quest'anno e che ha segnato, fino al 1968, cinquant'anni di primato indiscusso nell'industria musicale. Una storia che sarebbe andata irrimediabilmente perduta se la caparbietà del musicologo Fabio Perrone, unita alla determinazione dimostrata dall'amministrazione comunale di Crema, dalla Fondazione San Domenico e dall'Istituto Musicale Folcioni non l'avessero salvata. E la mostra dedicata alla “Società Anonima Anelli, Pianoforti Cremona (1918-1968)” che si sta allestendo a Crema nell'aula magna di palazzo Verdelli, sede della fondazione San Domenico e dell'Istituto musicale Folcioni, con la presentazione, oggi, del bel catalogo curato da Fabio Perrone, è il coronamento di un sogno, iniziato nella bottega di Ferdinando Giordano all'ombra del Torrazzo, che ha preso forma, però in riva al Serio, per il protrarsi del silenzio, durato dal 2014 al 2017, degli amministratori cremonesi a cui era stata proposta. Ma tutto questo è stato reso possibile grazie a Luciano Nazzari e Marco Tamagni, eredi della grande tradizione cremonese della costruzione di pianoforti che hanno messo a disposizione della città il materiale posseduto perchè fosse adeguatamente valorizzato. La condizione era che venisse creato uno spazio espositivo adeguato aperto al pubblico, che ricordasse e documentasse questa straordinaria attività, prima artigianale e poi industriale, che ha fatto di Cremona la capitale indiscussa del pianoforte “made in Italy”. E non è un fatto da poco, perchè in quegli anni le prodigiose scatole musicali prodotte all’ombra del Torrazzo, furono in grado di rivaleggiare con i mitici strumenti tedeschi, vero oggetto di culto per tutti gli esecutori europei.
All’origine della dinastia Anelli c’è Antonio, detto “El pitturin”, era un artigiano assai versatile: scolpiva statue di santi in legno, faceva il pittore, decorava ed indorava candelabri e cornici. Vi sono chiese nel Piacentino e nel Lodigiano interamente rifinite da lui, dall’organo ai quadri, ai candelabri. Nel 1836 da Santo Stefano Lodigiano dove era nato nel 1795, trasferì la sua attività a Codogno. Antonio ebbe un figlio, Gualtiero, qui nato nel 1838. Fin dalla più tenera età Gualtiero aveva seguito il padre ed a vent’anni era già un valente restauratore e costruttore di organi, ma scomparve nel 1880 a soli 42 anni lasciando il figlio Pietro, diciassettenne, alla custodia del nonno Antonio, da cui ereditò la volontà e la grande tenacia. Nel 1882, però, morì anche il nonno e Pietro, anche per sostenere la numerosa famiglia e i fratelli più piccoli di cui era tutore si adoperò per cercare nuovi lavori, aiutato in questo dal padre Emilio del convento dell'Osservanza dei Frati minori riformati di Faenza, che gli procurò i primi incarichi, tra cui l'organo della chiesa di Santa Maria in Regola di Imola, la prima opera interamente realizzata da Pietro Anelli nel 1886. Nel 1887 andò a lavorare a Genova con l’organaro inglese George Trice, che era impegnato nella fabbricazione dell’organo monumentale della Concezione di quella città, di cui successivamente, in seguito allo scioglimento e alla messa in liquidazione della società originaria, nel 1893 divenne socio e la ditta prese la ragione sociale “Trice, Anelli & C”. Uno di questi organi, il primo costruito da Anelli avvalendosi del sistema Trice, fu visto ed acquistato dal cavalier Pacifico Inzoli di Crema, desideroso di avere uno strumento costruito sul nuovo modello. Ma la ruota della fortuna gira e la società lavora in perdita, per cui Anelli, che nel frattempo per il suo lavoro riceve anche i complimenti di Lorenzo Perosi, chiede agli azionisti londinesi la possibilità di cedere la ditta ad un prezzo conveniente. La ditta, che nel frattempo si è trasferita a Quarto, vicino a Genova, su pressioni degli investitori inglesi viene invece venduta all’organaro Vegezzi‐Bossi di Torino. Con la cessione della ditta cessa anche la produzione degli organi e Antonio se ne torna a Codogno dove continua a dedicarsi alla manutenzione degli organi e dei pianoforti. Ma i tempi sono oramai maturi: il settore organistico è ormai inflazionato per la presenza di Giuseppe, Angelo e Gaetano Cavalli, Luigi Riccardi, Pacifico Inzoli e Giovanni Tamburini, che proprio nella bottega Anelli aveva svolto il suo apprendistato, e Pietro decide di dedicarsi alla costruzione di pianoforti, aprendo nel 1896 una succursale a Cremona, prima in corso Venezia 13, poi in corso Umberto I. Prima di iniziare l'attività vera e propria in una nuova bottega inaugurata il 17 giugno 1909 in piazza Filodrammatici, e poi in corso Garibaldi 10, Pietro Anelli viaggia molto: a Berlino, Stoccarda, Parigi, Braunschweig per conoscere le più grandi fabbriche del settore. Pietro Anelli ha il culto della tradizione liutaria cremonese e la sera suona il violino, che aveva studiato fin da ragazzo. Intuisce che la tavola armonica dello strumento può avere qualche affinità con quella del pianoforte e si appassiona a questa ricerca.
Mascagni suona un pianoforte Anelli
Un'altra attività legata al nome di Pietro Anelli è la “Fabbrica rulli musicali traforati Anelli e C.”; che nel 1908 diventa First (Fabbrica Italiana Rulli Sonori Traforati). La fabbrica, fondata da Pietro Anelli, ha sede in via Cesari presso l’ex Istituto Ciechi, dove oggi è il Centro di formazione professionale CRForma ed è diretta da maestro Michele D’Alessandro, compositore e direttore della Banda cittadina. Ne fanno parte anche la Ricordi, l'editore Edoardo Sonzogno, l'industriale Ugo Finzi, il banchiere Giuseppe Sullam, il duca Uberto Scotti, ha un capitale iniziale di 200.000 lire e, già tra il marzo 1907 e l'ottobre 1908 riesce a pubblicare un migliaio di rulli. La First rappresenta per quegli anni una novità assoluta nel settore della produzione industriale di strumenti musicali, con una quindicina di operaie che realizzano tra il 1910 ed il 1912 ben 3767 rulli. Nel 1921 intanto entra nell’azienda un altro grande personaggio destinato in futuro a far parlare di sé: è Luigi Nazzari, che per il momento viene assegnato proprio al reparto “autopiani”.

