domenica 11 novembre 2012

Pizzighettone, o meglio Atlantide


Per rintracciare la mitica Atlantide basta recarsi in riva all'Adda, in quel di Pizzighettone. Almeno questo è quanto sostiene Antonia Bertocchi, studiosa cremonese di antropologia, in un articolo pubblicato sul numero 109 di febbraio 2009 della rivista "Hera", "Inferni e Paradisi della Padania Atlantidea" che costituisce la versione divulgativa di un saggio più ampio in corso di lavorazione. La costola di mammuth conservata nella chiesa di San Bassiano di Pizzighettone, le leggende sul lago Gerundo e sul mostro Tarantasio, il mito di Fetonte costituirebbero le tracce visibili dell'antico continente scomparso. Nel formulare la sua tesi Antonia Bertocchi recupera elementi storici, 
antropologici, miti e leggende arrivando alla straordinaria conclusione che Atlantide era proprio qui, in Padania. Aristotele ha tramandato il ricordo di un lago di acqua calda, poco lontano dal Po, dai miasmi pestilenziali, in cui  secondo quanto narravano gli abitanti della zona, sarebbe caduto Fetonte con il suo carro. Queste paludi sarebbero da identificarsi con il lago Gerundo che in tempi antichi si estendeva dal bergamasco al cremonese e al lodigiano fino alla confluenza dell'Adda nel Po a pochi chilometri da Cremona. E' lo stesso lago che descrive Apollonio Rodio tre secoli prima di Cristo nelle "Argonautiche": "La nave si spinse molto in avanti grazie alle vele e penetrò nel corso superiore dell'Eridano, dove una volta Fetonte colpito al cuore d un fulmine fiammeggiante, dal carro del Sole cadde semi bruciato nell'acqua della profonda palude: ancor oggi dalla ferita bruciata esce un vapore pesante e gli uccelli non possono oltrepassare la distesa d'acqua spiegando le loro ali leggere, ma cadono in volo bruciati".
Secondo l'interpretazione offerta dalla Bertocchi si tratterebbe di depositi metaniferi conseguenti a fenomeni di eutrofizzazione, secondo la definizione che ne dà lo stesso scopritore del metano Alessandro Volta di "aria infiammabile nativa delle paludi". Ricordiamo, ad esempio, l'esistenza del giacimento di Bordolano, dove nel 1952 scoppiò un incendio ed il gas che bruciò a 200 atmosfere per oltre trenta giorni produsse fiammate visibili da molto lontano. Potrebbe essere questo fenomeno all'origine della leggenda del drago Taranto o Tarantasio, di cui si conserverebbe una costola appesa al soffitto della chiesa di San Bassiano, che il naturalista Enrico Caffi ha identificato con i resti di un mammuth dell'era glaciale, di cui si trovano resti in varie zone della Lombardia. Bertocchi ritiene che a riportare in superficie resti attribuibili ad un periodo che va dai cinque ai due milioni di anni fa, possa essere stato l'impatto con un meteorite di dimensioni colossali tali da provocare un sovvertimento del suolo, facendo emergere una miscela di gas esplosivi e petrolio, incendiati successivamente dalla caduta di fulmini. La caduta di corpi celesti non è d'altronde un fatto raro nel cremonese. Ne sono state descritte numerose nei secoli scorsi, e l'ultima in ordine di tempo, con la caduta di un meteorite di piccole dimensioni, è avvenuta ad Acquanegra cremonese nel 1937. Altri studiosi hanno datato al 2350 avanti Cristo la serie di sconvolgimenti geologici derivanti da una pioggia di meteoriti, che avrebbe interessato il mondo allora conosciuto, compreso tra il Mediterraneo e il Caucaso, la Libia e l'Etiopia, generando la nascita del mito della Fenice e di Fetonte e dando origine in molte civiltà al culto dei corpi celesti.
Tutto quanto risalirebbe ad un'antica tradizione raccolta anche da Platone nel Timeo, quanto attribuisce a Crizia la narrazione dell'episodio con protagonista Solone che racconta dell'incontro avuto in Egitto con un sacerdote e la spiegazione data da questi del mito di Fetonte. "La verità che esprime - aveva detto il sacerdote - è la deviazione degli astri che circolano per il cielo attorno alla terra, e la distruzione di tutto ciò che sta sulla terra, che ha luogo dopo periodi di tempo molto lunghi, a causa di molto fuoco". Forse la possibile allusioni a devastanti cadute di meteoriti. Gli studiosi di fenomeni parascientifici hanno collocato l'inizio di queste catastrofi al momento della distruzione di Atlantide verso il 10.500 a.C. Antonia Bertocchi, invece, sviluppa l'ipotesi che il misterioso corpo celeste "padano" possa essere caduto nel corso dell'Età del Bronzo, a poca distanza dal Po, provocando, con il suo impatto, la formazione del lago Gerundo. "Da anni - racconta - sto raccogliendo materiali sulla probabile localizzazione di Atlantide nella pianura padana. Le impronte etimologiche ne costituiscono un aspetto rilevante. Ad esempio, confrontando i toponimi. Acherum (Acerra) e Gerundo ho scoperto che non a caso si somigliano e anzi concettualmente coincidono perchè richiamano da vicino l'Acher egizio (acher-u al plurale) costituito dall'immagine di un duplice leone che personifica le porte della terra attraverso le quali il dio sole deve passare ogni mattina. Esso regge al centro il sole che sorge all'orizzonte". Il termine "acher"  è presente anche in Acheronte con il significato di un fiume che come l'Eridano sprofonda sotto terra. Acheron, in latino Acheruns, deriverebbe dall'accadico ah-herum, cioè riva scavata da "herum", cioè scavare, incrociato con accadico "herrum". "Harrum (sprofondamento) e Gerru costituisce la base del mostro infero e tre teste Gerione - spiega Bertocchi - e Girrum in accadico è il dio del fuoco". 
Misteriosa al proposito sarebbe la posizione di Pizzighettone e Gera, tagliati in due dall'acqua. "Questo orientamento fa pensare all'uso egizio di collocare la città dei vivi e quelle dei morti rispettivamente sulla riva orientale e occidentale del fiume Nilo. Infatti, quella che potrebbe essere considerata la città dei vivi (Pizzighettone) è posta sulla riva orientale dell'Adda mentre la sua corrispondente città dei morti (Gera, considerata di origini etrusche, ma probabilmente ben più antica), si trova sulla riva occidentale. Lo scopo di questo orientamento era quello di legare il destino dell'anima al risorgere del sole. Il defunto veniva consegnato all'orizzonte occidentale (dove il sole tramonta) per inserirlo nel ciclo della rinascita cosmica facendo in modo che la sua anima potesse risorgere dall'orizzonte orientale incarnandosi in nuove forme viventi". Una Padania atlantidea, dunque, scoperta e abitata dagli Egizi e distrutta dalla caduta di un meteorite che pose fine a quella civiltà. Atlantide, appunto.

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