Finita la guerra, che aveva visto un calo della produzione, avviene la definitiva consacrazione dell'azienda. Pietro aveva registrato il suo primo brevetto nel 1887, con il pianoforte a corista registrabile, e nel 1918 la società è già in grado di realizzare cinque pianoforti al giorno. Dopo la prima guerra mondiale esplodono le fabbriche artigiane che si dedicano alla costruzione di pianoforti verticali, magari storpiando i marchi stranieri ed Anelli decide di far chiarezza dando alla luce un libretto, stampato in quindicimila copie, dove si elencano uno per uno tutti i nomi utilizzati per perpetrare gli imbrogli. Mentre scoppia la polemica Pietro, dopo anni di studi e sacrifici, realizza uno strumento eccezionale, il pianoforte “Apollo”, che regge il confronto con i migliori prodotti tedeschi. In quel periodo lo stabilimento conta ben quattrocento dipendenti, molti dei quali giunti da varie parti d’Italia per imparare a Cremona i segreti della costruzione. L’incremento raggiunto da questa impresa è tale che nel 1918 egli costituisce la Società Anonima Anelli accrescendone non soltanto la produzione, ma soprattutto la fama. Ne fanno parte gli azionisti avvocato Ferdinando Piva, Pietro Anelli, l'avvocato Giacinto Cremonesi, e Oreste Mainardi e in cinque anni decuplica il capitale. L’anno dopo si rende necessario trasferirsi in un locale più ampio e l’attività finisce nei locali dell’ex cinema Eden, dove oggi è la caserma della Guardia di Finanza.
Una giovanissima Mina seduta su un pianoforte Anelli
Nel 1912 ottiene il brevetto per la tastiera a leva registrabile, un sistema, che permetteva di regolare di regolare la tastiera rendendo più leggeri o più pesanti i tasti a seconda delle necessità del pianista, nel 1922 quello per il processo produttivo metalpiano, che consisteva nella produzione in serie dei telai fusi in ematite ai quali veniva applicata la tavola armonica precedentemente preparata e successivamente il sorniere, armata la piastra o griglia, prima di inserire la meccanica nell'apposito alloggiamento del mobile, consentendo grande rapidità nelle operazioni senza inficiare la qualità del prodotto finito. Nel 1926 viene depositato un altro brevetto relativo alla cassa armonica con triplice archetto, per porre rimedio alla povertà di suono e alla minore durata dei suoni del settore centrale-acuto rispetto a quelli del settore centrale-grave. Dopo un tentativo di realizzare pianoforti verticali integrati con altoparlanti applicati direttamente sula tavola armonica, in modo da avere un suono più puro, profondo, potente e vibrante, in alternativa ai pianoforti tedeschi Bechstein, rispondendo alle nuove esigenze sonore determinate dalla diffusione della radio, Pietro Anelli decide di sospendere per il 1931 la produzione di pianoforti ma, dopo aver ottenuto l'appoggio dello stesso Benito Mussolini che per villa Torlonia acquista un pianoforte Anelli dove si esibivano Alfredo casella e Ildebrando Pizzetti, nel 1935 viene depositato il brevetto per la meccanica a ripetizione, un sistema che consentiva nell'applicazione di una speciale molla che, opportunamente registrata, permetteva la rapida ripercussione del tasto e quindi la ripetizione rapida di notte per ottenere ribattuto, trilli e tremoli.
Pietro Anelli scompare il 27 gennaio 1939, non senza aver portato a termine, nel 1930, un'altra grande impresa: l'acquisizione dei cimeli stradivariani posseduti dal liutaio bolognese Luigi Fiorini, di cui era divenuto amico dopo che questi, nel 1925, aveva visitato la fabbrica di pianoforti di via Montello e si era detto disponibile a donarli a Cremona a patto che venisse creata una scuola di liuteria. Le redini della società vengono prese dal figlio Gualtiero che, in via Garibotti, apre una linea produttiva di fisarmoniche, destinate soprattutto al mercato americano. Nel frattempo, per fare fronte alla richiesta ed ottimizzare la produzione, concentra la realizzazione delle parti meccaniche dei pianoforti nella sede di via Montello e decentra la costruzione e la verniciatura dei mobili presso la Cavalli e Poli, l'altra storica industria musicale cremonese, specializzata anche nelle aste dorate, fondata qualche anno prima da Aristide Cavalli ed ora condotta dal figlio Lelio. Nel dopoguerra dalla Anelli esce un altro fortunato modello, il verticoda, una pianoforte più profondo e più sonoro di un tradizionale pianoforte verticale, che combinava le necessità acustiche di un mezzacoda con quelle di compattezza di uno strumento verticale.
La fabbrica Anelli in via Montello
Negli anni Sessanta iniziano le prime difficoltà finanziarie: la società Anelli viene acquistata dalla Safem di Milano e Gualtiero resta nel nuovo gruppo in qualità di amministratore delegato, mentre la produzione si allarga ai mobili per televisori, ma questo non basta per salvare la società che nel 1964 viene dichiarata fallita, restando in amministrazione controllata fino al 1967. In settembre viene costituita la “Fabbrica Italiana Pianoforti e Strumenti musicali, FIP-Spa – Cremona” con sede in via Montello per la costruzione e vendita di pianoforti, che però cessa d'esistere qualche mese dopo quando il 21 giugno 1968 viene costituita, sempre nella stessa sede, la “Fabbrica Pianoforti Cremona Spa” che non ha migliore fortuna dei precedenti tentativi e viene sciolta e messa in liquidazione dopo appena un anno di vita. Nel 1970 il marchio “Anelli” viene venduto alla Farfisa, con una ripresa della produzione per un altro decennio.
Ecco dunque- commenta Fabio Perrone a conclusione dell'avventura davvero unica di Pietro Anelli - la necessità di raccontare, per onor di storia e per rendere omaggio a quanto hanno lavorato per elevare l'industria nazionale del pianoforte ai livelli europei, la vicenda della 'Casa Anelli' e l'evoluzione di un certo modo di produrre strumenti musicali nel Novecento. Oggi, con l'avanzare della nuova economia globalizzata, la 'Anelli' appartiene a tutti gli effetti ad un mondo che abbiamo definitivamente perduto ma che ha caratterizzato, per molti decenni, la storia d'Italia”.

6 commenti:

  1. possiedo un pianoforte Anelli primissimi anni 900 verticale e bello da accordare- vorrei venderlo a chi posso rivolgermi? se potete darmi qualche indicazione sarebbe molto gradita, grazie Marta Fioravanti

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Le suggerisco di rivolgersi all'esperto cremonese Fabio Perrone, che meglio di tutti conosce i prodotti Anelli, avendo curato anche l'allestimento della mostra permanente all'Istituto Folcioni di Crema

      Elimina
  2. Grazie , molto interessante , il mio cognome è lo stesso. Onorata di essere Renza Anelli .

    RispondiElimina
  3. salve, come posso datare un pianoforte anelli di mia proprietà?

    RispondiElimina
  4. Possiedo un pianoforte anelli dovrebbe essere anni 20/30 all'interno è riportato un numero romano 13 che significa?

    RispondiElimina